GRAZIE AI BARBARI POSSIAMO GUSTARE LE PRELIBATE SALSICCE E VENTRICINE. ‘ZIRI’ ERA IL VERSO DI RICHIAMO DEI ‘SALVANESI” PER I MAIALI
di Michele Molino
Nel 568 d.C. i Longobardi invasero e soggiogarono la penisola italica. Per affrontare il freddo inverno, oltre agli utensili e alle suppellettili portarono migliaia di branchi di maiali. Suddivisero l’Italia in numerosi Ducati. San Salvo e Vasto furono assegnate al Ducato di Benevento. I Longobardi trasmisero l’abitudine di cucinare la prelibata carne di maiale ed introdussero la salatura per conservare la carne. La lingua longobarda contaminò i dialetti dei territori occupati.Ecco solo alcune delle parole usate in gran parte in Abruzzo, comprendente San Salvo: brodë = acqua in cui viene bollita la carne, dal longobardo brod (brodo); catrafüss’, burrone, dal longobardo catro ; cianghàtt’ = sgambetto, dal longobardo zanka (tenaglia); fiàschë (fiasco) dal germanico fiask ; lapp’ (orlo), dal germanico lappo ; làschë (fetta di pane) dal longobardo liska.
La carne di maiale in poco tempo diventò il principale cibo dei popoli. Quasi tutte le famiglie allevavano un maiale per far fronte alla fame. Un antico proverbio abruzzese, recita:”De lu porce ‘nzì jett’ njiénde” (non si getta niente del suino). Con le zampe, il muso, le orecchie e la coda dei maiali si possono preparare pietanze sfiziose. In passato con il sangue del maiale si faceva il sanguinaccio (lu suanghinàcce), mentre le setole servivano ai ciabattini per farne le punte allo spago. “Zirì” era il verso di richiamo per i maiali nella San Salvo di un tempo.
Michele Molino
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