di LINO SPADACCINI
Oggi è la festa della Madonna di Pennaluce, una delle più sentite e attese dai fedeli vastesi, soprattutto per la bella e suggestiva processione in mare.
Anche quest’anno, a causa delle restrizioni legate
alla pandemia, la festa si svolge in forma ridotta e senza le consuete
processioni, né quelle a terra per portare la statua
dalla chiesa di Punta Penna alla chiesa di San Paolo e
viceversa, né quella in mare del giorno della festa.
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I lavori di restauro e valorizzazione
della chiesa e degli ambienti di pertinenza sono ormai in dirittura d’arrivo,
ma la chiesa ancora non è stata restituita al culto. Pertanto, la statua della
Madonna di Pennaluce è stata trasferita nella chiesa di S. Paolo Apostolo, dove
rimarrà esposta alla venerazione dei fedeli.
"Sopra una bella collina, a quattro miglia da
Vasto", scriveva Antonio De Nino, "sorge la chiesa della Madonna della Penna. Appiè della collina battono
le acque dell’Adriatico. La festa di questa Madonna si celebra tra aprile e
maggio: bande musicali, spari di mortaletti e processione. La statua della
Madonna si porta processionalmente in riva al mare. Un grosso battello aspetta
la regina dei Cieli. Grande emozione, quando la Madonna entra nel battello coi
preti e coi vice preti, cioè coi procuratori della festa. I marinai remano di
cuore verso Pescara; e il movimento ondulatorio del battello produce
un’illusione potentissima negli spettatori, cui la Madonna sembra persona viva".
Sorta
intorno al 1500 sulle rovine dell’antica città di Pennaluce, la chiesa della
Madonna della Penna è divenuta nel corso degli anni metà di pellegrinaggi di
devoti vastesi che accorrono numerosi all’annuale festa che si rinnova nel mese
di maggio.
Un tempo la
settimana precedente la festa, la statua della Madonna veniva portata
processionalmente a spalla da robusti contadini, fino alla chiesa di San Pietro
prima, ed a quella di Sant’Antonio di Padova poi, preceduta dalle contadinelle,
che portavano sulla fronte corone di viole, e da pellegrini con le sacre
insegne in testa. Solo dal 1997, la statua della Madonna viene portata presso
la nuova chiesa parrocchiale di San Paolo Apostolo.
Il giorno della festa la processione in mare si
svolgeva sulle paranze. Molto bella è la descrizione del solenne imbarco, fatta
dal poeta e pittore vastese Carlo Palmili: "Le barche, con le vele rosse, bianche, arancione, si gonfiano e si
sgonfiano nell’avvicinarsi alla riva. Salire sulla barca non è facile. I marinai
sono presi dalla fretta. Si caricano sulle spalle donne, uomini e bambini e li
trasportano sulle barche. Chi denuda le gambe, chi si stringe al collo del
marinaio per timore di cadere nell’acqua; chi ride idiotamente e rinunzia a
salire a bordo. La scena si ripete fino a che non viene imbarcata la Madonna,
che viene deposta vicino all’albero della barca. La barca che reca la Vergine è
senza vela: essa viene rimorchiata dalle altre barche. Sull’albero, in segno di
distinzione, è tesa una fune con infinite banderuole, fra il suono della banda
e grida osannanti dei fedeli".
Interessante è anche la descrizione riportata su Il Giornale d'Italia pubblicata nel
1929: "Partono di buon mattino le
paranze dal lido di Vasto per recarsi al Seno Lotta; qui la Madonna, portata a
spalla da quattro contadini scelti a sorte, viene deposta sulla barca che la
porterà al largo, facendole fare un giro dal braccio sud al braccio nord
dell'insenatura e viceversa. A coppie le barche formano il corteo seguendo la
barca della Madonna, che è senza vela, poiché sull'albero libero è stato
improvvisato l'altarino con relativi pennoni, e che viene rimorchiata
dall'altra barca gemella. La folla dei fedeli e dei paesani si reca numerosa ad
attendere la Madonna, sia al braccio sud che al braccio nord. Molte sono le
barche che accompagnano la processione sul mare e sulla riva è tutta una festa
di colori e di luce".
L’origine
della processione in mare è da ricondursi probabilmente al ricordo di una
leggenda tramandata dai marinai, che parla del trafugamento della statua della
Madonna da parte dei Turchi, poi ritrovata in chiesa, mentre la loro barca
andava a fondo, e del suono di una campana, adagiata sul fondo del mare, che si
ode suonare il lunedì dopo Pasqua.
Lino
Spadaccini
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