lunedì 11 settembre 2023

La Bolkestein fa paura: stato di incertezza per le imprese balneari

Agire in fretta: preoccupano non solo le penalizzanti norme per gli attuali balneatori, ma anche i tempi lunghi delle amministrazioni. Ci potremmo trovare nel mezzo dell’estate 2024 con concessioni che non sanno ancora cosa fare


di Nicola D’Adamo

L’Italia ha delle coste meravigliose lungo le quali si è sviluppato un florido sistema turistico che tutto il mondo ci invidia, quello delle spiagge attrezzate, con stabilimenti balneari che offrono ogni tipo di comfort.
Ma l’intero comparto negli ultimi mesi è in stato di grande preoccupazione perché a fine anno entrerà in vigore, dopo tante proroghe, la nota direttiva europea Bolkestein.
In pratica le attuali concessioni balneari scadranno il 31 dicembre 2023 e saranno aggiudicate con gare pubbliche a partire dal 2024.Al momento però mancano regole e decreti attuativi e quindi è ipotizzabile che qualche piccolo slittamento tecnico ci possa essere. Il lavoro da fare nei prossimi mesi è chiarire le norme e lanciare i bandi per le gare di assegnazione. Complessa operazione questa in capo ai Comuni, che notoriamente hanno tempi lunghi di lavorazione.

La direttiva Bolkestein interesserà 30mila imprese balneari in Italia, di cui 700 in Abruzzo. Sono tutte imprese private, sorte “legittimamente” - è il caso di dirlo - in base alle precedenti vigenti norme dello Stato. Nelle regioni dove la cooperazione tra gli operatori del settori è prassi consolidata già stanno creando strutture o uffici con specialisti che possono assistere gli operatori a predisporre tutta la documentazione per partecipare al bando. Non ci risulta che lo stesso stia avvenendo dalle nostre parti.

Da ricordare che la nota direttiva europea Bolkestein è stata approvata nel lontano 2006. Tante le proroghe. Tante le sollecitazioni. Le ultime, la pronuncia della Corte di Giustizia Europea ad aprile di quest’anno, la sentenza del Consiglio di Stato del 28 agosto scorso.

Perché fa tanta paura? La critica degli interessati è che finora le 30mila imprese familiari che hanno investito i loro soldi negli stabilimenti, hanno fornito servizi essenziali per i bagnanti e dato lavoro a chi non ne ha. In futuro invece con le gare europee di sicuro arriveranno le multinazionali delle vacanze, e/o i cinesi, che andranno a distruggere questo consolidato patrimonio italiano.

Dall’esterno però fanno notare che gli operatori del settore pagano canoni irrisori e i casi di abusivismo ed evasione abbondano.

Il Governo comunque si sta attivando per cercare di “salvare capre e cavoli” predisponendo decreti attuativi volti a riordinare e semplificare la disciplina in materia di concessioni balneari, tenendo in considerazione una vasta gamma di interessi, tra cui quelli tesi a tutelare la concorrenza e la par condicio tra gli operatori, ma anche quelli volti a tutelare l'interesse della collettività a fruire del bene pubblico.

L’intento è di favorire questo storico passaggio con:

gare che "promuovano la concorrenza e la fruibilità delle coste e tengano conto degli investimenti previsti";

con procedure che dovranno assicurare "parità di trattamento, massima partecipazione, trasparenza e adeguata pubblicità" e dovranno essere avviate "con bando di gara almeno dodici mesi prima della scadenza;

con gare che dovranno contenere tutele per i lavoratori, le piccole imprese e per i gestori che traggono dalle concessioni il reddito delle propria famiglia;

con criteri di selezione dovranno anche dare un peso alla "esperienza tecnica e professionale già acquisita”;

con canoni demaniali che dovranno tenere conto del pregio naturale e dell'effettiva redditività delle aree in concessione;

con la richiesta ai concessionari di assicurare ai propri clienti un adeguato rapporto tra tariffe proposte e qualità del servizio.

Saranno norme complesse da applicare con estrema cautela.

A Vasto e nel resto della costa teatina, oltre ai problemi di tutti i balneatori d’Italia, se aggiunge un altro, le norme per i trabocchi divenuti simboli della nostra costa. Tecnicamente le loro concessioni starebbero dentro la direttiva Bolkestein, ma la Regione Abruzzo si sta muovendo per varare una legge ad hoc per farli escludere da tale direttiva europea in quanto “espressione di antichi valori che fanno parte del patrimonio dell'Abruzzo tanto che molti hanno anche il vincolo di conservazione da parte della Soprintendenza, riconosciuti come siti di interesse culturale”.

Come si vede i problemi sul tappeto sono tanti e nei prossimi mesi la politica se ne dovrà per forza occupare.

L’auspicio è che non si giunga nel mezzo della stagione estiva 2024 con parecchie pratiche ancora da definire. L’attività balneare si bloccherebbe e saremmo in piena “vacatio legis”, con gravi ripercussioni sulla città e sul territorio. Tutto ciò proprio nel momento in cui abbiamo il bisogno di restituire nuove prospettive di crescita e fornire iniezioni di positività alla nostra economia.

NICOLA D’ADAMO

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