lunedì 16 ottobre 2023

VIA VERDE: PER GESTIRLA IN FUTURO C’E’ BISOGNO DI SOLDI, CHI CE LI METTE?

 

In altre realtà si sono  adottate diverse soluzioni per la gestione. L’importante è avere una “sola”  struttura  per favorire la creazione di un brand unico e riconoscibile di tutta la Costa dei Trabocchi; e soprattutto per evitare lo spezzatino.

Torniamo a parlare ancora una volta della splendida “Via Verde della Costa dei Trabocchi” - non per sottolineare l’urgenza del completamento dei lavori da Torino di Sangro fino a Vignola di cui ormai si è discusso a sufficienza - ma di un problema ancor più grosso che si presenterà appena completata l’opera, vale a dire di chi si dovrà occupare della futura “gestione”, con quale ruolo e con quali soldi.
Sull’argomento non c’è chiarezza, anche se è un aspetto fondamentale, e non ci viene in aiuto neanche il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti che nel presentare sul sito “Il Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche in Italia”, non dice nulla sulla successiva gestione delle opere finanziate e realizzate.Eppure sottolinea la portata del progetto: “Seimila chilometri in bicicletta attraversando il paesaggio italiano tra bellezze naturali e archeologiche, alla portata di tutti. La grande opera a cui lavorano città, regioni, associazioni e lo Stato”.

Cerchiamo allora di rispondere ad una domanda che molti si chiedono: la Via Verde della Costa dei Trabocchi, una volta completata chi la deve gestire?

Tecnicamente la gestione spetta al “proprietario” della pista, vale a dire alla Provincia di Chieti, che ora sta completando i lavori e temporaneamente provvedendo alla manutenzione della parte già aperta.

Ma il potenziale della “Via Verde” è altissimo e va ben oltre lo sfalcio delle erbe lungo la pista: lo abbiamo visto dalla risonanza ottenuta con la prima tappa del Giro d’Italia a maggio scorso.

Allora la politica deve capire che la ciclovia sulla costa - in un momento di grande ritorno alla natura - è l’unica carta che abbiamo su cui far leva per il nostro sviluppo futuro.

Per fare questo c’è bisogno di una struttura solida, di un “solo” ente (la Provincia? Ente Strumentale? Comitato di gestione o altro?) che possa:

  • provvedere al reperimento dei fondi
  •  far fronte innanzitutto al mantenimento della unitarietà del patrimonio ferroviario dismesso, evitandone la frantumazione e lo spezzatino;
  • favorire l’uniformità dei provvedimenti lungo tutta la costa in modo da creare un brand unico, netto e definito. Evitare le fughe in avanti, vedi Fossacesia;
  • stabilire quali attività economiche e culturali poter sviluppare sulle aree dismesse. (Fare in modo, per esempio, che le vecchie stazioni vengano utilizzate in un progetto unico funzionale agli obiettivi dell’intera ciclovia);
  • valorizzare e promuovere i tratti ancora integri e sconosciuti della costa finora inaccessibili a causa del tracciato ferroviario;
  • varare iniziative di promozione sui mercati del turismo nazionale e internazionale;
  • gestire la comunicazione e immagine, con contatti e visite di tour operator, stampa specializzata, tv e altri;
  • raccordarsi con le linee di programmazione provinciale, regionale, nazionale ed europea per poter sfruttare tutte le potenzialità della costa dei trabocchi.
Come si vede le funzioni di questo ipotetico Ente di Gestione “unico” va ben oltre lo sfalcio dell’erba.

In Italia e all’estero ci sono state diverse soluzioni per la gestione delle piste ciclabili: alcune di grande successo, altre no. Anzi ci sono stati anche casi di alcuni enti diventati autentici carrozzoni, poi messi in liquidazione. Bisogna quindi procedere con estrema cautela, operare la scelta giusta con le competenze giuste. Ma da subito, datosi che è stato promesso che a gennaio 2024 partono tutti i cantieri per l’ultimazione dei lavori nel tratto da Torino di Sangro a Vignola con un finanziamento di oltre 9 milioni di euro.

E’ opinione di tutti che la Via Verde della Costa dei Trabocchi rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo di tutto il Chietino, sarebbe un peccato non saperla cogliere. Ma per gestirla in futuro però c’è bisogno di soldi: chi ce li mette?

NICOLA D’ADAMO

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