domenica 21 febbraio 2021

Dal taccuino di Angelo Del Moro: IL FUTURO NON SI COSTRUISCE CON INCERTEZZE E TIMORI


IL FUTURO NON SI COSTRUISCE CON INCERTEZZE E TIMORI 
di Angelo Del Moro 

Le cronache dell'ultimo anno ci hanno consegnato un mondo diverso e inedito, effetto della pandemia di cui ognuno di noi porta, più o meno tragicamente, i segni. Segni materiali, come la perdita del lavoro o del benessere, delle abitudini consolidate, delle libertà che ora devono confrontarsi con il giogo delle misure contentive. 

Segni anche sul piano psicologico e su quello affettivo. La mente di ogni individuo è stata caricata dì tutta una serie di nuove "immagini": mascherine, gel igienizzanti, sirene delle ambulanze, ospedali affollati di malati, rianimazioni. I vari lockdown hanno ucciso, per molti, la libera progettualità e il libero corso del pensiero. Il distanziamento sociale non si è imposto soltanto come misura di profilassi, ma ha costituito, e costituisce ancora con graduazioni diverse, una cerniera che obbliga talvolta ad une convivenza coatta oppure ha prodotto una solitudine indefinita e indeterminata, in particolare per chi è già solo o ha subito una perdita. 

Per alcuni è diventato causa e misura di un distanziamento affettivo tra l'uomo e il prossimo, una cesura col passato che ha reinventato tanto il passato quanto il futuro. Ha trasformato quel passato "ordinario" pieno dì problemi in qualcosa di "mitico" in una età dell'oro" idilliaca anche se non lo era. Senza quasi rendercene conto abbiamo cominciato ad assorbire la tragicità del presente, impregnata di timore della morte, che è un aspetto della stessa pandemia. La paura, la confusione, le incertezze e il dubbio inibiscono la capacità dì "un esame di realtà". Si tratta probabilmente di un meccanismo di difesa. 

Di fatto tentiamo a non staccarci mai da "ciò che è stato", e viviamo nella speranza dì un futuro che ce lo riproponga, magari identico. Sembra quasi che ci sia, per usare le parole di Freud, una sorta di "coazione a ripetere" vicissitudini passate, una tendenza a rivivere i sentimenti sulla base delle esperienze vissute, un attaccamento agli stessi schemi e riti anche se disfunzionalì, anacronistici e fonte di disagio. 

Davanti a questo sconvolgimento e a questa sofferenza indotta dalla pandemia che ha prodotto una radicale sfiducia di fondo, la manutenzione della mente non può essere affidata solo alla buona volontà individuale. Il disorientamento che stiamo vivendo rende necessario un recupero valoriale attento e disciplinato. Il presente ci può insegnare a recuperare tanti piccoli "oggetti" del nostro vissuto che questa onda d'urto ha disperso e il recupero di tutto ciò che è negazione della morte dei sentimenti. 
O se volete, il valore della fiducia nella vita e nel bene che ne può venire; il valore degli affetti degli amici: il valore della solidarietà, del recupero dell' "umanità delle cose e della sacralità dell'esistenza umana; il valore, per chi è credente, della speranza di "nuovi cieli e nuova terra" inseguire nel futuro un passato sclerotizzato dal tempo, erroneamente percepito e tragicamente vissuto come aureo, ci condanna a non integrarci con la realtà e alimenta la nevrosi. E’ il disagio, legittimo figlio della perdita. E per ciò delle tasse non parliamo ... Che ne dite? 
VASTO, 14 febbraio 2021

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