lunedì 25 settembre 2023

Feste patronali: chi si ricorda del “Cavalluccio di San Michele”? E dell'autoscontro?


Quando non c’erano le raffinate tecniche di “fund raising”, il Comitato Feste raccoglieva fondi con la questua, la pesca di beneficenza e la lotteria di “Lu cavallucce di San Micchele” che metteva in palio un puledrino vero  di pochi mesi, facendo la gioia di tutti i ragazzi. 

A fine settimana la festa di San Michele Arcangelo patrono della città. La statua si trova a S. Maria Maggiore  per la novena e già da oggi si respira l’aria della festa. Il programma proseguirà il 29 e 30 settembre con i tradizionali appuntamenti religiosi e di intrattenimento.

Da noi, come in tutta Italia (nel meridione specialmente),  c’è un fortissimo legame con il Santo Protettore. Lo dimostra la grande partecipazione alle Messe e alla processione del 30 settembre per riportare la statua dell’Arcangelo alla sua chiesetta. Ma la festa patronale non è solo l’occasione rinsaldare questo sentimento di fede, ma anche di grande socialità per continuare   tradizioni, usi e costumi che spesso si perdono nella notte dei tempi.


SAN MICHELE PATRONO DELLA CITTÀ: QUANDO LA SCELTA  E PERCHÉ?

Sin dai tempi antichi ogni volta che una calamità colpiva o minacciava di colpire la nostra città, il popolo acclamava a gran voce la protezione dell’Arcangelo Michele.

 Nel 1657 dopo uno di questi episodi  i Vastesi decisero di costruire una chiesa in suo onore: il sito prescelto fu  il poggio di fronte al Gargano,  o più precisamente di fronte al Santuario di San Michele di Monte S. Angelo, luogo di culto già frequentato  dai Vastesi  dal medioevo.

 Ne 1817 una delle più grandi sciagure colpì Vasto: la terribile epidemia che costò la vita ad oltre 2.500 persone (un terzo della popolazione) e che si bloccò solo grazie al prodigioso intervento dell’Arcangelo. Così crebbe la devozione verso l’Arcangelo Michele  e nel 1827 il consiglio comunale formulò la richiesta ufficiale da inviare al Pontefice Leone XII per la proclamazione di San Michele come santo patrono. Il papa ovviamente acconsentì.  

Nel 1852 la chiesa fu ampliata ed abbellita, la statua arricchita con spada ed elmo d’argento. Da quel momento, il popolo devoto nei momenti di necessità invoca sempre la protezione di San Michele Arcangelo, patrono di Vasto.


LA FESTA NEL DOPOGUERRA.

Nella prima metà del ‘900 quando la festa di San Michele era l’evento più importante dell’anno,  oltre alla sentita parte religiosa e alla festosa bandiera tricolore issata sulla torre di S. Maria Maggiore,  venivano organizzati tanti altri eventi collaterali. Innanzitutto la famosa fiera del bestiame, dove tra l’altro molti vastesi acquistavano uno o più maialini da allevare per uso famigliare. E poi tante attrazioni di rilievo per l’epoca come le corse al galoppo, le accademie di scherma, la cuccagna, i donativi, i palloni aerostatici, le bande musicali e gl'immancabili fuochi pirotecnici e le giostre.  In quegli anni iniziò la novità delle luminarie e dell’elegante cassa armonica per la banda, che servivano  a creare la gioiosa atmosfera della festa in centro storico.

Ringraziamo Emilio Santoro (nella foto) 
per questa bella immagine apparsa sul suo profilo fb

Nel dopoguerra invece piazza Marconi (prima ancora corso Italia sito dove fu costruito  Palazzo Monti) divenne  il fulcro della festa, con due attrazioni di grande richiamo: il popolare autoscontro che serviva per agganciare qualche ragazza alle note degli  ultimi successi ad alto volume; poi la giostra a catene dove per guadagnare un giro di premio si cercava di prendere il fiocco facendosi spingere dall’amico che stava nel seggiolino di dietro. La simpatica gara che finiva con la classica frase dell’addetto che diceva: “l’acciappato,il campione  l’acciappato!” (Lo ha acchiappato).  Poi c’erano altri giochi, tra cui anche quelli per i più piccini.  E non mancavano mai le bancarelle per acquistare i lupini e “li nucelle” (arachidi) e le bevande.

IL “CAVALLUCCIO DI SAN MICHELE”, LA PESCA E LA QUESTUA. 

Negli ultimi decenni è il Comune che organizza la festa del Patrono,  pagando luminarie, bande e cantante per il concerto, Ma non è stato sempre così: prima era il Comitato Feste che organizzava tutto, naturalmente  con il sostegno del Comune.


Allora non si conosceva il “fund raising”, ma le vecchie tecniche per la raccolta fondi funzionavano lo stesso. Quindi per coprire le spese,  i membri del Comitato facevano  la questua casa per casa; organizzavano la pesca di beneficenza dentro l’androne di  Palazzo  D’Avalos con molti articoli donati da negozi e privati; e lanciavano la lotteria del “cavalluccio di San Michele”. Iniziativa quest’ultima che faceva felici tutti i bambini perché il “cavalluccio” non era un giocattolo,  ma un puledro vero di pochi mesi , che veniva messo in palio come primo premio.  Quando il membro del comitato faceva il giro della città con il puledrino creava grande curiosità e al suo passaggio ogni bambino chiedeva ai genitori di comperare un biglietto della lotteria, nella speranza di portare a casa il simpatico “cavalluccio”di San Michele!

UNA SPERANZA PER IL FUTURO

In passato non c’erano Internet, cellulari e playstation, ma ci si divertiva lo stesso, con poco. E sulle tavole dei Vastesi a San Michele, nonostante le ristrettezze economiche, non mancava mai “lu pillastrelle aripiene” e un buon bicchiere di vino. Poi è arrivato il boom economico e sono saltati tutti i sani valori di una volta, compresa la Festa di San Michele divenuta  una semplice ricorrenza fra i tanti appuntamenti dell’anno. Invece bisognerebbe  custodire  e rilanciare la Festa del Santo  Patrono,  fare attenzione a come organizzarla, perché anche attraverso questo miscuglio di devozione, fede e socialità si misura la “identità” di un popolo.

 Nicola D’Adamo

 

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