martedì 21 maggio 2024

L’Anas ha deciso: la Variante SS16 passerà sui terreni franosi sotto il centro storico

L’Anas ha deciso: la Variante SS16 passerà sui terreni franosi sotto il centro storico
Avviata la progettazione definitiva, il Comune non riesce a far cambiare il tracciato, ora previsto in una “zona rossa” ad alto rischio idrogeologico, teatro in passato di due disastrose frane note a tutti.

Si torna a parlare di Variante alla SS16. L'Anas, sta mandando avanti la progettazione dell’opera con i pochi soldi rimasti sul progetto dopo la revoca del finanziamento di 87 milioni di euro. Così il 5 aprile 2024 ha inviato una lettera ai Comuni di Vasto e San Salvo in cui comunicava di aver predisposto della strumentazione alle rotonde della SS16 da via Donizetti alla Trignina per effettuare una campagna di rilievi del traffico per aggiornare i dati per il progetto definitivo. Mentre il 9 aprile ha inviato una seconda lettera in cui avvertiva sull’avvio di una “campagna di rilievi acustici, vegetazionali e faunistici” finalizzata alla redazione dello Studio di Impatto Ambientale alla base del Progetto Definitivo.
Come si ricorderà l’Anas sta lavorando ad una cosiddetta mini-variante con un tracciato impattante - non gradito ai Vastesi - che da San Salvo Marina passa al di sopra della ferrovia fino al ponte della ferrovia (ai piedi di Montevecchio); e supera l’abitato di Vasto Marina risalendo verso il costone sotto il centro storico e finisce a Trave dove si riaggancia all’esistente tracciato della SS16.

Alle comunicazioni dell’Anas il Sindaco Francesco Menna ha risposto in questi giorni riaffermando che il Comune di Vasto si è più volte espresso sul tema, “pertanto, con la presente si ribadisce la totale contrarietà a qualsivoglia intervento di Variante SS 16 Sud sul territorio di Vasto che vede presenze di ponti e gallerie sul belvedere della città così come rappresentato nel progetto Anas in itinere”.

In tutti i documenti contrari, circolati in questi anni, si è parlato quasi sempre di “soluzione impattante” (in particolare perché si rovina la vista del Golfo), lasciando in secondo ordine il tema della “zona ad alto rischio idrogeologico”.

Ma a nostro modesto parere è su questo secondo aspetto che bisogna premere il tasto.

Bisogna fa capire bene all’Anas che il costone sotto il centro storico di Vasto è quasi tutta “zona rossa” con assoluto divieto di nuove costruzioni. “Non ci possiamo fare nemmeno una stalletta per le galline”, ci ha detto un ortolano tempo fa. Come si fa allora a prevedere una grande arteria in quei luoghi?

Quindi bisogna spiegare bene quali sono stati i motivi che hanno portato le competenti autorità nei decenni scorsi a catalogare quei terreni come “zona rossa”.

E qui bisogna fare un po’ di storia su Vasto e le sue frane.

Nel 1816 scivolò a valle fino al mare la parte sud che va da Porta Catena fino alla Riva dei Ciechi (sotto Centro Commerciale Conad), creando l’attuale dirupo. Una calamità di grandi proporzioni descritta molto bene dallo storico Luigi Marchesani. In più nella stessa zona, tra il 1959 e 1961, si è verificata una seconda frana in una fascia più ristretta da via Fonte Joanna a prima della Fonte Nuova distruggendo un villino e cinque case fino alla SS86.

Sembra che quando l’anno scorso l’Anas ha fatto fare i carotaggi nella zona, la ditta è stata ben attenta a tenersi fuori da questa fascia, facendo i rilievi vicino al pino di via Fonte Joanna e dall’altro lato alla fine della Diritta. Ma in questa fascia il terreno è in movimento, com’è dimostrato da una rilevante fenditura sulla strada che dalla Fonte Nuova va verso via Fonte Joanna: quella è la linea di frattura del terreno in movimento.

Un’altra disastrosa frana ci fu nel 1956 quando è scivolata a valle tutta la zona del cosiddetto Muro delle Lame, distruggendo il Palazzo delle Poste e altre case, lesionando gravemente l'antichissima chiesa di San Pietro e poco distante la sede dell'Istituto Commerciale ex sottoprefettura.

Bisognerebbe dire all’Anas che i successivi studi dei migliori geologi dell’epoca hanno fatto scoprire che sotto Vasto c’è una ricca falda acquifera, da 103 metri a 113 sul livello del mare.

Quindi la cosiddetta mini-Variante SS16 prevista dall’Anas andrebbe a utilizzare questa porzione di territorio catalogata come “zona rossa”, nota da secoli come zona ad alto rischio idrogeologico.

L’ostinazione con cui l’Anas insiste per utilizzare questo tracciato potrebbe dipendere da una sottovalutazione di questo rischio, oppure da sollecitazioni politiche del vicino comune di San Salvo che facendo realizzare anche solo la “complanare” alla SS16 fino al ponte della Marina sotto Montevecchio, risolverebbe tutti i suoi problemi. Ma qui bisogna ragionare in una ottica di territorio: le fughe in avanti non giovano a nessuno.

L’intento dell’Anas appare estremamente chiaro: intanto si progetta e si realizza il primo lotto, vale a dire da San Salvo al ponte della ferrovia a Vasto Marina. Fatto questo, Vasto sarà obbligata per forza ad acconsentire il passaggio del secondo lotto, sotto il centro storico. Ed il gioco è fatto.

E pensare che a tutt’oggi sul sito del MIT Ministero delle Infrastrutture e Trasporti figura il progetto originario AQ258 con relativa di piantina che è proprio quello che vogliono il Comune di Vasto e i  vastesi. 

 https://www.mit.gov.it/nfsmitgov/files/media/documentazione/2018-02/03%20AQ258%20Scheda%20FSC.pdf
Vale a dire, come si legge nella scheda: “Variante di Vasto (Casalbordino - San Salvo Marina). L'intervento è relativo al superamento dell'abitato di Vasto con una variante all'esistente Statale 16 Adriatica”.
Non si conoscono i motivi per cui tale tracciato è stato abbandonato e non si capisce nemmeno come mai i nostri rappresentanti politici non riescono a far cambiare idea all’Anas.

Eppure in una prima riunione del Consiglio Comunale del 3 aprile del 2017 appariva chiara la posizione di Vasto: si deliberava all’unanimità di “non condividere l'ipotesi di tracciato di variante alla strada statale 16 cosiddetta a mare al servizio dell'abitato di Vasto e Vasto Marina predisposto dall’Anas con la previsione di viadotti e/o gallerie da località Trave fino alla stazione ferroviaria Vasto San Salvo ritenuti non compatibili con lo sviluppo ordinato del territorio secondo le risultanze scaturite dall'esito dell'odierno dibattito”. Aggiungendo che la città tutta era “orientata all'individuazione di un tracciato più innovativo in variante all'attuale sede della SS16, che parte a nord in corrispondenza del ponte sul fiume Sinello, ricalchi nel tratto iniziale il percorso di una strada di bonifica dismessa, prosegua salendo lungo il Vallone Maltempo per attraversare Sant'Antonio Abate in galleria, ridiscendere a sud di Vasto Marina servendo i suoli dove è prevista la realizzazione del nuovo ospedale ricollegandosi alla strada statale 16 nei pressi del fiume Trigno e della Trignina”.

Negli anni successivi il Consiglio Comunale di Vasto è tornato ad occuparsi della Variante SS16 altre tre volte. ribadendo sempre la sua contrarietà al tracciato sotto il centro storico.

Per dovere di cronaca aggiungiamo che in questi anni è stata proposta anche una ipotesi di variante “larga” della Provincia che da Vasto nord va a finire fin sotto Valle Cena (sede Civeta) - Valle Treste – Strada Trignina – casello Vasto sud - SS16. Ma questa non si può spacciare per la “Variante di Vasto”, è solo una strada molto utile per i paesi del medio vastese, ma come Variante alla SS16 va troppo all’interno, allunga di tantissimo il percorso, non verrebbe presa da nessuno.

Non sappiamo come finirà la partita, ma possiamo dire con certezza che molte nubi si stanno addensando sul golfo di Vasto.

Nicola D’Adamo

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