Mauro Ferrara e Enzo La Verghetta |
Storia di una burla con risvolti artistici. Non si vuole screditare gli esperti d’arte.
Negli anni ’60, per molti di noi la paghetta era al limite della sopravvivenza, non certo per cattiva
volontà ma era destinata a far fronte a necessità più impellenti. Il cinema si frequentava cercando espedienti per bai passare il botteghino. Cosa restava?Lunghe passeggiate sul corso principale con gli amici, e per vincere la noia c’era “sfottò”, prendersi allegramente in giro. Le ragazze? Impresa ardua, c’era radio fante delle mamme a cui non scapava nulla, questo valeva per le ragazze e anche noi ragazzi, e risuonava nelle nostre orecchie: “prenditi prima un pazzo di carta”. Frase adatta per ogni occasione e richiesta.Fine estate 1965. Niente scuola e
tempo per sfruttare ogni opportunità per organizzare scherzi, quest’anno
raggiungemmo l’apice.La Fuci (Federazione Universitari Cattolici Italiani),
sezione di Vasto, il luogo dove ci ritrovavamo fra amici, quell’estate
organizzò un concorso di pittura per universitari e studenti degli ultimi anni
delle superiori, per un’opera da realizzare in due giorni.
Con il mio amico, da una vita,
Mauro non potevamo perdere l’occasione.Decidemmo di partecipare, in coppia con
un’opera a due mani.Il destinatario e vittima era un amico da sempre“il Presidente”,
lo è per definizione.
Eravamo consci che la pittura non
era il nostro “shop”, la nostra esperienza artistica si era fermata con le
lezioni di disegno delle medie inferiori. L’occasione era troppo ghiotta per
rinunciarci alla prima difficoltà, ma occorreva trovare una soluzione, un’opera da
cui non si evincesse un eccessivo impegno da parte degli autoria costi molto
contenuti.
Utilizzare la tela, già testimoniava un impegno, riuscimmo a rimediareun pezzo di compensato fornito da un amico falegname. Ci presentammoalla giuria per la certificazione. La gara era l‘avvenimento del giorno e aveva richiamato gli amici curiosi e i ragazzi delle vicinanze. Esplicata la formalità occorreva organizzarsi, la nostra partecipazione aveva destato interesse anche fra i ragazzi si accodarono per un po’.Nel tornare a casa, fortunatamente, ci imbattemmocon un pittore armato di cavalletto e tavolozza che era in piazza intento a dipingere il monumento a G. Rossetti, un poeta vastese, vissuto in Inghilterra, autore di alcune opere dicritica letteraria, soprattutto suDantee laDivina Commedia. Ci avvicinammo al “collega” che fu molto disponibile, fra artisti ci si aiuta, e ci fornì utili consigli e ci fece scoprire la cementite, da usare come sottofondo per turare i pori del legno per fare assorbire dalla “tela”meno colore.
Investiamo in due pennelli, qualche
tubetto di colore base, e acqua ragia. E ci ritiriamo nello studio.
Avevamo la materia prima ma
mancava l’idea, e la cosa non era nésecondaria né facile perchédoveva
rispondere a due requisisti: celare l’incompetenza degli artisti e non richiedere
eccessivo impegno. Altrimenti, rischiavamo di andare per suonare e poi rimanere
suonati.
Occorreva l’ispirazione,
l’esempio di un maestro da seguire.
Una rapida scorsa a un libro di
pittura su Paul Klee, il grande pittore tedesco-svizzero. Decidemmo di ispirarci
al quadro “Strada principale e strade secondarie”, dipinto nel 1929, una specie
di scacchiera. Partimmo con una bozzaaccennata a matita, poi iniziammo a
imbrattare la tela: un colore lo scegli tu uno scelgo io. Dopo mezz’ora guardando
il risultato, ci rendemmo conto che i colori erano orribili e gli accostamenti
cromatici improponibili. Questo malgrado il grosso impegno. Non era la
soluzione.Risuonava la frase a G. Bartali: “E’ tutto sbagliato è tutto da
rifare”. Bisogna ripartire con un nuovo progetto.
Qualcosa di semplice, lineare, da
cui trasparivalo spirito dell’avventura.
Un lampo dettato dalla
disperazione. Da questa scaturì l’immagine di una barcanel golfo di Vasto, logo
di una città di mare.Esplicitato nella tela,attraversouna
fetta d’arancio sovrastato da un triangolo a mo’ divela in una notte, illuminata da una luna piena.Delle
linee delimitavano il cielo il mare e la terra.
Un’immagine della nostra città, nelle
sue linee essenziali.
“Marina di notte n.1”,
firmatoFerLa (Ferrara–La Verghetta).
Giudizio degli stessi autori:
tecnica carente, una accettabile policromia per un’esecuzione originalmente
sintetica. Per noi aveva un suo perché e aveva raggiunto l’obiettivo.
Alla consegna la giuriamostrò scetticismo eironia. La cosa non ci meravigliò, sapevamo cheloro non erano esperti, non avevano capito il valore dell’opera. Onestamente neanche noi.
Vedendo le altre opere, avemmo un
momento di imbarazzo,ci rendemmo conto che la concorrenza non era alle prime
armi e inoltre si era impegnata.
La parola alla giuria,formata anche da professori della scuola d’arte locale. Come tradizione, cominciarono a trapelare indiscrezioni che parlavano di un risultato a sorpresa. I membri della giuria non raggiunsero subito l’unanimità, al contrario iniziarono un’animata discussione. Dopo una mediazione arrivarono a stilare la classifica finale con l’assegnazione dei premi. Non ricordo il vincitore, ma FerLa si aggiudicòil secondo posto, premiato con medaglia d’oro G. Spataro, noto politico vastese.La motivazione ufficiale fu:“per le qualità sintetiche e coloristiche e la semplicità dell’esecuzione”. Un successo
Questo perché, contrariamente a
quella che è la norma, il risultato ottenuto non derivò da un rapporto
privilegiato con alcuni membri della commissione, ma al contrario questo ci sfavorì.
Fortunatamente, il presidente della commissione, unico esperto, aveva
attribuito, nella sua autorevolezza, al quadro di FerLa il 1° premio, vedendo
qualcosa che forse era solo nel nostro inconscio. L’albero della barca, non
proprio a piombo sulla barca, aveva rivelato, a chi se ne intendeva, il
travaglio degli autori, che si agitava nel profondo dell’io, ma di cui noi non
conoscevamo l’esistenza, anche se questa traspariva indubitabilmente dal
quadro.
Purtroppo, il nostro amico,in
sede di valutazione, rese partecipe la commissione di quella che lui definì una
burla/goliardata e questo influì sulla classifica. Il presidente con rammarico
fu costretto a retrocederci al secondo posto.
Vatti a fidare degli amici!!!!!!
Così hanno tarpato le ali a FerLa, oggi poteva essere una firma affermata, con quadri esposti nelle gallerie più rinomate in Italia e all’estero.
Per i più curiosi, il quadro ha troneggiato
nella residenza del coautorea Ciciliano (RM), la medaglia è stata duplicata e
ognuno dei due autori ha il suo originale (?).
Il secondo tentativo, come per
molte opere, non è mai all’altezza del primo. La sua destinazione è stata il
fuoco in un camino.
Quando ci si divertiva con poco.
Enzo La Verghetta
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