Anche a Vasto non si trovano collaboratori. La ragione vera sta nelle
“caratteristiche” proprie del lavoro nel turismo: vale a dire
stagionalità, flessibilità oraria, poche possibilità di carriera.
Il nostro Abruzzo vanta molte mete turistiche, sia estive che invernali: ogni anno sono tanti i che turisti scelgono la nostra regione, attratti dalla bellezza dei nostri centri
montani e marini, dalla nostra ricchezza culturale, dalle varietà gastronomiche e dalla qualità dei servizi.Il comparto rappresenta una voce importante della nostra economia e sta ritrovando nuovo vigore dopo la pausa covid.
Ma da noi, come nel resto d’Italia, si sta verificando un curioso paradosso: molte imprese turistiche non riescono a trovare personale, nonostante la disoccupazione abbia valori ancora alti.
Comunque il problema della carenza di personale temporaneo nel settore turistico-alberghiero non è una novità. E’ sempre stato così per diversi motivi, alcuni dei quali abbastanza ovvi e plausibili. Nel turismo si lavora quando gli altri sono in ferie, i turni cambiano di continuo, gli straordinari sono all’ordine del giorno, si ha a che fare con ospiti non sempre gentili, le condizioni contrattuali offrono poca stabilità e sicurezza. Il problema esiste da tempo, ma è stato troppo a lungo sottovalutato.
Secondo una recente stima di UnionCamere nei prossimi cinque anni l’industria del turismo offrirà altri 300mila posti di lavoro, ma quasi un quarto di questi (74mila posizioni) resterà scoperto. “La difficoltà nel reperimento delle risorse si riscontra per i tecnici del marketing (+43,6 punti percentuali), i cuochi d'albergo (+28,4%), i camerieri (+27,2%), nonché per il personale non qualificato addetto alla ristorazione (+13,3%) e per il personale non qualificato addetto ai servizi pulizia (+37,8%)". Per alcune di queste figure a pesare sul reperimento delle risorse “c’è anche un problema legato al declino demografico, che non riesce a garantire il ricambio generazionale”.
La situazione a Vasto e dintorni non è molto diversa da quella nazionale.
E le cause della carenza di personale potrebbero andare dal citato “declino demografico”, al ridimensionamento delle attività turistiche durante il Covid che ha spinto i lavoratori verso altre attività; al fatto che la gente preferisce ricevere l’assegno di inclusione o altri sussidi.
Ma la ragione vera sta nelle “caratteristiche” proprie del lavoro nel turismo: vale a dire stagionalità, precarietà, flessibilità oraria, poche possibilità di carriera.
Tutti aspetti importanti, tra cui emerge la “stagionalità”, che significa lavorare solo pochi mesi in estate e trovarsi un altro lavoro per i restanti dell’anno. Ciò rappresenta un elemento di forte penalizzazione. Da questa regola si salvano solo i lavoratori che operano in strutture aperte tutto l’anno in città grandi e piccole oppure quei pochi lavoratori che in estate lavorano sul mare e d’inverno si spostano in montagna.
Allora chi gestisce una struttura - ed ha bisogno di camerieri, cuochi, animatori, baristi, addetti alle stanze o ai servizi di spiaggia – si trova davanti pochi candidati, tra cui donne e studenti che hanno bisogno di “arrotondare”.
A volte si verificano anche aspetti poco conosciuti che fortunatamente non rappresentano la regola. Come il caso di qualche donna che chiede di lavorare senza contratto, per poter rimanere a carico del marito e mantenere l’ISEE basso e continuare a percepire i vari bonus che ci sono per i figli. O altre che sono molto attente a non superare i 2.840 euro all’anno. Ma in questo caso i datori di lavoro non ci stanno perché le ispezioni ci sono e si rischiano multe molto salate.
Inoltre, a volte capita anche che i candidati chiedono ai titolari se possono essere liberi il sabato e la domenica - giornate di più intensa attività turistica - perché le mamme devono stare con la famiglia e gli studenti con le fidanzate.
Ed a proposito di studenti c’è da aggiungere che le loro candidature tendono sempre più a diminuire per il fatto che dopo il diploma molti vanno fuori all’università e finiscono i corsi già a stagione inoltrata.
In questo difficile contesto devono muoversi i gestori di attività stagionali qui a Vasto, come altrove.
Ma il problema bisogna dividerlo in due: nel turismo ci sono decine di figure professionali altamente specializzate e molte altre che richiedono competenze medio-basse.
Per le prime, la scuola può orientare i giovani che intendono inserirsi nel turismo nazionale ed estero, formandoli sui nuovi lavori legati al web, sulle nuove tendenze del turismo, sulle lingue (non solo inglese ma anche cinese e arabo), sulle soft skills. Qui l’attrattiva c’è e dopo la formazione qualche prima esperienza a Vasto potrebbe far comodo, per poi decidere se continuare come dipendente, avviare una propria attività o partire per altre località.
Il difficile invece è trovare per tre mesi un cameriere, un addetto alla spiaggia, un aiuto cuoco, una donna per le camere.
La sua natura di lavoro stagionale spesso riduce le disponibilità di personale a persone senza esperienza o a candidati che non trovando altro tentano la fortuna in un settore dove c’è richiesta. In questo caso non ci sono suggerimenti su come risolvere il problema. La struttura turistica si può solo rivolgere ad una agenzia per il lavoro con la speranza di trovare le risorse adeguate.
Nel mondo però alcuni operatori hanno cominciato a risolvere il problema , almeno in una minima parte, sfruttando le nuove tecnologie. Per esempio hanno automatizzato alcuni step, come il check-in e il check-out, le ordinazioni ai tavoli e in camera e altro ancora. Alcuni hanno continuato ad utilizzare lo smart working. Altri ancora stanno tentando il “roboting” per la pulizia delle stanze.
Poi c’è l’altra via del mercato del lavoro degli stranieri: immigrati che si assumono con regolari contratti stagionali dopo accordi con i paesi extraeuropei o anche europei. Ma qui il percorso è molto accidentato.
Una strada da percorrere invece è quella della Conferenza delle Regioni che potrebbe fare pressione verso il Governo nazionale per risolvere il problema della carenza di personale nel settore turistico.
In questo caso la Regione Abruzzo ha dei vantaggi, datosi che in seno a tale Conferenza ha , il ruolo di “coordinatrice delle Regioni in materia di turismo”. “Un ruolo particolarmente strategico in quanto il Turismo rientra fra le deleghe costituzionali attribuite alle Regioni – si legge nel Piano Strategico del Turismo 2023-2025 - ed il ruolo dell’Abruzzo è proprio quello di favorire il confronto, guidare la discussione, accogliere le decisioni da portare all’esame della Conferenza delle Regioni e, successivamente, al Governo nazionale per quanto concerne il Turismo”.
Buon lavoro alla Giunta Regionale.
Nicola D’Adamo
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