lunedì 8 aprile 2024

Una “nuova” medicina scolastica? In altre regioni l’idea piace

 In Abruzzo non si sa. Eppure tra le iniziative più importanti, c'è l’educazione sanitaria che automaticamente porta ad un corretto stile di vita che fa ammalare di meno,    con conseguente benessere per i cittadini e risparmio per le casse dello Stato.

Il problema salute è tornato prepotentemente alla ribalta  a livello nazionale dopo l’appello degli scienziati più famosi, con a capo il premio Nobel Giorgio Parisi,   per il salvataggio della sanità “pubblica” in Italia.  Il dibattito si è acceso ancor più dopo la pubblicazione degli investimenti nella sanità in Europa dove la Germania impegna il 10.9% del Pil e l’Italia in uno degli ultimi posti con il 6.8% del Pil. A tal proposito è intervenuta anche la conferenza delle Regioni che  chiede al Governo più investimenti

in sanità pubblica.

 Com’è la situazione nel nostro Abruzzo? Anche da noi, come in parecchie altre regioni,  il sistema sanitario non offre gli adeguati livelli di assistenza, tanto che molta gente si rivolge alla sanità privata o va fuori regione.  Gira la cifra di i 108 milioni di  euro che annualmente l’Abruzzo versa ad altre regioni per le cure dei suoi pazienti nei loro ospedali. Per non parlare delle lunghe liste di attesa di cui vogliamo portare solo un esempio: in questi giorni è emerso che 1.300 pazienti con patologie tumorali sono in attesa di un intervento chirurgico presso il reparto urologia di Vasto.

Ma non vogliamo approfondire questi  temi di cui si parla tutti i giorni,o di altro come il taglio di ulteriori risorse con la cosiddetta “Autonomia Differenziata”, o di quando verranno avviati i lavori per la costruzione dei  nuovi ospedali.

Noi invece vogliamo focalizzare la nostra attenzione su un problema di prospettiva di cui non si parla mai: la funzione della regione e della scuola nell’educazione sanitaria e assistenza agli allievi sin dalla tenera età.

Negli anni ’60 c’era il “medico scolastico”  che seguiva le anomalie dello sviluppo infantile, diffusioni di contagi e tutti gli altri aspetti sanitari. Funzioni riconfermate con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (Legge 833/78), che le ha attribuito alle Regioni e alle USL. Ma purtroppo le Regioni inspiegabilmente hanno ritenuto di non avvalersi dei servizi medico-scolastici, che conseguentemente hanno cessato di esistere, facendo venire a mancare una importante  figura di raccordo tra famiglie e medicina del territorio, molto utile per rafforzare la prevenzione, la sorveglianza sanitaria e la formazione dei minori alle tematiche sanitarie.

 

E’ arrivato forse il momento di una riorganizzazione di tutto il sistema sanitario italiano,  in cui si possa riconoscere all’educazione sanitaria il ruolo fondamentale per un corretto  “stile di vita” che favorisce la buona salute fino a tarda età.

 

In tal senso ad ottobre 2022 la Fondazione The Bridge a Milano ha prodotto un approfondito studio dal titolo “LA SALUTE A SCUOLA NEL NUOVO MODELLO DI MEDICINA TERRITORIALE”,  un prezioso documento che permettiamo di segnalare al competente assessorato alla Sanità della Regione Abruzzo,  perché ci sono considerazioni estremamente interessanti, fatte da studiosi di rilievo nazionale.  LINK  https://www.fondazionethebridge.it/wp-content/uploads/2022/10/Med-Scol_doc-posizione-.pdf

 

In sostanza si rileva che la nuova medicina scolastica potrebbe oggi assumere diverse sfumature e funzioni per rispondere alle evidenti carenze del sistema sanitario e sociosanitario emerse con chiarezza nell’ultimo quinquennio.

 

Secondo questo studio “la funzione che la medicina scolastica potrebbe svolgere è dunque quella legata alla prevenzione e promozione dei corretti stili di vita in età infantile, e in modo specifico nelle fasi adolescenziali, funzione oggi non coperta in maniera continuativa né dal pediatra di libera scelta che ha in carico i minori solo fino ai 14 anni (o 16 in caso di cronicità o disabilità), né dal medico di medicina generale né dai servizi della rete sociosanitaria territoriale, tradizionalmente strutturata a “canne d’organo” per competenza specifica (consultori per relazioni e sessualità; SerD per dipendenze; Neuropsichiatria Infantile sul versante del disagio mentale /o dei disturbi di apprendimento ecc.); alla realizzazione di iniziative di promozione della corretta alimentazione e dell’igiene personale a livello individuale, che, se realizzati in un contesto caratterizzato per mission inclusiva ed educativa, per osmosi hanno le potenzialità di produrre un impatto rilevante sulle famiglie e la comunità di riferimento”.  

 

Inoltre una nuova medicina scolastica sicuramente potrebbe essere un prezioso punto di riferimento vicino ai ragazzi in tema  di disturbi alimentari,  di salute mentale,  di problemi di apprendimento o di salute fisica. E ripetiamo, fornisce  il supporto per l’aspetto  più importante: l’alfabetizzazione sanitaria, intesa come l’insieme delle strategie che consentono ai giovani di costruirsi una cultura sanitaria autonoma e consapevole, utile per i cittadini del domani.

 

Su questo versante in Italia non siamo al punto zero.  Alcune scuole delle regioni più avanzate già fanno parte della rete delle  “Scuole che Promuovono Salute”, prevista anche nel Piano Nazionale della Prevenzione, per l’implementazione a livello nazionale, regionale e locale del modello europeo SHE (School for Health in Europe).  Operazione in cui “la Scuola assume titolarità nel governo dei processi di Salute, che si determinano nel proprio contesto – sul piano didattico, ambientale- organizzativo, relazionale – così che benessere e salute diventino reale “esperienza” nella vita delle comunità scolastiche”.

 

Nello studio della Fondazione The Bridge c’è un’approfondita analisi su questo tema, la speranza è che la Regione prenda a cuore questo problema e assieme  al mondo della scuola vari le opportune iniziative. E’ un investimento per il domani.

NICOLA D’ADAMO

 

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