riceviamo e pubblichiamo
Cosa resterà di questo tempo: la scuola tra emergenza e
cambiamento di paradigma formativo
“In questo periodo un virus invisibile e “misterioso”, nato
in una regione lontana, dalle origini incerte e dagli esiti ancora da studiare
ha avuto la forza di sconvolgere non solo le nostre vite “sociali” ma ancor più
ha messo in discussione il nostro “sentire”
la vita stessa. Il distanziamento
sociale è diventato il primo antidoto per tentare di frenare il dilagare
dell’epidemia.
Il rischio è quello che il distanziamento vada ad incidere
sul nostro essere comunità umana, sulla nostra capacità di pensare, progettare
e costruire futuro.”
Iniziavo con queste parole una mia riflessione inviata ai
docenti del mio Istituto. Il momento di criticità e di emergenza che stiamo
vivendo richiede a tutti uno sforzo di creatività, di adattamento, di pazienza.
Richiede la capacità di costruire ponti di futuro e strade
di solidarietà.
In particolare stiamo sperimentando un cambiamento della
cornice psicologica e sociale di
riferimento, credo si possa affermare che il terreno di esercizio della
dimensione emotiva dell’intelligenza è modificato. Il gioco continuo tra la
mente razionale, quella che pensa, e la mente emotiva, quella che sente (cfr.
Goleman, 1995) si svolge su un campo che è diverso da quello precedente.
Anche il Papa, oltre il nostro essere credenti o no, ci
ricorda che è necessario un profondo cambiamento del palcoscenico in cui si
svolge la nostra rappresentazione della vita. “In questo nostro mondo, che Tu
ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci
in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e
frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci
siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo
ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo
proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato.”
Questo cambiamento riguarda necessariamente anche il nostro
mondo scolastico!
Non si può immaginare di fare “scuola” senza considerare che
in questo tempo ci sono modificazioni tali che creano indubitabilmente delle
interferenze interne ad ogni persona, docente o alunno che sia, quali paure,
debolezze, solitudine, crisi delle certezze (questo è il tempo in cui un
invisibile virus sta chiedendo a tutti di modificare il mondo vissuto e
percepito), spaesamento, senso del lutto
e della mancanza. Accanto a queste interferenze interne si manifestano quelle
interferenze esterne che derivano dalla
prospettiva di precarietà e incertezza
che molte famiglie vivono come conseguenza della tipologia di lavoro dei
genitori (pensate a chi ha genitori nel Sistema Sanitario o in fabbrica su
linee di produzione!), ma anche al rischio di chiusura dell’attività
commerciale o professionale o comunque dell’azzeramento in molti casi del
reddito familiare (attività commerciali, studi e molte altre attività libero
professionali anche di alta qualificazione, partite IVA). Queste “interferenze”
si aggiungono alla più profonda dimensione del cambiamento strutturale del
nostro modo di essere nel mondo.
Le persone con cui oggi facciamo didattica a distanza sono
in qualche modo “diverse” da quelle che abbiamo incontrato nelle nostre aule e
nei nostri corridoi.
Come siamo diversi noi.
Sappiamo comunque che la cifra che caratterizza il nostro
essere “uomini e donne di scuola” è la dimensione di speranza e di futuro,
l'abbiamo nel DNA.
A dimostrazione di questo ci sono l’impegno, la creatività,
la passione, la competenza messi in campo per organizzare percorsi efficaci di
insegnamento/apprendimento. Il desiderio di continuare ad essere “vicino ai
nostri ragazzi”.
Il desiderio di continuare a fare scuola. Fra qualche
settimana o fra qualche mese usciremo dalla situazione emergenziale, lo
speriamo tutti.
Cosa rimarrà di questa esperienza? Molti insegnanti sono
stati costretti o comunque spinti ad utilizzare le tecnologie, per alcuni è
stata una continuazione di ciò che in qualche modo era già nel loro modello di
scuola. Ciò che hanno vissuto i docenti come sarà poi riveicolato nella scuola?
Una volta terminata l’emergenza torneremo fra i banchi e non si potrà far finta
che nulla sia accaduto. Nulla sarà più come prima e questo varrà per il mondo
intero, per l’ economia, per la socialità, per la politica, varrà anche per la
suola. Che lo si voglia o no saremo chiamati a gestire un cambio di scenario
della scuola, del modello di scuola. Come di molte altre dimensioni del nostro
esistere.
La Didattica a Distanza si sta rivelando una strada efficace
di vicinanza e di emersione di aspetti e sfumature molto interessanti. Si sta
aprendo una prospettiva nuova e diversa che, in qualche modo, potrebbe
rivelarsi utile per “aumentare” l’ efficacia dell’agire didattico.
Indubitabilmente è cambiato il “luogo” della
rappresentazione didattica e forse sta mutando la stessa narrazione della
didattica che quotidianamente siamo chiamati a scrivere. L’incontro fisico con
“l’altro” è stato praticamente azzerato nelle sue forme
tradizionali, le relazioni sociali “faccia a faccia” mutate radicalmente,
l’impossibilità di interazioni in
presenza hanno modificato lo scenario. Come dicevo in uno scritto precedente
questo periodo “…può determinare la vicenda umana che andremo a costruire e
l'evolversi della storia di ognuno di noi, il modo in cui noi ci formiamo, le modalità
di relazione con un contesto, i criteri che utilizzeremo per la mappatura del
mondo attuale e di quello che andremo a costruire.”
E nelle linee guida per la mia scuola “…in momenti di emergenza e di chiusura dello
spazio fisico della scuola, è importante costruire una nuova concezione di
spazio, oserei dire una nuova “piazza”.”
Credo che molto dipenderà dalla nostra voglia, deal coraggio
ma anche dal desiderio di oltrepassare le colonne d’Ercole del nostro pensare e
fare scuola.
Prof. Gaetano Fuiano
Dirigente Scolastico IIS E. Mattei – Vasto
Scuola Polo di Avanguardie Educative - Abruzzo
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