sabato 3 luglio 2021

San Salvo: quando alle feste arrivava Za' Mariannine con i suoi primi gelati

 
I PEZZETTI DI GHIACCIO RACCOLTI DA TERRA AVEVANO UN SAPORE SPECIALE

 di Michele Molino

Nei tempi andati,  le principali feste religiose erano dedicate a San Vitale,  San Rocco e  San Vito;  culminavano con solenni processioni, concerti lirici, fuochi d’artificio

Non mancavano le  nocciole,  i lupini  in salamoia, i semi di zucca, le carrube (suscéll), lo zucchero filato, la porchetta adagiata sul bancone, la riffa (la rreff) , il tiro a segno, il gioco delle tre carte,  il tiro con la fune,  le corse con gli  asini, rane ed uova. Girava tra  i festaioli,  una donna  con un pappagallo,  che estraeva il pianeta della fortuna. 

Da Casalbordino  arrivava zà Mariannene ( Mariannina)  una donna alta e robusta;  fu lei a far assaporare il primo gelato ai

Salvanesi;  frantumava con un martello, i grossi blocchi di ghiaccio che la ditta  “Perrozzi”  le portava da Vasto.  

Tutt’intorno un nugolo vociante di ragazzi si tuffava  a terra per raccogliere le scaglie cadute dal tritatutto.  

Zà Mariannene   lasciava correre,  per  farsi aiutare a girare la pesante manovella.  Il gelato aveva una  consistenza molto  acquosa. I gusti erano due:  crema al latte  e  crema al “cioccolato”  (cacao). Vendeva  i coni  da 5 lire per i bambini e da 10 lire per le persone adulte.  Zà Mariannene  per attrarre la gente,  urlava ad alta voce: ”Gelàtti gelàtti, crem’e ciccolàtti!”. (Gelati! Gelati! Alla crema e al cioccolato!). 

Poche persone potevano permettersi di acquistarli. I quattrini  non ce n’erano (‘ngì stave na limmell’).  In quei tempi,  i piccoli frammenti di ghiaccio, avevano un sapore speciale.

Michele Molino

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