mercoledì 24 giugno 2020

Un ricordo di Mino Argentieri critico cinematografico originario di Gissi.

di Antonino Orlando

Un vecchio artigiano, Balilla Gaspari, ebanista raffinato, mi parlava del sindaco socialista che amministrò Gissi prima dell’avvento del fascismo e del figlio Mino Argentieri giornalista e critico cinematografico della rivista “ Rinascita”.
Questo ricordo lontano è riemerso qualche anno fa leggendo un libro su Pasquale Galliano Magno, avvocato e amico fraterno di Giacomo Matteotti. Da quì è nata l’idea di contattare il Prof. Mino Argentieri, figlio di Alberto, socialista, sindacalista e sindaco di Gissi prima dell’avvento del fascismo.
Grazie alla disponibilità di
Angelo Tantaro, direttore della rivista cinematografica “ Diari di Cineclub”, che mi ha aiutato a mettermi in contatto con il Professore, è iniziato un amichevole dialogo che mi ha portato a conoscere e scoprire una bella persona e un fine intellettuale.

Sin dalla prima telefonata Argentieri mi aprì le porte dei suoi ricordi.
Il professore mi raccontò come il padre, nonostante fosse uno stretto collaboratore del Ministro Rossoni, continuava, con discrezione, a frequentare vecchi attivisti socialisti.
L’amicizia con Rossoni era di vecchia data e risaliva al periodo dell’ emigrazione negli U.S.A. dove, tra il 1911 e il 1913, dirigevano la Federazione del partito Socialista Italiano degli Stati Uniti d’America.
Così, proseguendo con i ricordi, mi parlava di quando bambino viveva, con i genitori, a Pescara, città in cui era nato. Ha ricordato con commozione della prematura scomparsa della mamma e del padre che si prese cura di lui.

Dalle sue parole riemergono ricordi lontani come il soggiorno a Vasto ( all’epoca Istonio) sul finire degli anni ’30 presso la famiglia di don Ciccio Pomponio, in cui era presente un prete, don Vincenzo Pomponio, persona burbera e austera.
 Da Vasto il piccolo Mino per un breve periodo soggiornò a Guardiabruna, nell’Alto Vastese. Qui incontrò il mondo contadino, le grandi fatiche, le loro povere case. Lui abitava in un palazzo, con grandi stanze frequentate nottetempo dai topi, in cui viveva un fattore con la sua famiglia, fece amicizia con il figlio, studente in seminario che gli regalò un libro del Papini. Il padre oltre a prendersi cura di lui coltivava la grande passione per la caccia.
Dai ricordi che si rincorrono mi raccontò del forte legame che il padre aveva per il suo paese. Sin dalla primissima infanzia, ogni anno, faceva ritorno a Gissi. Vi trascorreva alcuni giorni di serenità ospite in un piccolo albergo.
I ricordi si fanno teneri quando descriveva le passeggiate al cimitero per far visita ai nonni paterni e le lunghe camminate con la mamma fuori porta, per andare incontro al padre di ritorno dalle battute di caccia. La presenza nel paese d’origine avveniva nei giorni di festa quando il padre non mancava, tra l’altro, di fargli notare alcuni confinati politici oppure quando Mino osservava il genitore parlare con i contadini, con grande competenza, delle attività nei campi.
Questo aspetto lo affascinava non poco. Il legame con Gissi durò fino alla prematura scomparsa del papà avvenuta nel ’42.
Attraverso i ricordi della fanciullezza e del suo papà, Mino Argentieri non perdeva occasione per riflettere sul presente e sull’ importanza della memoria per le nuove generazioni. Purtroppo le complicanze di una grave malattia non mi hanno permesso di incontrarlo. Qualche mese dopo infatti il professore Mino Argentieri venne a mancare. Era marzo 2017.

Dall’ Enciclopedia “ Treccani”

Argentieri, Mino (propr. Domenico)


Critico e storico del cinema, nato a Pescara il 13 agosto 1927. Le sue analisi sul rapporto tra cinema, società, potere e censura sono diventate un punto di riferimento obbligato nell'ambito della critica cinematografica. Dal 1974 è docente di storia e critica del cinema presso l'Istituto universitario orientale di Napoli.

Dopo essersi trasferito con la famiglia a Roma nel 1934 e aver concluso gli studi classici, si diplomò nel 1949 alla Scuola universitaria per assistenti sociali. Nello stesso anno iniziò a lavorare per l'INCA (Istituto Nazionale Confederale di Assistenza, ente di patronato della CGIL) di Roma, per il quale organizzò un centro cinematografico popolare, bloccato in seguito per problemi di censura: uno dei film in programma, infatti, Die letzte chance (1945; L'ultima speranza) di Leopold Lindtberg, venne proiettato in versione integrale, con l'aggiunta delle scene tagliate dalla censura italiana.

Nel 1950 fu tra i fondatori del circolo cinematografico Chaplin a Roma, rimasto attivo sino al 1967, mentre nel 1954 iniziò a collaborare come critico vicario al quotidiano "l'Unità", e, dal 1962, come critico per le riviste "Rinascita", "Il contemporaneo" e "L'eco del cinema". Dopo un iniziale interesse per il teatro, A. si era dedicato allo studio del cinema come fenomeno sociale, arte nuova in grado di mostrare la realtà e le sue contraddizioni. Nel 1960, insieme a T. Chiaretti, S. Cilento, L. Quaglietti e G. Vento, aveva infatti fondato la rivista "Cinemasessanta", che sotto la sua direzione svilupperà la riflessione sul cinema come arte industriale della società di massa legata al potere politico ed economico.

Nel 1974 A. ha raccolto i frutti di una ricerca sulle forme di censura che hanno caratterizzato il cinema italiano (La censura nel cinema italiano).
Nei lavori successivi (tra cui L'asse cinematografico Roma-Berlino, 1986, e Il cinema in guerra. Arte, comunicazione e propaganda: 1940-44, 1998), A. ha approfondito la metodologia storiografica già elaborata nel precedente Documento cinematografico e ricerca storiografica (1984), dando un quadro degli aspetti sociali e storici entro i quali il cinema si colloca ancora una volta in quanto luogo di creazione di un immaginario rivelatore delle forze sociali che lo hanno prodotto.

Ha inoltre curato Schermi di guerra. Cinema italiano 1939-1945 (1995).

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