mercoledì 30 giugno 2021

Vastesi nel mondo: John Celenza professore di biologia all'Università di Boston



IL VALORE DELLA FAMIGLIA CHE VIENE DALL'EREDITA' CULTURALE ITALIANA!

I vastesi nel mondo sono veramente tanti e con il passare dei decenni molti discendenti cercano notizie sulle proprie famiglie di origine. Parecchi si rivolgono alla nostra redazione e se possiamo forniamo tutte le informazioni in nostro possesso. Il 22 febbraio 2017 Lino Spadaccini pubblicò su “Noivastesi” ricordo del sarto Nicola Ciotti (poeta dilettante), in cui c'erano anche gli auguri in versi ai novelli sposi Silvio Celenza e Frances D’Ermilio che si sposarono a New York nel 1924. Recentemente il nipote degli sposi, John Celenza (1959) professore della Boston University (Associate Professor, Biology . Director, Program in Biochemistry and Molecular Biology : Director, Undergraduate Research Opportunities Program), ci ha inviato una lettera di ringraziamento per la rara notizia e noi di rimando gli abbiamo chiesto se voleva raccontare la storia della sua famiglia.

Il prof. Celenza, gentilissimo, ci ha inviato una preziosa tesina (battuta a macchina) di 14 pagine, da lui scritta per il college quando aveva 20 anni. Dal documento (tutto in inglese) abbiamo estrapolato le parti che interessano Vasto, cercando di sintetizzare la storia della sua famiglia.

“Durante i 20 anni e passa della mia esistenza c’è stato un solo aspetto che ho costantemente tenuto nella massima considerazione nella mia vita:  la mia famiglia”, scrive Celenza. “Questo aspetto è stato lo stampo che ha forgiato la mia vita. Io attribuisco la vicinanza alla famiglia alla mia eredità culturale italiana. (…) La famiglia è l’entità che non ti abbandona mai”.      

E poi il prof. Celenza racconta la storia della sua famiglia.

“Mio nonno paterno Silvio Celenza è nato nel 1897 da Giovanni e Serafina Molino, ambedue di Vasto in Abruzzo. Giovanni era muratore è lavorò ad un certo numero di edifici in città. Questo mestiere fu passato ai figli che cominciarono a lavorare con lui ancora giovanissimi”.

Nonno Silvio partecipò alla Prima Guerra Mondiale e, invece di raccontare imprese di guerra, amava rimarcare la fame che soffriva al fronte quando era costretto a nutrirsi dei frutti degli ippocastani. Comunque era orgoglioso della sua partecipazione alla guerra e dopo ottenne la pensione di guerra, due medaglie e il titolo di cavaliere.

Nel 1920 in Italia i soldi scarseggiavano, così Nonno Silvio e la sorella Virginia emigrarono in America, per raggiungere il fratello Domenico che lavorava presso la  Barta un’impresa edile. La loro madre in Italia si fece prestare i soldi da una zia più ricca. Il viaggio in nave durò 13 giorni. All’arrivo Domenico trovò un posto per nonno Silvio nella stessa impresa dove lui era caposquadra.

Silvio nei primi anni inviava regolarmente soldi in Italia per aiutare la famiglia. Continuò la lavorare nella stessa ditta per tutta la vita,  fino al suo pensionamento a 70 anni. Dopo comunque continuò a fare lavori edili ad amici e famigliari anche negli anni successivi.

“Quando da giovane Silvio di trasferì al centro di New York incontrò una ragazza i cui genitori provenivano da Vasto. Francesca D’Ermilio era la più grande dei quattro figli di Luigi D’Ermilio e Biaggi Altruda. (…) Mia nonna Francesca frequentò la scuola fino al primo anno delle superiori. Poi fu spinta a lasciare il il lavoro per un posto presso un negozio di abbigliamento. Ma quando si sposò (1924) smise di lavorare.

Torniamo per un istante a Vasto con il  giornale “Il Vastese d’Oltreoceano”. Nell'ottobre del 1924, in occasione delle nozze di Silvio Celenza con la signorina Frances D'Ermilio, Nicola Ciotti (vastese a New York) rivolge un saluto in versi ai novelli sposi:

Mo ch' Amore v' à strette a une note
Li gioie di la vita aveta gote,
E coma vi disidere la mende,
Aveta resse filice e cundende.
E vujje dice a te, Luigge d'Ermijje:
Abbinidice 'sti du bille fijje,
Come mastre Giuvanne à biniditte
Da lu Vaste 'sti du bille fiuritte.
E a cand' aècche massere ànne minute,
A nome vostre ji dinghe nu salute;
E a mmezz' a tutte 'stu ddore di rose
L'augurie dinghe a la spose e a lu spose.
(Articolo sul poeta Ciotti a cura di Lino Spadaccini su noivastesi 22.2.2017)

 “Mio padre John Celenza senior nacque nel 1925” e frequentò le scuole cattoliche. “Mia nonna che era una donna orgogliosa, incoraggiò il figlio a proseguire gli studi e usò tutti i risparmi d famiglia per mandare il figlio all’università, alla Fordham Unversity e alla Georgetown Dental School”. 

John senior ottenne la laurea, durante la guerra si arruolò nella Marina americana e visitò per la prima volta l’Italia,  ma non la regione dei suoi avi

Dopo la guerra con l’aiuto della famiglia aprì uno studio dentistico a Brooklin,  e in quel periodo incontrò Marion Orlando figlia di emigrati campani,  che sposò nel 1955.

 “Io (John Celenza jr, ndr) sono nato nel 1959, primo nipote da ambedue le parti,  maschio, accolto con grande felicità. Essendo l’unico nipote ho avuto vantaggi dai nonni di ambedue le parti e …mi hanno anche d viziato (…) Credo di essere stato uno dei pochi ragazzi e ricevere una lettera con i soldi ad ogni festa! (…) Mi regalavano cose anche fuori dalle feste o ricevevo doni per essere stato bravo”.

“Per quanto riguarda la scuola, i miei genitori vollero il meglio per me (…) Dall’inizio loro desideravano che io diventassi un uomo di scienza. Ogni hobby o gioco  che io avevo era sempre nel campo della scienza. Sinceramente posso dire che se oggi ho interessi nella scienza lo devo alla spinta ed all’aiuto dei miei genitori”. 

Sul piano finanziario John ricorda che i suoi genitori non hanno mai fatto problemi :  “A volte pensavo che io fossi una specie di investimento”. E essendo figlio unico  doveva dare il meglio per non deludere i suoi. 

Per l’università la scelta cadde sull’Adelphi University gradita anche da suoi genitori,  essendo in loco. “Vivendo a casa avevo il vantaggio di avere l’auto e la possibilità di avere un lavoro part time”. Poteva anche dare una mano ai suoi genitori. E questo sentimento  veniva in parte dall’educazione italiana e in parte dalla formazione religiosa cattolica.  “La domenica sono sempre andato alla Messa delle 9 assieme ai miei genitori” (…) Io ho frequentato la grammar school St. Pio X della parrocchia ricevendo la prima formazione religiosa lì.”  Successivamente anche un corso di Preparazione al Seminario, ma l’idea di fare il prete non andò avanti, rimase solo l’impegno nelle attività della parrocchia. 

L’educazione religiosa veniva dai genitori, ma ancor più dai nonni.  E ciò emergeva quando ogni domenica andavano a Brooklyn a pranzo dei nonni di ambedue le parti.

“L’essere italiani si può capire più da un pranzo che da altre cose. Nelle feste ci si sedeva per quattro ore , il cibo era per venti persone ma erano in cinque. Ma durante il pranzo era più importante quello che veniva detto che di quello che veniva mangiato!”. Si parlava di tutto di Italia di  America, di figli e altro,   con i nonni che pensavano sempre di rientrare in Italia.


“I miei nonni hanno cercato di diventare americani, ma sono ancora Italiani, i miei genitori invece apprezzano l’eredità culturale  italiana ma non possono fare a meno di considerarsi americani”.

“Anche se la cultura che i miei avi hanno portato dall’Italia è man mano scomparsa, i valori della famiglia invece sono rimasti,  con i suoi concetti di amore,  premure, reciproco aiuto. Se c’è una cosa in comune  con i miei nonni è l’attaccamento alla famiglia. Questa è l’unica cosa che io spero veramente di trasmettere alle future generazioni della mia progenie!”

“NoiVastesi” spera che  dopo questa pubblicazione giungano altri dettagli sulla famiglia Celenza in America o sui loro parenti vastesi. Ringraziamo il prof. John Celenza, apprezzato docente all’università di Boston,  per averci voluto inviare questa storia da lui scritta intorno al 1980.  

Speriamo di averlo presto a Vasto!

NICOLA D’ADAMO

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