A
Vasto, come in altre città antiche, ogni
pietra racconta una storia.
Alla
fine di Piazza del Popolo, c’era una volta Porta Palazzo , “già demolita nel
XVIII secolo”. Lì, proprio all’inizio della discesa che porta alla Fonte Nuova,
si notano i resti di una fontana con la
scritta in pietra appena leggibile,
MDCCCLXXXIII (1883), con un tubo
centrale abbastanza grande che non porta acqua e due eleganti fregi laterali.
Dal muro si notano piccole perdite di acqua che non si sa da dove vengono.
Per capire di che cosa si tratta
ci è d’ausilio un quadro di Michele Provicoli (1913-2004) memoria storica della città, dal titolo “La fontana di Porta Palazzo”, che visivamente dà una precisa idea del monumento. (Foto in apertura)Per
raccontarla però bisogna partire
dall’Acquedotto romano delle Luci che fino ad inizio ‘900 alimentava in città
tre fontane. In sequenza: quella sotto
il Torrione; la fontana “grande” in piazza
L.V. Pudente (poi spostata in
piazza Barbacani); ed infine quella di Porta Palazzo, di cui si parla
pochissimo.
Ma
nei documenti di archivio ci sono parecchi riferimenti. Lo storico Marchesani,
per esempio, riferisce che nel 1832 ci
furono nuove disposizioni e fu stabilito
che “la fontana della Piazza al poto degli
uomini si serbi, ed in quella a Porta Palazzo si abbeverino le bestie”. In un
altro passaggio si apprende che Porta Palazzo veniva alimentata con le acque
che avanzavano alla fontana grande.
Dai
documenti dell’Archivio Storico si
apprende anche che il 23 febbraio 1882 il Consiglio Comunale
autorizzò una serie di lavori nella zona di Porta Palazzo, tra cui un muro di
sostegno, le ringhiere in ferro, la ricostruzione di un “casotto daziario” e la
“sollecita” ricostruzione dell’abbeveratoio.
Un’opera quest’ultima - si legge nella delibera - “reclamata dai vetturali”, per “il beveraggio
dei loro animali”. L’impegno di spesa fu
450 lire e rappresentò a anche un vanto per l’Amministrazione che in delibera si autodefinì come una
compagine che “si distingue a dar vita, luce e aria a questa Città”!
In
sostanza l’abbeveratoio fu “seppellito”! Ma nell’angolo superiore della piazza
fu creata una fontanella, perché dal
1926 a Vasto era giunta l’acqua dell’Acquedotto del Sinello.
All’inizio
degli anni ’60 una parte dei gradini all’inizio della discesa di Porta Palazzo
furono livellati per dar luogo all’attuale strada, asfaltando anche il
bellissimo selciato che conduceva dritto
alla Fonte Nuova, recentemente tornata alla ribalta grazie alla preziosa opera
di sistemazione del’Associazione Madre Cultura.
Nicola D’Adamo
Grazie a Ida Candeloro che ci ha fornito copia di un altro quadro di Provicoli (1998) con la fontana da un'altra angolazione.
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