Il prof. Celenza, gentilissimo, ci ha inviato una preziosa tesina (battuta a macchina) di 14 pagine, da lui scritta per il college quando aveva 20 anni. Dal documento (tutto in inglese) abbiamo estrapolato le parti che interessano Vasto, cercando di sintetizzare la storia della sua famiglia.
“Durante i 20 anni e passa
della mia esistenza c’è stato un solo aspetto che ho costantemente tenuto nella
massima considerazione nella mia vita: la mia famiglia”, scrive Celenza. “Questo
aspetto è stato lo stampo che ha forgiato la mia vita. Io attribuisco la
vicinanza alla famiglia alla mia eredità culturale italiana. (…) La famiglia è
l’entità che non ti abbandona mai”.
E poi il prof. Celenza racconta
la storia della sua famiglia.
“Mio nonno paterno Silvio
Celenza è nato nel 1897 da Giovanni e Serafina Molino, ambedue di Vasto in
Abruzzo. Giovanni era muratore è lavorò ad un certo numero di edifici in città.
Questo mestiere fu passato ai figli che cominciarono a lavorare con lui ancora
giovanissimi”.
Nonno Silvio partecipò alla
Prima Guerra Mondiale e, invece di raccontare imprese di guerra, amava rimarcare
la fame che soffriva al fronte quando era costretto a nutrirsi dei frutti degli
ippocastani. Comunque era orgoglioso della sua partecipazione alla guerra e
dopo ottenne la pensione di guerra, due medaglie e il titolo di cavaliere.
Nel 1920 in Italia i soldi
scarseggiavano, così Nonno Silvio e la sorella Virginia emigrarono in America,
per raggiungere il fratello Domenico che lavorava presso la Barta un’impresa edile. La loro madre in
Italia si fece prestare i soldi da una zia più ricca. Il viaggio in nave durò
13 giorni. All’arrivo Domenico trovò un posto per nonno Silvio nella stessa
impresa dove lui era caposquadra.
Silvio nei primi anni inviava
regolarmente soldi in Italia per aiutare la famiglia. Continuò la lavorare
nella stessa ditta per tutta la vita, fino al suo pensionamento a 70 anni. Dopo
comunque continuò a fare lavori edili ad amici e famigliari anche negli anni
successivi.
“Quando da giovane Silvio di
trasferì al centro di New York incontrò una ragazza i cui genitori provenivano
da Vasto. Francesca D’Ermilio era la più grande dei quattro figli di Luigi
D’Ermilio e Biaggi Altruda. (…) Mia nonna Francesca frequentò la scuola fino al
primo anno delle superiori. Poi fu spinta a lasciare il il lavoro per un posto
presso un negozio di abbigliamento. Ma quando si sposò (1924) smise di
lavorare.
Torniamo per un istante a
Vasto con il giornale “Il Vastese
d’Oltreoceano”. Nell'ottobre del 1924, in occasione delle nozze di Silvio
Celenza con la signorina Frances D'Ermilio, Nicola Ciotti (vastese a New York)
rivolge un saluto in versi ai novelli sposi:
Li gioie di la vita aveta gote,
E coma vi disidere la mende,
Aveta resse filice e cundende.
E vujje dice a te, Luigge d'Ermijje:
Abbinidice 'sti du bille fijje,
Come mastre Giuvanne à biniditte
Da lu Vaste 'sti du bille fiuritte.
E a cand' aècche massere ànne minute,
A nome vostre ji dinghe nu salute;
E a mmezz' a tutte 'stu ddore di rose
L'augurie dinghe a la spose e a lu spose.
(Articolo sul poeta Ciotti a cura di Lino Spadaccini su noivastesi 22.2.2017)
John senior ottenne la
laurea, durante la guerra si arruolò nella Marina americana e visitò per la
prima volta l’Italia, ma non la regione
dei suoi avi
Dopo la guerra con l’aiuto
della famiglia aprì uno studio dentistico a Brooklin, e in quel periodo incontrò Marion Orlando
figlia di emigrati campani, che sposò
nel 1955.
“Io (John Celenza jr, ndr) sono nato nel 1959,
primo nipote da ambedue le parti,
maschio, accolto con grande felicità. Essendo l’unico nipote ho avuto
vantaggi dai nonni di ambedue le parti e …mi hanno anche d viziato (…) Credo di
essere stato uno dei pochi ragazzi e ricevere una lettera con i soldi ad ogni
festa! (…) Mi regalavano cose anche fuori dalle feste o ricevevo doni per
essere stato bravo”.
“Per quanto riguarda la
scuola, i miei genitori vollero il meglio per me (…) Dall’inizio loro
desideravano che io diventassi un uomo di scienza. Ogni hobby o gioco che io avevo era sempre nel campo della
scienza. Sinceramente posso dire che se oggi ho interessi nella scienza lo devo
alla spinta ed all’aiuto dei miei genitori”.
Sul piano finanziario John ricorda che i suoi genitori non hanno mai fatto problemi : “A volte pensavo che io fossi una specie di investimento”. E essendo figlio unico doveva dare il meglio per non deludere i suoi.
Per l’università la scelta cadde sull’Adelphi University gradita anche da suoi genitori, essendo in loco. “Vivendo a casa avevo il vantaggio di avere l’auto e la possibilità di avere un lavoro part time”. Poteva anche dare una mano ai suoi genitori. E questo sentimento veniva in parte dall’educazione italiana e in parte dalla formazione religiosa cattolica. “La domenica sono sempre andato alla Messa delle 9 assieme ai miei genitori” (…) Io ho frequentato la grammar school St. Pio X della parrocchia ricevendo la prima formazione religiosa lì.” Successivamente anche un corso di Preparazione al Seminario, ma l’idea di fare il prete non andò avanti, rimase solo l’impegno nelle attività della parrocchia.
L’educazione religiosa veniva
dai genitori, ma ancor più dai nonni. E
ciò emergeva quando ogni domenica andavano a Brooklyn a pranzo dei nonni di
ambedue le parti.
“L’essere italiani si può capire più da un pranzo che da altre cose. Nelle feste ci si sedeva per quattro ore , il cibo era per venti persone ma erano in cinque. Ma durante il pranzo era più importante quello che veniva detto che di quello che veniva mangiato!”. Si parlava di tutto di Italia di America, di figli e altro, con i nonni che pensavano sempre di rientrare in Italia.
“I miei nonni hanno cercato
di diventare americani, ma sono ancora Italiani, i miei genitori invece apprezzano
l’eredità culturale italiana ma non
possono fare a meno di considerarsi americani”.
“Anche se la cultura che i
miei avi hanno portato dall’Italia è man mano scomparsa, i valori della
famiglia invece sono rimasti, con i suoi
concetti di amore, premure, reciproco
aiuto. Se c’è una cosa in comune con i
miei nonni è l’attaccamento alla famiglia. Questa è l’unica cosa che io spero
veramente di trasmettere alle future generazioni della mia progenie!”
“NoiVastesi” spera che dopo questa pubblicazione giungano altri dettagli sulla famiglia Celenza in America o sui loro parenti vastesi. Ringraziamo il prof. John Celenza, apprezzato docente all’università di Boston, per averci voluto inviare questa storia da lui scritta intorno al 1980.
Speriamo di averlo presto a Vasto!
NICOLA D’ADAMO
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