Dopo aver parlato della rivista L’Abruzzo Umoristico diretto dal Maestro d’Arte e Cultura Carlo d’Aloisio da Vasto, oggi vogliamo rimanere in tema, attraverso la pubblicazione integrale di una favola antica “per i ragazzi che non si saziano mai”. Il titolo è Il Galluccio che diventò celebre, ed è apparsa su L’Abruzzo Umoristico n.5-6 del dicembre 1912, in pieno periodo natalizio.
Prima della favola, d’Aloisio, sotto lo pseudonimo di “Penna d’oro”, si sofferma sull’atmosfera del Natale: “In Abruzzo il Natale viene quasi sempre rallegrato dalla neve. Oh i candidi fiocchi! E sotto la neve il pastore d’Abruzzo col suo gregge torna dai lontani pascoli. Torna al suono della zampogna, che gli è stato di compagnia del lungo
viaggio. Egli cammina, cammina per attraversare il lungo tratturo, avvolto nel suo vecchio e scolorito mantello. Cammina verso casa sua dove l’aspettano la moglie e i suoi cari figlioletti, per festeggiare la Festa Grande. Poi scende sulle rive del Pescara, coperte anch’esse di neve, e s’insinua nella vallata. È questo il Natale del pastore d’Abruzzo e di tutta la sua buona gente. Egli non si lagna, è felicissimo invece, più di voialtri forse. Tra poco, verso sera, egli arriverà nella tanto desiderata bianca casetta sperduta nella valle di neve, arriverà felice e lì mangerà le castagne lesse o arroste e beverà un bicchiere del suo vinello, insieme ai suoi cari”.D’Aloisio
riprenderà e amplierà questo suggestivo racconto sul Natale abruzzese in Addio vecchia e dolce poesia di Natale,
pubblicato nel dicembre 1916 sulla rivista La
Donna.
A
questo punto non rimane altro che immergerci nella lettura de
Il Galluccio che
diventò celebre
FAVOLA ANTICA
per i ragazzi
che non si saziano mai
—
Quattro castagne arroste a chi indovina questo indovinello:
A
mezzanotte si leva su;
è
barbuto e barba non si fa;
porta
gli sproni e cavalier non è;
pasce
figli e moglie non ha:
chi
l'indovina, dottore sarà.
Mario — È il lupo!
Roberto — È il gatto!
Enrico — È il
galluccio!
—
Bravo Enrico, hai indovinato. Eccoti le quattro castagne arroste.
—
Racconta nonna, racconta la favoletta del galluccio.
—
C’era una volta un galluccio bello e buono, però aveva il brutto vizio di
lordare tutta la cucina. Un giorno la padrona si adirò tanto che Io scacciò
via. II galluccio andava alla ventura. Incontrò un vespone che gli disse
—
Compare galluccio, dove vai?
—
Eh - rispose - vado a buscarmi da mangiare, perché son rimasto senza padrona.
—
Mi vuol far venire con te?
—
Vuoi venire con me? Ma io corro assai e non so se tu ti fidi. Del resto, se
vuoi venire, vieni pure.
Il
galluccio andava innanzi ed il vespone dietro. Ad un tratto il galluccio sentì
fame e disse:
Acqua
di mare
acqua di vento
il vespone nel mio ventre.
E
il vespone andò a finire nello stomaco del gattuccio.
Più
tardi incontrò una volpe che gli disse:
—
Compare galluccio, hai piacere della mia compagnia?
—
Vieni pure – rispose il galluccio.
Il
galluccio correva tanto che quasi non toccava i piedi per terra; mentre la
volpe andava lemme lemme.
Ma
compare galluccio sentì nuovamente fame, e:
Acqua
di mare,
acqua di vento
la volpe nel mio ventre.
E
la volpe andò per la via del gozzo.
Più
tardi compar galluccio ebbe sete, si avvicinò al fiume e bevve tanta di
quell’acqua da empirsene lo stomaco.
Finalmente
giunse davanti al palazzo del re e fece sentire non so quante centinaia di chichirichì.
Il
figlio del re era infastidito di quella musica e ordinò che si chiudesse subito
il galluccio nel pollaio. Ma le galline appena videro il nuovo ospite, lo
cominciarono a beccare. Il galluccio perdè la pazienza e gridò:
Acqua
di mare
acqua di vento
caccia la volpe dal mio ventre.
La
volpe uscì e fece strage mangiandosi tutte le galline; poi si aprì la gattaiola
e uscì insieme a compar galluccio, che ricominciò subito a cantare. Il figlio
del re non ne poteva più e ordinò che galluccio fosse chiuso nella scuderia.
Appena campar galluccio si trovò nella nuova dimora, tutti i cavalli gli
cominciarono a regalare una gran quantità di calci. Il povero gattuccio si
guardava di qua e di là, cercava di difendersi a colpi di becco, ma ci perdeva.
Allora si ricordò che aveva nello stomaco il vespone e disse:
Acqua
di mare
acqua
di vento
caccia
il vespone dal mio ventre.
Il
vespone uscì tutto furioso e cominciò a punzecchiare le parti più delicate dei
cavalli. I cavalli fracassarono la porta della scuderia, e compar galluccio si
trovò di nuovo in libertà.
Appena
rivide la faccia del sole, ne gioì tanto che mise fuori una infinità di chichirichì, chichirichì, chichirichì.
II
figlio dei re montò in furia, rimproverò le persone di servizio che nonavevano
saputo custodirlo e ordinò ancora di prendere il galluccio e lanciarlo vivo
vivo nel forno acceso.
Il
cuoco che era a preparare il pranzo, prese il galluccio e Io scaraventò nel
forno. Ma compar galluccio non si perdè d'animo, si ricordò di tutta
quell'acqua bevuta nel fiume, e gridò:
Acqua
di mare
acqua
di vento
caccia
l'acqua dal mio ventre.
E
uscì fuori tant'acqua che smorzò in un attimo il fuoco.
Il
galluccio si rimise in viaggio, e… a questo punto la nonna si accorse che i tre
nipotini dormivano tranquillamente.
Carlo
d’Aloisio
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