LA ISOLSIV DI SAN SALVO (1978-.1998) |
L’amico Emilio Santoro ci ha inviato una serie di foto che si riferiscono alla costruzione dello stabilimento ISOLSIV di San Salvo che produceva fibre di vetro ed era ubicato sul lato Flovetro. Oggi quei capannoni sono occupati dalla Bravo, sempre appartenente al gruppo Pilkington/NSG.
“Dal 1971 al 1984 ho avuto il piacere di essere alle dipendenze dell'Impresa Guidi di Bologna”, ricorda Emilio Santoro, “con la quale ho svolto mansioni di capocantiere per numerosi lavori, dentro e fuori la SIV. Tra questi la realizzazione completa dello Stabilimento ISOLSIV dalla preparazione del terreno alle fondazioni, capannone forno, capannone magazzino con tutti i locali annessi e servizi pertinenti: strade, pesa ferroviaria, pesa stradale, palazzina uffici e recinzione di tutta l'area. Per il capannone forno, la struttura fuori terra era tutta metallica e le colonne in ferro perfettamente allineate sulle fondazioni in calcestruzzo. Le capriate in ferro venivano assemblate a terra dalla ditta fornitrice e di montaggio, ed avevano una luce netta tra le due colonne di appoggio di 25 mt ad un'altezza di circa 10 metri. Al montaggio della prima capriata, i montatori, dall'alto, mi applaudirono perché a 25 mt di distanza si sono trovati perfettamente ed hanno dovuto solo infilare i bulloni di fissaggio senza nessun altro intervento o aiuto. Piccola curiosità. Il basamento della fondazione della torre del serbatoio dell'acqua è stato realizzato con un getto di calcestruzzo di 174 mc. (su pali). Considerando che il calcestruzzo pesa 2500 kg a metro cubo, tutto il blocco di fondazione corrisponde ad un peso di 435000 kg (esclusi i pali)”.
Completato
il capannone forno, arrivò una squadra di circa dodici giapponesi per il
montaggio del forno, con dirigente l’Ing. Otaki e vice Sakamoto. “I capi parlavano inglese”, prosegue
Santoro, “mentre io non parlavo né
l'inglese né il giapponese, però ci siamo sempre capiti facendo schizzi con
gessetti o matita sul pavimento industriale. Otaki era molto cordiale e alla
mano, Sakamoto era più riservato e stava sempre sulle sue. Tutte le mattine
la squadra dei giapponesi arrivava con tre Fiat 127 (fornite dalla SIV),
scendevano e, senza dire una parola, a passo svelto andavano in una cameretta a
cambiarsi, dopo circa 10 minuti uscivano, confabulavano in circolo sottovoce e
poi partivano ognuno nella direzione del compito assegnato. Ricordo che, mentre
stavamo realizzando la recinzione (eravamo quasi alla fine dei lavori) sono
venuti a curiosare tre giapponesi, e siccome vicino alla recinzione che stavamo
facendo c'era un vigneto, i tre mi fecero capire di voler sapere che pianta era
quella ed a cosa servisse. Io gli ho fatto capire che era uva e che serviva a
fare il vino invitandoli ad assaggiare i chicchi. Il lavoro di tutto lo
stabilimento dall'entrata sul terreno all’accensione del forno è durato poco
più di un anno, per l'esattezza 13 mesi. Solo alla fine dei lavori abbiamo
scoperto che Sakamoto capiva e parlava l’italiano”.
vetro. Così ci
conferma Nicola D’Adamo autore del libro “San Salvo e le sue aziende” (edizioni
.NET, 2015), che aggiunge altre importanti notizie che proviamo a sintetizzare
in questi punti.
Per
spiegare l’avvio della ISOLSIV bisogna tornare alla storia della SIV e chiarire
un paio di passaggi importanti. Il primo è che la Siv costituita nel 1962,
pur di partire fu costretta a utilizzare vecchie tecnologie con costi di
produzione molto alti. Il secondo è che
nel 1975 aveva accumulato così tanti debiti che stava per chiudere.
Fu
salvata solo grazie all’intervento dell’allora amministratore delegato Franco
Gringeri, che presentò un convincente piano di salvataggio, ottenendo il via
libera per massicci investimenti sia dal consiglio di amministrazione che dalle
Partecipazioni Statali.
Il
nuovo piano industriale prevedeva la chiusura dei vecchi impianti e la
sostituzione con linee di ultima generazione a tecnologia avanzata; e la
creazione di nuove unità produttive a San Salvo per riassorbire la numerosa
manodopera in esubero dalla ristrutturazione, circa 600 lavoratori.
Fu
così che nei capannoni del vecchio stabilimento furono installati nuovissimi
impianti per i vetri auto e all’esterno nella zona industriale di San Salvo
furono avviate, nel giro di qualche anno, la ILVED per gli specchi, la SVS per
i vetri riflettenti; la ISOLSIV per le fibre di vetro; la Flovetro (in
joint-venture con la Saint Gobain) per le lastre float da trasformare in vetri
per auto.
La ISOLSIV fu costruita in quegli anni in un nuovo sito dietro la Flovetro, dotata di moderni impianti e avviata nel 1978. All’epoca grandi erano le prospettive di mercato per le fibre di vetro.
Dopo
la crisi petrolifera del 1973, si stava sempre più sviluppando in Italia e
all’estero la sensibilità verso il risparmio energetico con l’impiego di
isolanti termici nelle costruzioni, sia per le pareti che per il tetto. In più
le fibre di vetro potevano essere impiegate anche come ottimo isolante
acustico, grazie alla capacità di ridurre il livello sono in molti ambienti
chiusi o all’aperto (dentro ristoranti, cinema, fabbriche, macchinari rumorosi
ecc., oppure all’esterno come ad esempio sulle autostrade o ferrovie).
Ma
nel 1994 la SIV (Società Italiana Vetro) fu privatizzata e la Pilkington nel
suo gruppo mondiale non aveva questa linea di prodotti, così lo stabilimento
ISOLSIV nel 1998 cessò l’attività e i lavoratori rientrarono nel grande
stabilimento Pilkington a lavorare sulle linee vetri per auto.
UN GRAZIE A EMILIO SANTORO PER LE ORIGINALI FOTO DELLA COSTRUZIONE DELLO STABILIMENTO ISOLSIV
Momento di relax: tecnici giapponesi assaggiano l'uva di San Salvo |
articolo da VetroSiv maggio 1989 |
Nessun commento:
Posta un commento