Vasto e i moti del 1821
Il primo settembre del 1855 moriva il Barone Luigi Cardone, nostro concittadino, protagonista dei moti del 1821.
Dopo la conquista del napoletano da parte dei francesi, Napoleone vi fece proclamare re il fratello Giuseppe. In seguito al Congresso di Vienna (1815), Ferdinando I di Borbone riprese possesso del suo trono con persecuzioni di ferocia inaudita. Questo ritorno non fu visto con molta soddisfazione dal popolo anche perché in quegli anni si erano potuti apprezzare i vantaggi di un governo libero e decisamente lontano dal precedente caratterizzato da dispotismo e tirannia. Per le forti pressioni operate dai Carbonari, Re Ferdinando I promulgò la Costituzione spagnola ed il 6 settembre 1820 i vastesi elessero come deputati l’avvocato Pasquale Borrelli di Tornareccio e Giandomenico Paglioni di Castiglione Messer Marino.
Di questo periodo di confusione approfittò l’Austria, che colse l’occasione per occupare il napoletano. Per far fronte all’imminente guerra e respingere le truppe tedesche, in varie parti d’Italia si costituirono dei battaglioni nazionali di militi. A Vasto, il barone Luigi Cardone, a sue spese, formò e addestrò un battaglione, e partì il 22 febbraio 1821 verso le frontiere minacciate dai tedeschi.
Il 7 marzo successivo le truppe napoletane attaccarono il nemico presso Rieti. Purtroppo, l’esito non fu dei migliori e provocò il completo sbandamento dell’esercito napoletano. Durante la mischia, il battaglione condotto dal maggiore Cardone ricevette ordine di riprendere una collina occupata dai tedeschi, e Luigi Pantini, comandante della 1ª compagnia, eseguì brillantemente l’operazione costringendo il nemico ad abbandonare la postazione occupata. Il battaglione vastese fu tra i più coraggiosi: non perse mai la testa davanti all’evolversi delle vicende e fu l’ultimo a ritirarsi davanti al nemico.
L’esemplare condotta mantenuta dai combattenti vastesi venne elogiata dal generale Guglielmo Pepe, che nelle sue Memorie scrisse: “Il battaglione dei militi del Vasto era ordinato meglio di molti di linea, per le cure e lo zelo dell’egregio maggiore Cardone, che era preposto al comando di quello; e che, qualora la libertà nostra non fosse perita, avrebbe ricevuto meritata ricompensa, perché io caldamente il raccomandai ai ministri ed al reggente nei miei rapporti”.
Ripristinato il governo borbonico, grazie all’intervento degli austriaci, su ordine degli Intendenti di Provincia tutte le città dovettero inviare un rappresentante per inchinarsi al sovrano. Il 28 marzo, il barone Luigi Cardone e Pietro Muzii, furono inviati il primo a Roma, ed il secondo a Napoli “deputati a spese del Distretto di Vasto per complimentare il Re Ferdinando I, e ‘l suo figlio ora Principe Reggente per avere con pace rimessi al ripristino gli affari del Regno”.
Lino Spadaccini
Il primo settembre del 1855 moriva il Barone Luigi Cardone, nostro concittadino, protagonista dei moti del 1821.
Dopo la conquista del napoletano da parte dei francesi, Napoleone vi fece proclamare re il fratello Giuseppe. In seguito al Congresso di Vienna (1815), Ferdinando I di Borbone riprese possesso del suo trono con persecuzioni di ferocia inaudita. Questo ritorno non fu visto con molta soddisfazione dal popolo anche perché in quegli anni si erano potuti apprezzare i vantaggi di un governo libero e decisamente lontano dal precedente caratterizzato da dispotismo e tirannia. Per le forti pressioni operate dai Carbonari, Re Ferdinando I promulgò la Costituzione spagnola ed il 6 settembre 1820 i vastesi elessero come deputati l’avvocato Pasquale Borrelli di Tornareccio e Giandomenico Paglioni di Castiglione Messer Marino.
Di questo periodo di confusione approfittò l’Austria, che colse l’occasione per occupare il napoletano. Per far fronte all’imminente guerra e respingere le truppe tedesche, in varie parti d’Italia si costituirono dei battaglioni nazionali di militi. A Vasto, il barone Luigi Cardone, a sue spese, formò e addestrò un battaglione, e partì il 22 febbraio 1821 verso le frontiere minacciate dai tedeschi.
Il 7 marzo successivo le truppe napoletane attaccarono il nemico presso Rieti. Purtroppo, l’esito non fu dei migliori e provocò il completo sbandamento dell’esercito napoletano. Durante la mischia, il battaglione condotto dal maggiore Cardone ricevette ordine di riprendere una collina occupata dai tedeschi, e Luigi Pantini, comandante della 1ª compagnia, eseguì brillantemente l’operazione costringendo il nemico ad abbandonare la postazione occupata. Il battaglione vastese fu tra i più coraggiosi: non perse mai la testa davanti all’evolversi delle vicende e fu l’ultimo a ritirarsi davanti al nemico.
L’esemplare condotta mantenuta dai combattenti vastesi venne elogiata dal generale Guglielmo Pepe, che nelle sue Memorie scrisse: “Il battaglione dei militi del Vasto era ordinato meglio di molti di linea, per le cure e lo zelo dell’egregio maggiore Cardone, che era preposto al comando di quello; e che, qualora la libertà nostra non fosse perita, avrebbe ricevuto meritata ricompensa, perché io caldamente il raccomandai ai ministri ed al reggente nei miei rapporti”.
Ripristinato il governo borbonico, grazie all’intervento degli austriaci, su ordine degli Intendenti di Provincia tutte le città dovettero inviare un rappresentante per inchinarsi al sovrano. Il 28 marzo, il barone Luigi Cardone e Pietro Muzii, furono inviati il primo a Roma, ed il secondo a Napoli “deputati a spese del Distretto di Vasto per complimentare il Re Ferdinando I, e ‘l suo figlio ora Principe Reggente per avere con pace rimessi al ripristino gli affari del Regno”.
Lino Spadaccini
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