LA STORICA SEGRETARIA DELL'ISTITUTO (VENUTA A MANCARE NEL 2019) FU ANCHE ALLIEVA DEL "PALIZZI" NELLA PRESTIGIOSA SEDE VICINO LA CHIESA DI S. ANTONIO.
Oggi il “Palizzi” compie 100 anni, lunga è la sua storia.
Per iniziativa del sindaco Florindo Ritucci Chinni, infatti, il 1° ottobre 1922 veniva avviato l’Istituto Commerciale “Comunale” di Vasto, istituito “in conformità dei programmi delle scuole regie di pari grado”. (In verità gli allievi fanno ingresso il 7 ottobre 2022)
L’Istituto divenne statale nel 1925 e fu intestato a “Nicola Paolucci”. Con la regificazione ci furono importanti novità: all’Istituto fu dato l’indirizzo Mercantile (ve ne erano pochissimi) e, caso rarissimo in Italia, la dipendenza amministrativa ed economica dell’Istituto fu data al Ministero dell’Economia e non al Ministero dell’Educazione.
Inaugurazione dell'Istituto |
Tutto ciò significava che quel diploma già “abilitava” alla professione di Ragioniere; consentiva l’iscrizione all’università (Scienze Economiche) senza esami; consentiva l'iscrizione automatica all'albo dei Periti Commerciali ed in quello degli Agenti di Cambio.
La scuola ottenne quasi subito anche una prestigiosa sede: l'elegante palazzo della Sottoprefettura (soppressa nel 1926) con i suoi ampi locali, un edificio enorme dove dopo la frana sono state scoperte le Terme Romane di Vasto.
Il nuovo Istituto essendo l’unica scuola superiore della zona ebbe subito successo ed in quegli anni sui banchi sedevano allievi del calibro del banchiere Raffaele Mattioli e dell’economista Federico Caffè.
Volume del 75° anno 1997/1998 |
Nel 1941 si aggiunse il corso per Geometri. Nel 1944 fu intitolato a Filippo Palizzi. Nel 1956 la frana di Vasto toccò anche la sede del Palizzi e iniziò una peregrinazione in vari locali della città fino al 1983 quando fu inaugurata la nuova sede di via Conti Ricci.
Tutti i dettagli di questa ricca storia sono contenuti in un interessante volume di un centinaio di pagine pubblicato dal preside Nicolangelo D’Adamo in occasione del 75° dell’Istituto. Fra i vari ricordi ce n’è uno che racchiude tutto: la testimonianza di Consiglia D’Adamo (scomparsa nel 2019) raccolta da Laura Calvano.
La signorina D’Adamo è stata prima allieva del Palizzi e poi “Segretaria Amministrativa” per 35 anni: dal suo racconto “dal di dentro” si rivivono i fasti del grande Istituto F.Palizzi di Vasto.
Studentessa del "glorioso Istituto Palizzi" negli anni '40, poco dopo il conseguimento del diploma "torna a scuola" in veste di segretaria amministrativa e per trentacinque anni ne segue con viva partecipazione tutte la vicende.
La testimonianza della signorina Consiglia D'Adamo risulta per tanto particolarmente significativa per la conoscenza della storia dell'Istituto: non quella ufficiale documentata nelle carte, ma la storia vissuta ed impressa nella memoria.
L'Aula Magna ospitava numerose conferenze ed incontri culturali, occasioni per riunire anche il resto della popolazione vastese. I concerti e i cori abruzzesi organizzati dal prof. Polsi, ad esempio, ma anche le iniziative culturali volute dal Comune trovavano nell'Istituto lo spazio più adatto, rendendolo così luogo di acculturazione per eccellenza, anche al di fuori dello stretto ambito scolastico: "Un insieme di menti artistiche e culturalmente vivaci operavano attorno all'Istituto. Un poeta dialettale vastese, don Peppino Perrozzi, nipote del poeta Luigi Anelli, ad esempio, aveva sposato l'insegnante di disegno, la prof.ssa Borghi di Bologna.Molti vastesi, in particolare gli abitanti del Muro delle Lame, certamente ricordano l'episodio mondano del galà tenuto presso l'Istituto in occasione dell'attracco nel porto di una grossa nave sul finire degli anni '40: lo spettacolo delle eleganti dame in abito lungo suscitò non poca curiosità e meraviglia".
La sig.na D'Adamo, a distanza di tanti anni dalla sua avventura scolastica, fa rivivere attraverso pochi tratti i suoi professori, evidenziando le caratteristiche peculiari di ciascuno di essi. Ne derivano degli efficaci e sintetici ritratti: l'insegnante di francese, la prof.ssa Boraschi, rinomata per aver fatto scuola a molte generazioni di studenti, era severa ed esigente ma giusta nelle valutazioni; l'ingegnere Mariani, buon insegnante di matematica e fisica, per il quale il 7 era da considerarsi un ottimo voto, da autentico vastese non disdegnava l'uso di espressioni dialettali in classe e, di fronte ad uno studente che si mostrava troppo frettoloso nell'eseguire gli esercizi alla lavagna, usava esclamare: «Ecco, la Rivoluzione Francese! La Rivoluzione Francese!»; il prof. Carmenini, insegnante di italiano trovò conferma dell'efficacia della preparazione impartita ai suoi alunni in occasione degli esami di stato, quando gran parte di loro scelse il tema di letteratura per la prova scritta di italiano; il professore di ragioneria e tecnica dell'ultimo anno portò l'insegnamento delle sue materie a livello universitario e si adattò a malincuore alla disposizione che prevedeva verifiche periodiche della preparazione dei suoi studenti alla fine di ogni trimestre, ritenendo che la valutazione doveva essere effettuata sull'intero programma e non limitatamente ad una parte di esso; il prof. Edgardo Mattucci, insegnante di diritto ed economia, da buon napoletano, sovente si esprimeva attraverso espressioni colorite e, quando notava un alunno distratto perché particolarmente curioso ed intento ad occuparsi dei movimenti di qualche compagno, interrompeva la sua lezione dicendo: «tenevo un cane che si chiamava 'ntri-ghete di te», cioè occupati dei tuoi affari; l'insegnante di chimica e merceologia, il prof. Sciarretta, di Termoli, era invece il classico "burbero benefico", che urlava molto ma in fondo si mostrava conciliante. Infine la sig.na D'Adamo ricorda le interessanti ore di religione con don Salvatore Pepe, che nelle sue lezioni inseriva anche nozioni di filosofia, letteratura e storia ed in particolare la bella conferenza sul canto della Madonna del Paradiso dantesco, tenuta nell'aula magna dell'Istituto.
Il ricordo più vivo resta però, come in tutti gli studenti, quello dell'esame di stato, sostenuto su tutte le materie nel '51. Presidente della commissione, cui facevano parte solo due professori interni, Carmenini di italiano e De Luca di ragioneria, era l'anziano prof. Di Biase.
Il 6 febbraio 1956 è il primo giorno di impiego per la sig.na D'Adamo presso l'Istituto: “C'era molta neve, un mezzo metro di neve e la signorina Miscione, applicata di segreteria, mi accolse dicendomi che era di buon augurio. L'edificio occupava ancora la vecchia sede della Sottoprefettura, vicino la Chiesa di S. Antonio, dove avevo studiato e fu per me un'emozione indescrivibile ritrovarvi il preside Nanni ancora in carica e due dei miei professori”.
Proprio in quel periodo però ebbe inizio l'odissea della frana: “Non ci furono crolli improvvisi e repentini, la frana avanzava progressivamente, lasciando il tempo di evacuare poco per volta le parti dell'edifìcio che venivano danneggiate. Così i materiali e i sussidi scolastici, prontamente messi in salvo, non subirono danni. Quello fu il periodo più triste per l'Istituto, smembrato nelle sue strutture. Si stava sempre col saccone sulle spalle, per via dei continui, incessanti trasferimenti all'interno dell'edificio della documentazione dell'archivio e del materiale della segreteria.
Per alcuni anni gli uffici della segreteria non furono trasferiti insieme alle aule e alla presidenza ma continuarono ad occupare i vecchi locali, in attesa di trovare una sistemazione adatta e di risolvere il delicato problema del trasloco del materiale d'archivio. La sede scolastica rimase vacante e provvisoria per quasi trent'anni fino alla inaugurazione nell'83 dell'attuale edificio. Nel frattempo, non potendo disporre di un locale adatto ad accogliere tutte le strutture della scuola, questa fu ospitata in vari edifici, di proprietà di privati: una porzione di aule nella casa di Genova Rulli in via Anelli; un'altra nel palazzo Spataro in via Santa Maria; altre aule in via Naumachia, edifìcio che ancora oggi funge da sede distaccata.
“Era una preoccupazione costante di tutto il personale, docente e non, quella di provvedere alla sistemazione della scuola, assicurando lo svolgimento regolare delle sue attività. Un giorno, passando per corso Mazzini, un professore notò che Di Fonzo stava costruendo un edificio e propose di utilizzare quegli spazi per la scuola”.
Gli uffici della segreteria si trasferirono nel palazzo Di Fonzo solo nell'anno scolastico 1972-'73, ma restava ancora da risolvere il problema della biblioteca e non poche difficoltà venivano dalla mancanza della palestra, dopo la distruzione di quella dell'antica sede, grande ed attrezzata, l'unica palestra nella cittadina vastese.
“Per ospitare la biblioteca, la Provincia dovette affittare due locali a piano terra di proprietà della ditta Molino, ove fu collocato anche altro materiale scolastico, tra cui i banchi per il disegno usati dai geometri. Trattandosi di una rimessa con una pavimentazione non idonea, alcuni libri si rovinarono per via dell'umidità, ma l'iniziativa spontanea del prof. Lalli, che insieme a due figli dedicava le sue domeniche a ripulire i volumi con l'alcool, evitò gravi danni”.
In trentacinque anni di attività come segretaria amministrativa la sig.na D’Adamo ha assistito a numerosi cambiamenti all'interno della scuola, a frequenti avvicendamenti nella presidenza, tuttavia le sembra di aver iniziato ieri poiché la passione e l'entusiasmo iniziale per il suo lavoro non sono mai venute meno: “Per fare bene il mio lavoro non potevo badare all'orario, specie nei tempi forti delle iscrizioni e delle nomine dei professori all'inizio dell'anno scolastico. Se era necessario rimanevo fino a tardi, anche oltre l'orario di lavoro, altrimenti non stavo tranquilla pensando: "Quella pratica non è finita!". Per me non si trattava semplicemente di un impiego statale, quel lavoro era diventato la mia vita!”
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