venerdì 4 giugno 2021

Dal taccuino di Angelo Del Moro: UNA PSICOLOGA DENUNCIA: ANCHE LA SOLITUDINE UCCIDE, NON SOLO IL VIRUS.

UNA PSICOLOGA DENUNCIA: ANCHE LA SOLITUDINE UCCIDE, NON SOLO IL VIRUS
di Angelo del Moro

La profonda solitudine dei pazienti ricoverati nei nostri ospedali ricorda che da due anni, ormai, sono entrate in vigore molte restrizioni che privano le persone ricoverate di socialità, condivisione e contatto umano.
A tutti coloro che con cinismo hanno lasciato che questo tema cruciale scivolasse in fondo alla lista delle persone, vorrei ricordare che anche di solitudine si può morire. Sono moltissimi gli studi scientifici realizzati dagli anni Ottanta ad oggi che hanno evidenziato le gravissime ricadute dell'isolamento sociale sulla salute.

In particolare, vorrei segnalare uno studio redatto a Cambridge nel 2010 che dimostra come le relazioni sociali influenzino la mortalità in maniera paragonabile al fumo di sigaretta o al consumo di alcol. Oggi vorrei urlare a gran voce che il diritto alla salute e quello di coltivare relazioni affettive importanti sono due facce della stessa medaglia e come tali non possono prescindere l'uno dall'altro.
In situazioni delicate come la malaria, ancor più se si tratta di una malattia grave o addirittura terminale, la solitudine è un vero e proprio catalizzatore per il decadimento fisico.
Le restrizioni che abbiamo accettato per contenere il contagio di questa pandemia non devono trasformarsi in uno strumento di morte per esclusione sociale e isolamento.
Tra poche settimane prenderà il via per riaprire le discoteche in sicurezza in cui sarà garantito l'accesso a migliaia di giovani dotati di green passe una semplice mascherina.
Ma è davvero possibile che a distanza di due anni non si possono adottare misure analoghe in un ambiente controllato e decisamente meno fluido come quello di un ospedale per regalare la carezza dì una persona cara a un malato ?
 
"Tra i miei pazienti ho ex ricoverati per covid e persino i loro parenti", conferma la psicologa. "Posso dire, per esperienza, che l'angoscia dell'essere soli attraversa persone di tutte le età. Ho avuto per esempio una signora anziana, finita in regime di ricovero per problemi riabilitativi, che mi ha raccontato dì giorni e di notti interminabili, di aver perso la cognizione del tempo, di non riuscire più ad immaginare i volti delle persone amate. Ho seguito una giovane madre che, dopo un parto difficile, si è trovata sola, senza forze, annegata nelle proprie angosce di morte nonostante la vita appena data aia luce. E poi un giovane che, pur usando il telefono per le videochiamate, è caduto in una depressione profonda perché sentiva ancor più l'abisso tra una carezza reale e un sorriso rimandato da uno schermo. La cosa più tragica che ho conosciuto, riguarda le persone senza speranze: fare i conti con la morte è sempre terribile, ma quando si è soli diventa devastante. E' un gesto d' amore, il sorriso di una persona cara, per coloro che attesi dalla morte, sono a pieno titolo un "farmaco" molto potente, un atto dovuto di umana pietà."
L'isolamento sociale dei pazienti ricoverati nei nostri ospedali deve dunque diventare una priorità.
Vasto, 29 maggio 2021

Nessun commento: