lunedì 16 dicembre 2024

Referendum Isernia in Abruzzo: in vista la Provincia di “Vasto-SanSalvo-Isernia”? Macchè, troppe nubi sull’orizzonte!

Referendum Isernia in Abruzzo: in vista la Provincia di “Vasto-SanSalvo-Isernia”? Macchè, troppe nubi sull’orizzonte!

Intanto  depositate le 5.236 firme da inviare alla Cassazione per il controllo di legittimità.

La notizia della settimana è l’avvio della lunga procedura per riunire la provincia di Isernia all’Abruzzo.   In verità il progetto dei promotori è molto più ampio e rappresenta un primo tentativo per cercare di riunire tutto il Molise all'Abruzzo. Ma la procedura per accorpare le due regioni è estremamente complessa, giacchè richiede una modifica di natura Costituzionale e l'approvazione dei Consigli regionali delle regioni coinvolte. 

Per cui il Comitato ha cercato una scorciatoia in due fasi

La prima in cui tramite un referendum si chiede l'accorpamento di un ente locale  con la regione confinante, vale a dire la Provincia di Isernia con l'Abruzzo. Procedura più semplice perché la legge di accorpamento non è di natura costituzionale, ma è ordinaria. Bisogna però superare lo scoglio del referendum.

Fatto questo, si passerebbe alla seconda fase, in cui diventa più facile riunire le due regioni perché la provincia di Campobasso rimanendo da sola  non potrà più restare in piedi come Regione. A quel punto si procederà con una legge di natura costituzionale per riunire tutto il Molise all’Abruzzo,  com’era ai vecchi tempi. 

I motivi dell’accorpamento, secondo i promotori, attengono alle aspettative dei cittadini i quali, in Molise, “non hanno più un servizio sanitario efficiente, dei collegamenti infrastrutturali al passo con i tempi, hanno difficoltà in ogni servizio erogato e pagano tasse altissime. Ciò produce l'inarrestabile spopolamento". 

Questo è il progetto dei promotori. Avrà successo? 

Sicuramente il percorso è difficile, comunque  nei mesi scorsi il “Comitato per la Aggregazione della Provincia di Isernia alla Regione Abruzzo” ha lavorato bene sia nella promozione dell’iniziativa che nella  raccolta delle firme. Così giovedì 12 dicembre 2024 ha depositato presso la Provincia di Isernia 5.236 firme autenticate, con cui chiede il referendum per l’annessione all’Abruzzo. La Provincia le invierà alla Cassazione per il controllo di legittimità. Se non ci saranno intoppi, verso metà del prossimo anno (Referendum Day) il Governo indirà il referendum e tutti i cittadini dei comuni della Provincia di Isernia saranno chiamati al voto. Poi, in caso di vittoria, le Regioni Molise e Abruzzo - come previsto dall’articolo 132 della Costituzione - dovranno esprimere con una presa d’atto il loro parere consultivo, e  il Parlamento, come si diceva, sarà chiamato a dar seguito al risultato del voto tramite legge ordinaria. Fine del primo tempo. 

Per capire il problema del Molise bisogna fornire qualche dato.  Al primo gennaio 2024 la popolazione residente in Molise si attesta a 289.400 unità, di cui 210.000 in provincia di Campobasso e 79.400 in quella di Isernia. 

Sono in molti a dire che con queste cifre è stato sbagliato nel 1963 staccare il Molise dall’Abruzzo, anche perché fu necessario una forzatura costituzionale per la sua istituzione: sia per il fatto che la Costituzione del 1948 parlava di Regione “Abruzzo e Molise”, che per il fatto che il Molise era sprovvisto del requisito minimo di un milione di abitanti ed aveva poi solo la Provincia di Campobasso. Isernia venne istituita nel 1970. 

Ora i problemi del Molise sono tanti, un po’ come quelli della vicina regione  abruzzese. Le due province molisane hanno subito un forte calo demografico, con giovani che emigrano per studio o lavoro, lasciando un territorio abitato principalmente da anziani. Questo porta a un circolo vizioso di declino economico e sociale. La sanità è peggiorata negli anni soprattutto per i parametri fissati dal ministero con ospedali e ambulatori spesso distanti o sottodimensionati. Lo stesso dicasi per le scuole dell’obbligo sempre meno accessibili nelle aree interne.     Milena Gabanelli in un suo Dataroom di marzo scorso rimarcò che il debito della piccola regione ammonta a 570 milioni di euro e che la sanità è commissariata da 15 anni.

Nonostante queste difficoltà, la proposta di referendum non avrà un percorso facile,  anzi andrà incontro a diversi tipi di ostacoli. Il primo è il superamento del quorum del 50% più 1 degli aventi diritto. Vale a dire che il referendum è “valido” se oltre la metà degli elettori si reca alle urne. (Di ciò si sta discutendo anche a livello nazionale).  Quindi bisogna convincere gli elettori ad andare a votare e poi a votare a favore. Siccome però ambedue gli schieramenti politici sono scettici sul ritorno di Isernia all’Abruzzo, non si sa come al momento del voto si presenterà la situazione. Sta di fatto che il clima di malcontento potrebbe spingere sempre più cittadini a comprendere che una regione di 290mila abitanti non ha più modo di esistere  e che per contare bisogna far parte di una “famiglia più grande”, per assicurare almeno il minimo dei servizi e garantire una vita dignitosa. Con il fantasma dell’autonomia alle porte che potrebbe ancor di più aggravare la situazione negli anni a venire. 

Infine in questo momento di grande confusione non è il caso di avviare una riflessione sulle positive ricadute sul comprensorio di Vasto del riaccorpamento di Isernia all’Abruzzo. Qualcuno già azzarda l’idea della Provincia di “Vasto-SanSalvo-Isernia”, come Barletta-Andria-Trani, Verbano-Cusio-Ossola, Pesaro e Urbino, Massa-Carrara, Forlì-Cesena ecc. , ma è troppo presto, troppe nubi sull’orizzonte! Ora bisogna concentrarsi sul referendum. Auguri di buon lavoro ai referendari per questo primo passaggio e per i prossimi appuntamenti.

Nicola D’Adamo

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