domenica 6 febbraio 2022

ISOLSIV: EMILIO SANTORO RACCONTA LA COSTRUZIONE DELLO STABILIMENTO FIBRE (1978)

LA ISOLSIV DI SAN SALVO (1978-.1998)

 

di LINO SPADACCINI

L’amico Emilio Santoro ci ha inviato una serie di foto che si riferiscono alla costruzione dello stabilimento ISOLSIV di San Salvo che produceva fibre di vetro ed era ubicato sul lato Flovetro. Oggi quei capannoni sono occupati dalla Bravo, sempre appartenente al gruppo Pilkington/NSG.


Dal 1971 al 1984 ho avuto il piacere di essere alle dipendenze dell'Impresa Guidi di Bologna”, ricorda Emilio Santoro, “con la quale ho svolto mansioni di capocantiere per numerosi lavori, dentro e fuori la SIV. Tra questi la realizzazione completa dello Stabilimento ISOLSIV dalla preparazione del terreno alle fondazioni, capannone forno, capannone magazzino con tutti i locali annessi e servizi pertinenti: strade, pesa ferroviaria, pesa stradale, palazzina uffici e recinzione di tutta l'area. Per il capannone forno, la struttura fuori terra era tutta metallica e le colonne in ferro perfettamente allineate sulle fondazioni in calcestruzzo. Le capriate in ferro venivano assemblate a terra dalla ditta fornitrice e di montaggio, ed avevano una luce netta tra le due colonne di appoggio di 25 mt ad un'altezza di circa 10 metri. Al montaggio della prima capriata, i montatori, dall'alto, mi applaudirono perché a 25 mt di distanza si sono trovati perfettamente ed hanno dovuto solo infilare i bulloni di fissaggio senza nessun altro intervento o aiuto. Piccola curiosità. Il basamento della fondazione della torre del serbatoio dell'acqua è stato realizzato con un getto di calcestruzzo di 174 mc. (su pali). Considerando che il calcestruzzo pesa 2500 kg a metro cubo, tutto il blocco di fondazione corrisponde ad un peso di 435000 kg (esclusi i pali)”.

Completato il capannone forno, arrivò una squadra di circa dodici giapponesi per il montaggio del forno, con dirigente l’Ing. Otaki e vice Sakamoto. “I capi parlavano inglese”, prosegue Santoro, “mentre io non parlavo né l'inglese né il giapponese, però ci siamo sempre capiti facendo schizzi con gessetti o matita sul pavimento industriale. Otaki era molto cordiale e alla mano, Sakamoto era  più riservato e stava sempre sulle sue. Tutte le mattine la squadra dei giapponesi arrivava con tre Fiat 127 (fornite dalla SIV), scendevano e, senza dire una parola, a passo svelto andavano in una cameretta a cambiarsi, dopo circa 10 minuti uscivano, confabulavano in circolo sottovoce e poi partivano ognuno nella direzione del compito assegnato. Ricordo che, mentre stavamo realizzando la recinzione (eravamo quasi alla fine dei lavori) sono venuti a curiosare tre giapponesi, e siccome vicino alla recinzione che stavamo facendo c'era un vigneto, i tre mi fecero capire di voler sapere che pianta era quella ed a cosa servisse. Io gli ho fatto capire che era uva e che serviva a fare il vino invitandoli ad assaggiare i chicchi. Il lavoro di tutto lo stabilimento dall'entrata sul terreno all’accensione del forno è durato poco più di un anno, per l'esattezza 13 mesi. Solo alla fine dei lavori abbiamo scoperto che Sakamoto capiva e parlava l’italiano”.

Partendo dalla puntuale ricostruzione fatta da Emilio Santoro, cogliamo l’occasione per fare la storia di questo stabilimento sorto nel 1978 e chiuso nel 1998 perché la Pilkington non era interessata al mercato delle fibre di
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vetro. Così ci conferma Nicola D’Adamo autore del libro “San Salvo e le sue aziende” (edizioni .NET, 2015), che aggiunge altre importanti notizie che proviamo a sintetizzare in questi punti.

Per spiegare l’avvio della ISOLSIV bisogna tornare alla storia della SIV e chiarire un paio di passaggi importanti. Il primo è che la Siv costituita nel 1962, pur di partire fu costretta a utilizzare vecchie tecnologie con costi di produzione molto alti.  Il secondo è che nel 1975 aveva accumulato così tanti debiti che stava per chiudere.

Fu salvata solo grazie all’intervento dell’allora amministratore delegato Franco Gringeri, che presentò un convincente piano di salvataggio, ottenendo il via libera per massicci investimenti sia dal consiglio di amministrazione che dalle Partecipazioni Statali. 

Il nuovo piano industriale prevedeva la chiusura dei vecchi impianti e la sostituzione con linee di ultima generazione a tecnologia avanzata; e la creazione di nuove unità produttive a San Salvo per riassorbire la numerosa manodopera in esubero dalla ristrutturazione, circa 600 lavoratori.

Fu così che nei capannoni del vecchio stabilimento furono installati nuovissimi impianti per i vetri auto e all’esterno nella zona industriale di San Salvo furono avviate, nel giro di qualche anno, la ILVED per gli specchi, la SVS per i vetri riflettenti; la ISOLSIV per le fibre di vetro; la Flovetro (in joint-venture con la Saint Gobain) per le lastre float da trasformare in vetri per auto.

La ISOLSIV fu costruita in quegli anni in un nuovo sito dietro la Flovetro, dotata di moderni impianti e avviata nel 1978. All’epoca grandi erano le prospettive di mercato per le fibre di vetro.

Dopo la crisi petrolifera del 1973, si stava sempre più sviluppando in Italia e all’estero la sensibilità verso il risparmio energetico con l’impiego di isolanti termici nelle costruzioni, sia per le pareti che per il tetto. In più le fibre di vetro potevano essere impiegate anche come ottimo isolante acustico, grazie alla capacità di ridurre il livello sono in molti ambienti chiusi o all’aperto (dentro ristoranti, cinema, fabbriche, macchinari rumorosi ecc., oppure all’esterno come ad esempio sulle autostrade o ferrovie).

Ma nel 1994 la SIV (Società Italiana Vetro) fu privatizzata e la Pilkington nel suo gruppo mondiale non aveva questa linea di prodotti, così lo stabilimento ISOLSIV nel 1998 cessò l’attività e i lavoratori rientrarono nel grande stabilimento Pilkington a lavorare sulle linee vetri per auto.

 LINO SPADACCINI

UN GRAZIE A EMILIO SANTORO PER LE ORIGINALI FOTO DELLA COSTRUZIONE DELLO STABILIMENTO  ISOLSIV

Momento di relax: tecnici giapponesi assaggiano l'uva di San Salvo




articolo da VetroSiv maggio 1989 

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