Primarie PD tra “resistenza al cambiamento” e spinte all’innovazione, a Vasto e altrove
Oggi il PD inizia il suo percorso di riorganizzazione con l’elezione del nuovo segretario nazionale attraverso le primarie. E in queste settimane molti si sono espressi a favore di una rigenerazione del partito che passi attraverso il rinnovamento delle ideologie, dei programmi e dei leader.
Detto così sembra semplice, ma l’operazione è una “mission impossible” e richiede uno sforzo immane, specialmente se si vuole ottenere un partito più snello, più reattivo e più vicino ai deboli, ai giovani e a chi lavora e produce.
Per deformazione professionale, forse, vediamo tutto in chiave “organizzativa”, perché ammesso si riesca a trovare a livello nazionale un accordo - su ideologie, vision e programmi - il problema poi è chi traduce in pratica quei valori e quei indirizzi politici nei territori di tutto il Paese. Quindi il successo del rinnovamento PD non passa solo tramite il rinnovo degli organi nazionali, ma soprattutto tramite il rinnovo degli organi locali di partito. E qui c’è il primo ostacolo: la “resistenza al cambiamento”, tema noto nelle aziende che fanno continue riorganizzazioni. Perché in fondo sono le risorse umane che devono sposare la causa e cambiare mentalità, cultura e metodi di lavoro.
Sarà tutto ciò possibile nelle strutture periferiche del partito? I dubbi sono molti per cui bisognerà cercare qualche azione di sostegno. Un certo aiuto potrebbe venire da una “campagna acquisti”, come fanno le squadre di calcio quando vogliono vincere il campionato. Ma questo lavoro di nuove adesioni va fatto con uno studio scientifico andando a invitare persone che sono ben inserite nella comunità, in modo da ben rappresentare tutti i settori del proprio territorio.
Fatte le adesioni, il passaggio successivo è amalgamare la squadra e stabilire la strategia di gioco. In azienda per il team building si usa la “comunicazione a due vie”, vale a dire che gli indirizzi dell’alta direzione passano a cascata (tramite riunioni e comunicazioni) fino agli operai della linea di produzione; e dalla linea risalgono i feedback positivi e negativi fino all’alta direzione per i futuri orientamenti. Il nuovo segretario PD più o meno deve fare la stessa cosa se vuole favorire il cambiamento. Ma l’interscambio deve essere continuo, propositivo e costruttivo, anche perché si opera in uno scenario nazionale e internazionale profondamente mutato negli ultimi anni.
In questo processo la Rete può essere di grande aiuto, se si sfruttano tutte le opportunità che offre. La politica oramai si fa sui social e bisogna ammettere che il PD finora ha avuto una presenza irrilevante.
Ma non basta. Bisogna sottolineare che in questa fase di rinnovamento, il ruolo più importante l’avranno le amministrazioni PD e le sezioni di partito, che concretamente dovranno dimostrare che si respira aria nuova.
Infine c’è stato in questi giorni anche un grande dibattito sulle alleanze, ma PD, M5S e Calenda devono capire che per governare bisogna superare il 50% dei consensi e nessuno di loro ci arriverà mai. Questa è matematica elementare. Fra un anno in Abruzzo ci saranno elezioni regionali cosa faranno?
Altro
nodo da scogliere è la reintroduzione delle preferenze alle elezioni
politiche. Il fatto che, con le liste bloccate, è il segretario di partito che stabilisce chi
mettere nelle prime posizioni per l’elezione sicura, sta facendo aumentare
l’antipolitica. L’alto astensionismo nelle
recenti elezioni è stato un campanello d’allarme. E questo non è cosa di poco conto.
Nicola D’Adamo
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