venerdì 8 settembre 2023

LA PESCA A VASTO AI TEMPI DEL “PARONE” ROCCO OLIVIERI

Paron Rocco Olivieri  
(archivio fam. Olivieri)
La famiglia Olivieri ha segnato importanti pagine di storia della marineria vastese. Il capostipite Rocco, nativo di San Vito, giunse a Vasto giovanissimo, qui si sposò e svolse la sua intensa attività di “parone”.

Le sue paranze erano di guida per l'intera marineria, l'istinto e la conoscenza dei venti, delle correnti e dei fondali, l'intuito e la grande abilità marinaresca lo resero famoso nel catturare tutte le diverse specie di pesci del Golfo di Vasto”.

Scomparso nel 1926, ParonRocco è sepolto assieme ai suoi cari nella tomba di famiglia all’ingresso del Cimitero Vecchio, la prima entrando a destra, recentemente ristrutturata dal nipote dott. prof. Rocco Olivieri, che ringraziamo di cuore per questa dettagliata nota sull’attività del nonno e per le foto inedite che ci fanno rivivere autentici momenti di vita vastese di oltre un secolo fa.


ROCCO OLIVIERI FU ANDREA
“Parone” talentuoso, pescatore istintivo, gran marinaio

di Rocco Olivieri
(nipote)

Paronrocco: Rocco OLIVIERI fu Andrea, Parone talentuoso, pescatore istintivo, gran marinaio per attitudine e vocazione. Nato a San Vito Chietino, vissuto per tutta la sua vita a Vasto, morto a Chieti il 22 settembre 1926. Sepolto a Vasto nella Tomba di Famiglia il 23 settembre 1926.
Venne a Vasto da San Vito giovanissimo. A 18 anni sposò Mariuccia Chiacchietta; alle nozze “li céce ascate” (i ceci abbrustoliti) ebbero il posto dei confetti.
Cominciò quindi giovanissimo la sua vita di Marinaio e Pescatore sul Golfo di Vasto salendo, gradino per gradino, la scala che lo portò a diventare Parone, termine della marineria veneta e adriatica per designare colui che oltre ad essere il caratista - quindi in parte o in tutto proprietario - delle barche a vela che pescavano a coppie nel Golfo Lunato, era anche l'armatore, quindi colui che le attrezzava, le approntava e le riforniva di tutto l'occorrente.
Paranze in ormeggio sul golfo di Vasto (archivio fam. Olivieri)

LE PARANZE. Le barche a vela, dette paranze - paranze da pari - per pescare in pari, quindi in due, attrezzate con ampia vela latina per alare ognuna una delle due robuste cime che trainavano la rete, appunto in pari, onde tenere aperta e allineata la rete stessa che pescava sul fondo del mare.
Le paranze solitamente appartenevano a più proprietari, chiamati caratisti, poiché il valore in moneta sonante della paranza stessa era diviso in 24 carati che venivano versati dai partecipanti all'investimento per l'acquisto o la costruzione del natante (come nelle Marine commerciali a vela di ogni tempo).
Quindi i marinai, imbarcati sulla paranza, erano quasi sempre anche caratisti; usanza precorritrice del concetto di cooperativa o, ancor meglio, di azionariato operaio.

IL METODO DI PESCA. La pesca veniva effettuata con la rete a strascico: una lunga rete simile nella forma ad un semi-cono la cui base non restava tonda: per circa un terzo era rivestita di piombo in modo da “arrannare”, nel tratto di mare prescelto, quasi affondando in esso, trasformandosi in tal modo da tonda in dritta e calata in mare ad “arare“ il fondo, poiché tenuta appunto sul fondo stesso dal piombo ad essa fissata, che con il suo peso ve la costringeva e l'altra parte della rete, per i restanti due terzi, tenuta alta ad arco dai sugheri e dalle bocce vuote di vetro applicati opportunamente ai due terzi restanti di rete per tenere la rete stessa aperta, come una grande bocca a catturare il pesce. Ai due capi dell'apertura, in basso, appena iniziava e finiva la cima piombata, erano fissate le due robuste cime ognuna trainata da una delle dalle due paranze e l'abilità del Sottoparone, a capo della seconda paranza, stava nel tenersi allineato alla paranza del Parone. Le paranze, spinte ambedue dal vento che gonfiava le ampie vele latine, regolate dai marinai sotto il comando del Parone sulla paranza sopravvento e dal Sottoparone sulla paranza sottovento, fornivano l'energia necessaria al traino affinché la rete catturasse tutto ciò che incontrava nel tratto di mare scelto per la pesca.
La rete era chiusa in fondo a formare il sacco e, dopo la calata insieme alla rotta da tenere - fondamentali decisioni del Parone,, - al salpare della rete, - decisione anch'essa del Parone, il sacco, che chiudeva la rete, veniva alato ed aperto e forniva il pesce fresco dell'Adriatico, vivo, gustoso e delicato.

IL PARONE. Dove, quando e per quanto tempo si pescava, quindi, erano tutte decisioni del Parone e qui fondamentalmente il suo intuito, le conoscenze memorizzate nei lunghi giorni di pesca, i riferimenti a terra, - per lo più i campanili delle chiese - la direzione del vento e delle correnti e le previsioni che il barometro unico strumento nautico insieme alla bussola in possesso del Parone (strumenti gelosamente conservati dal nipote Rocco) portavano a decisioni che se non prese opportunamente rendevano la pesca poco proficua e quindi minimizzavano il ricavo oltre al rischio che rotte sbagliate potevano provocare: dalla perdita della rete - se si impigliava in una “presura” (ostacolo sul fondo, scoglio, relitto o banco di sabbia e fango) o, al sopravvenire di una imprevista “rivuddura” (improvviso cambiamento del tempo da quasi sereno a tempestoso con vento violento e vorticoso) frequente nell'Adriatico, - alla perdita della paranza o anche della vita di un qualche membro dell'equipaggio.

PIU’ GIORNI IN MARE. Se il tempo lo permetteva ed i venti erano favorevoli, le paranze pescavano senza interruzione giorno e notte; piccole barche a vela - li “paracucce” - specie di piccole paranze con ampie vele per ottenere più velocità, partendo prima dell'alba (albe e no albe) fornivano il pane - e solo il pane - all'equipaggio e portavano a terra il pescato giornaliero. Quando il vento mancava od era leggero e non permetteva la pesca a strascico, dalle paranze si calava lu parancame sorta di robusta lunga cima a cui, ad intervalli regolari, erano fissate cimette con ami ed esche per la pesca. La coffa, grosso cesto bordato di sughero per fissare gli ami, raccoglieva la cima portante a fine pesca. Con questo pratico sistema si catturava in prevalenza pesce azzurro; gli ami, prima di acciaio temperato poi di acciaio inossidabile, erano di provenienza svedese e Paron Rocco ne affidava al figlio Michele, Capitano di Lungo Corso nella Marina Mercantile, l'acquisto nei porti nordici nei quali approdava.

I VENTI. Il Golfo Lunato era l'ideale per la pesca per i venti dominanti che vi soffiavano: il Maestrale da nord ovest e lo Scirocco da sud est; venti costanti e favorevoli ad una pesca soddisfacente ed a volte talmente copiosa da far issare la bandiera, segno di abbondante pesca e richiamo per numerosi acquirenti !
E Paron Rocco, “Parerrocc” in dialetto vastese, era un talentuoso pescatore: issava spesso “la bandiera” in particolare nei mesi primaverili!
Le paranze di Paron Rocco Olivieri (archivio fam. Olivieri)
Le sue paranze erano di guida per l'intera marineria, l'istinto e la conoscenza dei venti delle correnti e dei fondali, l'intuito e la grande abilità marinaresca lo resero famoso nel catturare tutte le diverse specie di pesci del Golfo di Vasto.
Raramente, molto raramente, veniva catturato uno storione (ormai scomparso nel Golfo vastese) e al Parone, quale ambito trofeo, spettava “la panze” del pregiato pesce da cui le abili doti culinarie della moglie Mariuccia preparava un raffinato brodo che, insieme al ricavato della vendita dello storione, rallegrava la famiglia !

IN APRILE LA PESCA ALL’ASPRA. In Aprile l'abilità del Parone si esaltava all'Aspra. Situatao al largo di Punta Penna, l’Aspra è un tratto di mare il cui fondo era, e forse è ancora, cosparso dei resti di antiche architetture attorniate dai pesci e particolarmente pescose, ancor oggi ancora non ben conosciute, che formavano due agglomerati distanti tra loro tanto quanto bastava per il passaggio della rete senza che rimanesse impigliata; ma bastava sbagliare di poco e la rete presa dall' ostacolo (la presura) era persa; al contrario, se il passaggio ben calcolato avveniva senza intoppi, la rete si riempiva di una gran quantità di pesce, per la maggior parte pesce mandorlo che pasturava tra gli agglomerati.
E Paron Rocco, nei tempi giusti - prevalentemente nel mese di aprile -, calcolato vento, stato del mare, riferimenti a terra (i campanili delle chiese e dei conventi erano molto utili) passava all'Aspra e, con le paranze colme di pesce, alzava la bandiera acché i paesani scendessero alla Marina in gran copia per acquistare il pesce appena pescato ed a buon mercato!

ROCCO OLIVIERI
Nipote di ParonRocco

Le paranze e i "paracucc" i piccoli battelli che andavano a mare per portare pane alle paranze e riportare il pesce fresco a terra. A destra in fondo alcuni compratori di pesce (archivio fam. Olivieri) 

DA BENIAMINO FIORE  RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Nicola, ho appena letto il "pezzo" su Rocco Olivieri, un personaggio che senza alcun dubbio ha fatto la storia della marineria vastese.
Questo ritaglio de "Il Vastese d'oltre Oceano" del 10 ottobre 1926 su Paron Rocco potrebbe forse completare il ricordo e far piacere al nipote prof. Rocco Olivieri.
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