venerdì 3 febbraio 2023

Oggi è la tradizionale festa di San Biagio

 I fedeli si rivolgono al Santo in particolare per le malattie legate alla gola

di Lino Spadaccini

 Oggi 3 febbraio festa di San Biagio, lu Suande Cannarìute.

San Biagio fu medico e vescovo di Sebaste, in Armenia, e martire nel IV secolo presumibilmente sotto l'imperatore Licinio (307-323). Rimane una figura piuttosto misteriosa in quanto la sua vita  si trova per così dire in bilico tra la storia e la leggenda: la documentazione storica è lacunosa, mentre le testimonianze sono numerose.

A causa della sua fede venne imprigionato dai romani. Durante il processo, si rifiutò di rinnegare la fede cristiana e per questo fu

straziato i con pettini di ferro, che si usano per cardare la lana. Morì decapitato nel 316.

I fedeli si rivolgono a San Biagio in particolare per le malattie legate alla gola. Si racconta, infatti, che durante una persecuzione contro i cristiani, Biagio venne processato e condannato a morte. Mentre veniva condotto al martirio, una donna gli portò il figlioletto che stava soffocando per una lisca di pesce che gli si era conficcata in gola. Il Santo Taumaturgo salvò il bambino con la preghiera. Per questo motivo, ancora oggi in molte chiese, durante la S.Messa i sacerdoti benedicono le gole dei fedeli con l'imposizione di due candele incrociate.

San Biagio era molto venerato anche a Vasto, nella chiesa del Convento di S. Spirito, dove sin dal 1573 era presente una cappella e dov’era custodito un osso del Santo. Dalla soppressione del Convento, con real decreto del 13 febbraio 1807, promulgata da Giuseppe Napoleone, la reliquia venne trasferita nella Cattedrale di San Giuseppe.


Come ricordava Espedito Ferrara ne "Il nostro Calendario", a Vasto si usava dire che

Tré ssènde fa pahìure:

Sande Varevìute (Sant’Antonio abate)

Sande Freccìute (San Sebastiano)

Sande Cannarìute (San Biagio)

Questo perché il primo è padrone del fuoco, il secondo della polmonite ed il terzo delle malattie della gola.

A proposito di San Biagio, c’è una leggenda abruzzese raccontata dallo storico Antonio De Nino (1831-1907) nel volume IV di “Usi e costumi abruzzesi”:

 Biagio era un pover'uomo, e aveva un cuore ricco di sentimenti caritatevoli. Quand’andava alla chiesa, diceva a Gesù Cristo: – Gesù  Cristo mio, perché non mi dai un po' di roba? Vorrei aiutare la povera gente. – Questa preghiera si ripeteva tutti i giorni. Ai 3 di febbraio andò alla Chiesa a fare la solita preghiera; e non appena l'ebbe finita gli comparve Gesù Cristo, che stese la mano e allungò l'indice e glielo strisciò alla gola. Poi scomparve.

Ritornando a casa, per via intese un lamento. Biagio disse fra sé: – Voglio vedere che sarà. – Entra in una casetta e trova una bambina malata di gola, che non poteva quasi più respirare. Biagio volle tastare la gola col dito... La bambina gettò un grido di allegrezza... Era guarita!

Biagio così fece tanto bene alla povera gente.

Quando morì, fu santificato e divenne il protettore dei malati di gola. Quando morì, fu santificato e divenne il protettore dei malati di gola.

Il divoto di San Biagio può fare da medico. Suole andare perciò al letto del malato di gola, gli prende il polso della mano diritta, e con l'indice e il pollice della mano propria, strisciando su e giù, gli dice: – Gliutte, gliutte! –  E l'infermo fa per inghiottire, mentre il divoto medico col solo pollice gli segna nel polso una gran quantità di croci. E poi glielo torna a strisciare col pollice e l'indice, premendo forte, e dice:

 Sante Biasce, de nove fratelle,

E da nove remaste a otto,

E da otto remaste a sette,

E da sette remaste a sei,

E da sei remaste a cinche,

E da cinche remaste a quattre,

E da quattre remaste a tre,

E da tre remaste a du’,

E da du’ remaste a une:

Sante Biasce, squaglie ste cagliune! (ghiandole).

L'operazione si ripete per nove volte, e si conchiude:

Ji te segne e Die te sane.




 

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