L'edizione del 2020 è completamente dedicata alle opere d'arte acquisite nella lunga storia del Premio: una vasta e importante collezione di dipinti, sculture, fotografie e opere digitali che vanno dagli anni Sessanta agli anni Duemila.
In
attesa del vernissage della mostra Premio
Vasto 2020. Opere dalla Collezione, in programma domani sera alle ore 19,
nelle sale dei Musei Civici di Palazzo d'Avalos, vogliamo brevemente
ripercorrere le principali tappe del Premio,
che continua a rappresentare da oltre sessant’anni un punto di riferimento importante
per l'arte contemporanea italiana.
150 FOTO delle varie edizioni del premio >>>
150 FOTO delle varie edizioni del premio >>>
Se
le due grandi mostre organizzate nel 1950, dall'allora amministrazione comunale
guidata dall'avv. Florindo Ritucci-Chinni, una dedicata ai fratelli Palizzi e
l'altra formata da esponenti di spicco dell'arte contemporanea italiana, hanno
segnato quasi un'anteprima del Premio,
la nascita vera e propria risale al 1959, grazie al mecenatismo
dell'industriale vastese Carlo Della Penna e dall'impegno della locale Azienda
di Soggiorno e Turismo.
La
prima edizione viene interamente dedicata al movimento artistico vastese del
Novecento. "L'aver riunito per la
prima volta i pittori vastesi contemporanei sparsi ai quattro angoli della
terra", sottolinea Tito Spinelli nel piccolo catalogo della mostra,
"rappresenta per noi giusta
soddisfazione, perché si desidera dimostrare, al di fuori di illegittime
presunzioni, e attraverso le opere degli artisti intervenuti, la continuazione
di una tradizione che portò la nostra città, in passato, con la fioritura dei
vari Palizzi, Smargiassi e Laccetti, al centro dell'interesse critico ed
antologico".
La
mostra antologica di pittori vastesi, operanti in Italia e all'estero, svolta
dal 19 luglio al 16 agosto, nei locali dell'Asilo Infantile "Carlo Della
Penna", tutti premiati ex-aequo con la "Tavolozza d'oro", vede
la partecipazione di Vincenzo Canci, Carlo D'Aloisio da Vasto, Saverio Della
Guardia, Michele Fiore, Nicola Galante, Filandro Lattanzio, Luigi Martella,
Ennio Minerva, Franco Paolantonio e Lucia Perrozzi-Borghi.
Dalla
seconda edizione, il Premio, comincia
a cambiare fisionomia. Sono davvero tanti gli artisti partecipanti provenienti
da tutta Italia, con al centro Vasto e il suo territorio. Infatti, i soggetti delle
opere riguardano esclusivamente gli scorci della città con i suoi angoli più suggestivi,
la natura ed il golfo lunato con l'azzurro mare e le paranze. Vincitore del
primo premio è l'artista veneto Orazio Celeghin, con l'opera Marina di Vasto, al secondo posto Nino
De Gennaro con Punta Penna ed al
terzo posto Saverio Armenio con Angolo
Piazza Gabriele Rossetti. Il 1° premio riservato agli artisti abruzzesi e
molisani viene assegnato al vastese Filandro Lattanzio, autore dell'opera dal
titolo Sul molo di Punta Penna,
mentre il 1° premio riservato agli artisti vastesi va a Lucia Perrozzi-Borghi
con la suggestiva opera Processione
notturna.
Nell'edizione
del 1962 il Premio cambia nuovamente
fisionomia, diventando collettiva nazionale su invito o selezione, aperto ad
artisti operanti in Italia. Trai nomi di spicco di quel periodo troviamo grandi
esponenti della pittura italiana, quali Guttuso, Maccari, Sironi, Soffici,
Mafai, Tamburi, Annigoni, Brindisi, Sughi, Sassu e Michele Cascella.
Il
1967 segna la fine del mecenatismo di Carlo Della Penna, che comunque rimarrà
membro del Comitato. La manifestazione cambia ancora denominazione in Premio Vasto. A causa delle ridotte
disponibilità finanziarie, le opere vincitrici delle varie categorie rimangono
di proprietà degli autori, anziché essere acquisite dal Comitato e consegnate
in custodia alla Pinacoteca Civica.
Tra
le novità della nona edizione anche il cambio di location: la mostra si sposta
a piazza Rossetti, al Palazzo delle Esposizioni, nelle aule del 1° Circolo
Didattico.
Negli
anni successivi il buon successo di critica e di pubblico, conferma la vitalità
del Premio. "Il Premio Vasto di pittura figurativa",
scrive il critico Giuseppe Rosato nel 1973, "ha toccato nella sua quindicesima edizione un traguardo lungamente
inseguito, e per la verità già avvicinato negli ultimi anni. Un traguardo che è
piuttosto un insieme di risultati: giacché sono caduti per un verso taluni
equivoci, talune remore che avevano escluso la rassegna da una chiarezza di impostazione
che oggi ha potuto annettersi, mentre per un altro verso si è evidenziata la
legittimità di una fedeltà a un genere, la pittura figurativa, a cui va dando
ragione il tempo, nel progressivo chiarificarsi dei ruoli, dei modi, degli
obiettivi che l'esercizio pittorico debba arrogarsi pur quando si proponga di
aderire alle problematiche più pressanti del presente e di rendersi interprete
e compartecipe della vicenda della società e della condizione dell'uomo".
L'edizione
del 1973, presenziata da Alberico Sala, viene divisa in tre sezioni: la prima
con la partecipazione di artisti al di sotto dei trent'anni, che vede
l'affermazione del ventiduenne bolognese Piero Manai, la seconda con la
partecipazione di quindici maestri operanti nel territorio nazionale, ed
infine, l'esposizione fuori concorso di tre grandi esponenti del figurativismo
abruzzese, Antonio Di Fabrizio, Augusto Pelliccione e Luciano Primavera.
L'edizione
del 1978 è l'ultima allestita nel Palazzo delle Esposizioni. Dopo una pausa di
otto anni, il Premio torna con
cadenza biennale, allestito presso le aule del nuovo Istituto Filippo Palizzi.
Dal
1991, quando si torna alla cadenza annuale, inizia una vera e propria ricognizione
sul Novecento artistico italiano nel secondo dopoguerra, a partire Da Corrente al Realismo, passando Dall'Informale alla Nuova Figurazione
fino a sondare e sviluppare l'iperrealismo ed il postmoderno. A curare le
cinque edizioni, un'équipe di critici coordinata da Floriano De Santi.
Dal
2002 il Premio cambia ancora
location, questa volta ad accogliere la mostra saranno le sale di Palazzo
d'Avalos, ma soltanto fino al 2009, in quanto, dall'anno successivo, con la
XLIII edizione, sede del Premio
saranno le restaurate scuderie di Palazzo Aragona.
Dallo
scorso anno, dopo la morte dell’indimenticato Avv. Roberto Bontempo, il Premio
è tornato nuovamente a Palazzo d’Avalos.
Lino
Spadaccini
Nessun commento:
Posta un commento