venerdì 5 luglio 2019

Chiesa di San Francesco di Paola: quando furono scoperte due nicchie su piazza Rossetti e subito murate!

 La storia dell'Addolorata nei secoli e un misterioso episodio del 1957 
foto collezione Vastocard di Ida Candeloro
di  GIUSEPPE CATANIA 

Quando venne costruito il Convento dei Frati Minori di San Francesco da Paola? 
Numerosi sono gli interrogativi, ancor oggi sollevati, che ci conducono a diverse congetture, anche perché non ci sono notizie precise in merito. Sappiamo, comunque, che, quando si iniziò la
costruzione del convento dei "Paolotti" (o Minimi), venne demolita la chiesetta dedicata alla Vergine dei Guarlati nella quale era stata tumulata la gentildonna Bellalta de Palatio, moglie del notaio Buccio (o Buzio) di Alvappario, nell'anno 1404.

La donna aveva espresso il desiderio di recarsi nella chiesa, a piedi nudi, per invocare alla Vergine la guarigione della sua infermità e non potendo sciogliere questo voto, dispose che venisse sepolta all'interno della Chiesa.

Il coperchio del sepolcro di Bellalta venne collocato nel muro occidentale della Chiesa di Santa Maria Maggiore, quando la chiesetta venne demolita.

La Chiesa di Santa Maria dei Guarlati (questa denominazione, come riferisce Luigi Marchesani - Storia di Vasto - pag. 195, significa luogo del Teatro, a memoria dell'anfiteatro romano che si cela nel sottosuolo dell'attuale piazza Rossetti) era frequentata da molti fedeli e la devozione dei vastesi iniziò a invocarla santa Maria dei Miracoli, per via delle molte grazie ottenute.

A fianco di questa chiesa, la cui costruzione si fa risalire alla stessa epoca in cui Caldora cinse di fortificazioni la città, sorse una cappella dedicata a San Rocco, a scioglimento del voto dei vastesi per lo scampato pericolo dalla peste del 1478. Le due chiese, una vicina all'altra, erano affidate ad un eremita che abitava in una casa posta nell'attiguo orto munito di spazio e di pozzo con un piccolo uliveto. Fu nei primi anni del secolo XVII che il Generale dei Frati Minori di San Francesco da Paola inviò a

Vasto frate Gregorio Valenti, munito dell'assenso dell'Abate di San Giovanni in Venere, con l'incarico di fondare un convento del suo ordine.

Fra' Gregorio ottenne anche il permesso dell'Università del Vasto, che nel 1604 fece anche dono delle Chiese di Santa Maria dei Guarlati e di San Rocco, con l'obbligo di farvi prestare servizio a due Frati Sacerdoti.

Fra Gregorio, quindi, iniziò la costruzione del convento di San Francesco da Paola, abbattendo le due chiese preesistenti.

Fece, altresì, collocare sull'altare maggiore della nuova chiesa il pezzo di parete in cui era dipinta la Madonna della Chiesa dei Guarlati.

Il convento fu completato nel 1611 e nel 1614 venne compreso nella Provincia dei Frati Minori D'Abruzzo.

Il Marchese del Vasto, Cesare Michelangelo D'Avalos, fece restaurare la Chiesa che prese nuova forma e il dipinto venne spostato e collocato in alto sulla parete del Coro.

Dalla relazione sullo Stato delle Cappelle e Oratori di Vasto, del Canonico Florindo dei Baroni Muzii del 6 maggio 1839, si rileva che la chiesa aveva una lunghezza di 110 palmi e una larghezza di 64; e una navata con sei cappelle dedicate a Santa Lucia, San Giuseppe, San Carlo Borromeo (Statua della Vergine di Loreto), Crocifisso, S.Francesco di Paola (col Santissimo), San Rocco.

Da ricordare che lo storico Giuseppe De Benedictis riferisce che il Marchese Cesare Michelangelo D'Avalos aveva fatto restaurare la chiesa modificata nell'attuale forma a una nave e due piccole navate laterali.

Fra i beni iscritti al Catasto provvisorio del 1813, al convento dei Paolotti spettavano 506 once annue di rendita. Per decreto reale del 1770 il Convento di San Francesco di Paola venne

soppresso e le rendite vennero incamerate dal Convento di Caserta, come risulta dalle memorie storiche di Gennaro Ravizza sui Vescovi e Arcivescovi Teatini (Napoli 1830).

In seguito l'edificio conventuale, con annesso chiostro, venne acquistato da Pietro Benedetti che lo fece trasformare m abitazioni in stile rinascimentale e nella decorata facciata che guarda Piazza Rossetti.

Nel 1842 venne trasferita nella Chiesa di S.Francesco da Paola la Confraternita della Carità con il gruppo ligneo della Pietà, sicché la devozione e la grande fede mariana dei vastesi comincio a chiamarla Chiesa dell'Addolorata.

Nel 1887 l'arch. vastese Silvestro Benedetti assegnò alla facciata l'elegante stile neo classico,imprimendovi il motto di San Francesco da Paola.

La chiesa di San Francesco da Paola, la cui facciata,ancora oggi imponente, richiama l'interesse degli studiosi di architettura sacra, nel corso dei tempi ha subito varie modifiche.

Nel 1957, peraltro si accese una polemica tra i vastesi e le autorità, in merito ai lavori di restauro ordinati dal Genio Civile.

Sulla facciata che guarda Piazza Rossetti, staccando il vecchio intonaco, venivano alla luce, nelle due ali del prospetto, due nicchie.

Un tempo esse contenevano due bellissime statue di marmo finissimo, che rappresentavano la Madonna col Bambino e San Giovanni Battista con l'Agnello Divino.

Nei recessi più oscuri della chiesa, infatti, venivano rinvenuti anche i resti delle decorazioni di travertino lavorato a mano delle nicchie, nonché i resti delle colonne con relativi capitelli.

La scoperta delle nicchie appassionava tutti, giacché la Chiesa dì San Francesco da Paola, prima del suo rifacimento, era in stile barocco, come provato dall'interno. Sortivano due partiti. L'uno propugnava il ripristino delle nicchie e la rimessa in loco delle statue; l'altro, ritenendo la facciata della Chiesa una copia di quella del Carmine chiedeva l'abolizione delle nicchie.

La passione per questo monumento era tale (ed ancora lo è) che non soltanto se ne parlò per le strade della città, ma le discussioni continuarono nei circoli cittadini, nei bar, nei locali pubblici; insomma dappertutto.

Non pochi ritennero di doversi ricollocare nelle nicchie le due statue che sono di squisita fattura e dai lineamenti dolcissimi. L'eco di questa "bagarre" giunse fino al gabinetto del sindaco il quale consigliò di girare la "vexata quaestio" al Sovrintendente ai monumenti che, in un primo momento cercò di ottenere una sospensione dei lavori per ponderare meglio la cosa.

Ma fra tanto "nicchiare" il Genio Civile, improvvisamente, disponeva riprendere i lavori, ordinando la chiusura delle nicchie, con una sentenza ritenuta "pilatesca".

Polemiche ed invettive a non finire ne scaturivano, perché la maggioranza della popolazione vastese voleva ripristinare le nicchie con la collocazione delle due statue al loro legittimo posto. Un motivo più nobile sorreggeva la corrente a favore del ritorno delle statue nelle nicchie: quello artistico.

La chiesa di San Francesco da Paola, costituisce uno dei pochi esempi di architettura controriformistica dell'Italia meridionale, ed uno dei motivi fondamentali, con accenti già barocchi, nel più marcato movimento delle linee delle masse aggettanti.

La lunga facciata, con notevole richiamo all'arte di Carlo Vanvitelli, presenta, nel centro, una fronte triangolare, retta da quattro colonne composte.

Diciamo che il "problema è ancora aperto". Le nicchie sono (chiuse) murate e le statue (dimenticate).

Purtroppo, il mondo continua ad andare alla rovescia a Vasto dove, da sempre, sistematicamente, si va cancellando quanto di più bello la civiltà antica ha lasciato in eredità a questa distratta generazione.

Giuseppe Catania

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