mercoledì 27 maggio 2020

Dal taccuino di Angelo Del Moro: L'INQUIETUDINE E' UNO STATO D'ANIMO CONNATURATO NELLA RAZZA UMANA

L'INQUIETUDINE   E'   UNO   STATO   D'ANIMO   CONNATURATO   NELLA   RAZZA UMANA
di Angelo Del   Moro

Non  v'è  da  stupirsi.   La   ragione  è  lapalissiana : viviamo  in   uno  stato di ipervigilanza.
I timori  legati all'emergenza  ci  hanno gettato in  preda a sensazioni  che,  per analogia,  ci  accomunano  ai   nostri  antesignani  delle caverne,  continuamente orientati  all'autopreservazione  e alla  difesa  dal   pericolo estero  alla  spelonca. 
L'inquietudine è  uno stato d'animo connaturato  nella  razza umana.   Le  sollecitazioni  a    stare  in  guardia
 provengono da  ogni  direzione: giornali,  tv,  internet...
L'ansietà  non  sia   una  suggestione  della   mente,  bensì   la risposta  ad   una  concreta   minaccia  che  sfugge  alla  vista.   Ecco  allora  che  la tensione si  autoalimenta,  come  in  un  film    dell'orrore  in  cui   il  nemico  non appare,   ma  se  ne  percepisce la   presenza.   Mettendo  in  moto  meccanismi atavici  di  autoconservazione,   la   mente si   prepara  alla   lotta  e  al combattimento, restituendo  massicce dosi  di  cortisolo  e  predisponendo l'organismo all'aumento  della  pressione  arteriosa  e della  glicemia.

Insomma,  non v'è da  stupirsi  che  l'uomo si dica  soverchiato  dal  demone  della  depressione : a determinare  questo  stato di  opprimente  mestizia  contribuisce  l'incognita  dalla quale il futuro appare  avvolto,   ma  è  indubbio che,   l'ipervigilanza  faccia   la  sua parte.

Ferdinando  Pellegrino  -  psichiatra   psicoterapeuta  -  afferma: " E' normale  che,  a fronte di  un'emergenza,   la   mente  metta   in   moto  un  sistema  dì  allarme     in ambulatorio determinando  un'attivazione  del  sistema  nervoso.   Il  cervello  inizia  a ragionare sulla   natura  della   minaccia.

Quest'istinto  di  preservazione,  nei millenni,  si  è  reso funzionale alla  prosecuzione della  specie,  oggi  divenuto fatto di  stress. Prudenza  e oculatezza  aiutano  sì,   ma  spinte allo  stremo     conducono all'ossessione.   Una   mia  paziente  ha  sviluppato  manìe di  persecuzione tali  da non  uscire di  casa:     ha  l'impressione che tutti  la guardino e vogliano farle del male.   E'  uno  degli  effetti  collaterali  dell'ipervigilanza:   se  io tengo  livelli  di guardia   molto  alti  automaticamente  mi  convinco che  mi  possa  succedere qualcosa,  e tendo a  interpretare  la   realtà  in   modo adulterato.

Questo  non  è l'unico  episodio  di  una  manìa  con   il  quale  Pellegrino si sia   misurato: "Un'altra paziente  mi  ha  raggiunto  in  ambulatorio  con  indosso tre  mascherine sovrapposte  l'una  sull'altra,   per paura   patologica  del  contagio.   Si  tratta  di  casi -  limite,   ma  costituiscono  la  chiara   risposta  ad  uno  stato di  forte  stress collettivo". 
E a  dispetto  di  cotanto  affanno,   Pellegrino  non   perde  l'ottimismo: " L'uomo  ha  una  grande capacità  di  difendersi  dalle traversìe  e  uno  spiccato spirito  d'adattamento,  ragion  per cui  dissento dall'opinione    di  chi   immagina  un futuro tormentato  dallo  spettro  dei  disturbi  psichiatrici".
Vasto, 23   maggio  2020

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