di LINO SPADACCINI
Una
delle poca tradizioni carnascialesche che ancora oggi prosegue, anche con
grande successo, è
"La Štorie" scritta dal poeta Fernando
D’Annunzio, giunta quest'anno alla 26^ edizione: un
appuntamento molto atteso, che
propone una
sintesi dei principali avvenimenti dell’anno appena trascorso, partendo da
quelli a livello mondiale e nazionale, fino a giungere a quelli propriamente
locali, attingendo soprattutto dalla classe politica, che non manca mai di
fornire spunti interessanti.
Lette
o cantate le "Štorie" sono state portate avanti e tramandate di
generazione in generazione, dalla gente del popolo: persone semplici e argute
che animavano le feste di carnevale con le pubbliche recite o sotto forma di
cantata in versi, per lo più ottonari e quasi esclusivamente dialettali, come
forma di intrattenimento goliardico e umoristico.
Secondo
la tradizione, durante le domeniche precedenti l’ultimo giorno di carnevale,
lungo le strade sfilavano cortei mascherati che procedevano a coppia. Una
decina in tutto, queste coppie erano formate da giovani che portano a braccetto
altri giovani vestiti con abiti femminili. Nelle varie piazze, i figuranti si
disponevano in cerchio e accompagnati dal suono di una fisarmonica, ogni coppia
avanzava verso il centro e cantava una strofa de "La Štorie". Di
solito le ultime due strofe venivano cantate da tutti i personaggi in coro.
I
soggetti preferiti dagli autori erano gli avvenimenti straordinari, (come ad
esempio nel 1910 per l’apparizione della Cometa di Halley), patriottici (come
nel 1912 per la conquista della Libia) oppure prendendo spunto dai semplici
fatti di vita quotidiana, dai personaggi più in vista o curiosi della città ed
anche da storie con intrecci amorosi, conditi con un pizzico di pepe. Al
termine dell’esibizione, il capo comitiva ringraziava il pubblico presente,
chiedendo scusa per eventuali allusioni sarcastiche rivolte a personaggi del
luogo, e dava appuntamento all’anno successivo.
Tra
i principali autori ricordiamo Antonio Parisi, animatore indiscusso di
"Štorie" per mezzo secolo, a cavallo tra l'800 ed il '900. Si ricorda
che una volta, mentre era in campagna con la zappa sulla spalla, venne invitato
a improvvisare alcuni versi. Lui, prontamente, rispose:
Ajje zappate da stamatèine
Senza pane e senza vèine;
Stinghe stracche di fatejje,
Pozze fa' li puhisejje?
Tra la fine dell'800 e i primi anni del '900 fu un periodo molto fiorente
per i cantori di "Štorie". Antonio D’Adamo (Cillacchie), nelle sue
storie amava mettere in risalto le astuzie delle donne per ingannare gli
uomini; Luigi Di Santo (Sande Lujegge), nel 1912 si ispirò alla conquista della
Libia da parte dell’esercito italiano, mentre nel 1924 (domenica 10 febbraio)
raccontò i contrasti amorosi tra Micheline, Tirisine e Luiggine. Una "Štorie"
rimasta memorabile fu quella scritta dall’analfabeta Ferdinando Calvano, autore
della Storia di Amba-Alagi, che fece
furore nel carnevale del 1896.
Tra gli altri autori ricordiamo Angelo De Felice (Criscenze), che in
occasione del Carnevale del 1919 compose la Štorie
dell'Inglese Americano, Antonio Muratore
(Fo-Fo) e Sebastiano Ricchezza (Carpindàne). In particolare, questi
ultimi due furono brillanti animatori del carnevale del 1924.
Tra gli altri autori non possiamo non ricordare Salvatore Sabatini (Papalène) e, soprattutto, Zì Nicola
Giangrande, autentico animatore delle storie di carnevale per oltre sessant’anni.
Le sue "Štorie" erano molto attese dai vastesi e, con la grande
passione con cui le cantava, riusciva a calamitare l’attenzione delle piazze. Negli ultimi anni ha portato in giro
la Štorie accompagnato dal Gruppo Popolare SAVAS (acronimo di "Società
Autonoma Vagabondi A Spasso"), coordinato da Ezio Pepe.
Tra
gli autori possiamo inserire lo stesso Ezio Pepe, Zì Culucce, come testimoniato dal testo scritto per il Carnevale del 1987.
Ultimo
interprete de "La Štorie" di Carnevale è il poeta vastese Fernando
D’Annunzio. Spinto dall’amico Carmine D’Ermilio, dal 1995 ha raccolto il testimone
di quest'antica tradizione, riproponendo ogni anno, una sintesi dei principali
avvenimenti dell’anno appena trascorso, partendo dai fatti internazionali e
nazionali, fino a giungere a quelli locali, attingendo soprattutto dalla classe
politica, che non manca mai ogni anno di fornire spunti interessanti, condito
con po' di pepe per rendere il piatto più gradevole e saporito.
«La "Štorie" è un canto della tradizione
carnascialesca vastese il cui testo si rinnova ogni anno, poiché si ispira a
vicende di attualità – ricorda
il poeta vastese – Le sue origini
si possono far risalire all’epoca dei "cantastorie" e dei
"menestrelli". A Vasto tracce certe di autori che si sono cimentati
nella stesura dei testi di questo canto risalgono al 1800; prima si improvvisava
e si imparava tutto oralmente, anche perché gli autori delle antiche edizioni
erano a volte contadini analfabeti dotati però di grandi capacità nel rimare e
nell’ironizzare. Sicuramente in passato non ci sarà stata una continuità nel
portare avanti questa bella tradizione, ma molti anziani ricordano le
"Štorie" del compianto Nicola Giangrande, cantate fino all’inizio dei
trascorsi anni ’80. Poi, a parte qualche sporadico tentativo, la tradizione si
interruppe. Nel
passato – prosegue
Fernando D’Annunzio – il canto si
esprimeva, a seconda dell’autore, a volte in italiano, a volte in dialetto
antico, altre in dialetto più moderno. Per le edizioni più recenti, a partire
dal 1995, abbiamo scelto il dialetto "moderno", che al vastese e
abruzzese di oggi dovrebbe risultare più agevole per la lettura e per la
comprensione. Per il raggiungimento di questo prestigioso traguardo è doveroso
ringraziare il Circolo Socio-Culturale "Sant’Antonio Abate" da cui
provengono cantori e musici, che ha sposato questa iniziativa e la porta avanti
sin dall’inizio».
Lino Spadaccini
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