UN'INTERESSANTE RIFLESSIONE - TUTTORA ATTUALE - PUBBLICATA SU "VASTONOTIZIE" L'8 MARZO 1989
Il passaggio dal femminismo come cultura prevalentemente emancipatoria al nuovo femminismo dell'affermazione della differenza, ha significato una svolta, un mutamento profondo: l'affermazione della differenza non è più, infatti, connotata di subalternità, ma è affermazione di una ricchezza che c'è e cresce nonostante ci sia spesso ancora il disconoscimento culturale maschile: di una ricchezza "altera" che rifiuta la omologazione, che indica non contrapposizione, ma "alterità".
Ormai alle soglie del terzo millennio, nella conquista dell'uguaglianza differenziata, la donna si interroga sulla sua vocazione e sul suo nuovo destino: in questo arduo cammino alla ricerca dello specifico femminile, la donna cattolica vive la grave responsabilità della consapevolezza che Dio le ha affidato, in un modo specifico, l'essere umano.
La sua autentica vocazione consiste pertanto nel porsi, con sensibilità, di fronte alle potenzialità ed alle minacce della svolta epocale in atto, sia per i valori da salvare (vita, pace, ecologia), sia per i guasti da correggere (alienazione tecnologica, sviluppo non integrale né integrato, inquinamento e nuove povertà).
Nell'ardua transizione al postmoderno, le parole del Santo Padre, nella recente lettera apostolica "Mulieris Dignitatem", sottolineano in modo esemplare, secondo il messaggio agostiniano, una verità che ben definisce la dignità della donna: essa viene misurata dall'ordine dell'amore.
A questa aurora di speranza in un mondo "rinnovato" da una presenza femminile consapevole e partecipe è riposta, forse, la salvezza dell'umanità.
Giulia Pastorelli
Nessun commento:
Posta un commento