Fece parte del gruppo
"I Sei di Torino"
di LINO SPADACCINI
Cinquant'anni fa, nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre del
1969, nella sua abitazione di corso Agnelli a Torino, si spegneva Nicola
Galante, incisore e pittore di grande fama, esponente del gruppo di artisti chiamato "I Sei di Torino".
Il pittore e scenografo Enrico Prampolini, negli anni '20, a
proposito dell’artista vastese si esprimeva in questi termini: "Nicola Galante è un rude animatore di
paesaggi silenti, fatti da lui viventi e plasticamente lirici nel legno, suo
elemento di genesi e di trasfusione spirituale", e aggiungeva, "Egli è indubbiamente il più forte xilografo
d’Italia". Questo è solo una delle tante testimonianze di
apprezzamento e stima rilasciate da artisti e critici verso quell’umile
ebanista, xilografo e pittore, nato in un piccolo paese in riva all’Adriatico.
Nicola Galante intraprende gli studi inizialmente a Vasto e
quindi a Chieti, nella R. Scuola di arti e mestieri "Luigi Savoia", dove
si perfeziona in ebanisteria e intaglio. Successivamente torna nella città
natale dove frequenta un corso serale di disegno applicato, sotto la direzione
del prof. Bersia e dell’ingegnere Luigi Pietrocola. In occasione di una mostra collettiva
degli allievi del corso, il settimanale Istonio,
a proposito del Galante, scrive: "Veramente
pregevoli sono le tavole e le plastiche presentate dall’alunno Nicola Galante
di Luigi. Speciale lode va data al disegno a penna di un bellissimo bancone in
legno intagliato, stile del '500, di cui la parte ornamentale è stata
riprodotta in grande, prima in disegno e poi un una bella plastica".
Grazie alla sua maestria ed alla perfetta conoscenza della tecnica e della
materia, Galante è capace di progettare e disegnare, anche nei minimi
particolari, qualsiasi tipo di mobile, con forme sempre nuove e dalle pregevoli
linee artistiche.
Nel 1907 si trasferisce a Torino, come lui stesso ammette
"principalmente per perfezionarmi
nella mia professione, piuttosto che in cerca di lavoro, poiché a Vasto io e
mio padre avevamo una buona bottega artigiana". Dotato di grandi
capacità tecniche, non ha difficoltà a trovare subito lavoro presso il
mobilificio Giuseppe Celestino di Torino. Nella città piemontese, nonostante la
lontananza, Galante mantiene i contatti con la propria città, inviando
periodicamente interessanti articoli, pubblicati sull’Istonio, come ad esempio "Mobili
ed utensili rustici dell’Abruzzo chietino", scritto nel gennaio del
1909, dove descrive, con passione ed anche un pizzico di nostalgia, gli oggetti
rustici e arredi tipici della migliore tradizione dell’Abruzzo chietino; altro
interessante articolo è "Mobili
moderni", scritto in occasione di una visita allo stabilimento
Carluzzi e Capaccini di Pescara, ed ancora un lungo saggio sull’arte rustica.
Di particolare rilevanza anche i diversi articoli scritti in occasione
dell’Esposizione Internazionale di Torino del 1911, successivamente raccolti e
pubblicati in un piccolo opuscolo dall’editore Luigi Anelli.
Con l’arte nel sangue, tanta passione e voglia di riuscire,
Nicola Galante diventa uno dei maggiori xilografi del tempo. Nel 1910 inizia a
collaborare con la rivista torinese di arti decorative "L’Artista moderno", diretto da R.
Carlucci, dove pubblica articoli e progetti di arredi. In questi anni conosce
il disegnatore e critico tedesco Curt Seidel. Tra i due nasce una buona
amicizia tanto che Seidel chiede al Galante di illustrare il suo libro "Torino mia. Impressioni di uno straniero"
(1912). Le dodici xilografie realizzate per l’occasione rappresentano per la
cultura del tempo un linguaggio visivo nuovo e innovativo.
Profondamente scosso dal suicidio di Seidel, Galante dal
1915 inizia un rapporto epistolare e collaborativo con Ardengo Soffici (nel
solo archivio Soffici sono conservate 75 lettere e 22 cartoline postali),
tramutata anche in collaborazione artistica con la pubblicazione di alcune
xilografie apparse sulla rivista letteraria fiorentina Lacerba, fondata nel 1913 proprio dal Soffici e da Giovanni
Papini.
Nel 1914 partecipa alla rassegna Internazionale di Incisioni di Stoccolma, promossa dalla rivista L’Eroica, e l’anno successivo alla terza
mostra della Secessione Italiana di
Roma. Sempre nel 1914 vengono pubblicate due xilografie, una Natura morta e Il falegname, su "La
Rivista d’oggi", diretta dall’avvocato vastese Roberto Roberti,
stampata a Vasto dall’Editore Guzzetti.
Dopo la parentesi del primo conflitto mondiale, Galante
torna a Torino nel 1919, dove continua ad incidere sul legno. La prima
personale è del 1920 al Chelsea Art Club di Londra, con la presentazione in
catalogo di C. Bell. Altre xilografie vengono pubblicate su Primo Tempo (1922) e sul Selvaggio (dal 1926 al 1933). Dal 1912
al 1954, data dell’ultima xilografia, Galante inciderà ben 72 legni.
Dal 1922 Galante comincia a dipingere seguendo il proprio
istinto, prediligendo le nature morte e i paesaggi. Il battesimo espositivo
come pittore avviene alla Quadriennale
della Promotrice torinese del 1923, dove espone acconto a De Chirico,
Carrà, Tosi e Casorati. Seguiranno anni di intensa attività con tante mostre
personali e collettive, sia in Italia che all’estero, con consensi crescenti di
pubblico e critica.
Nel 1929 Nicola Galante entra a far parte del gruppo de "I Sei di Torino", insieme a Jessie Boswell, Gigi Chessa, Carlo Levi, Francesco Menzio,
Enrico Paulucci. Il critico e scrittore Mario Soldati, in occasione della prima
mostra dei "Sei", scrive: "Galante-artigiano
è una falsa carta di identità- Galante è invece molto fine, molto signorile.
Egli fa delle cose piccole… perché sa che è più di buon gusto, e ci sono
maggiori probabilità di riuscita, a limitare la propria ispirazione e ad
approfondirla".
Qualche anno più tardi, nel 1937,
il grande pittore e critico Carlo Carrà, scriverà su L’Ambrosiano: "Conosco
Nicola Galante da vent’anni e posso dire che sempre egli è stato un raro
esempio di rettitudine artistica. La sua arte non ammette lenocini di sorta. Il
suo realismo è di quello di buona lega. Nessuna vanità e nessun interesse
materialistico ha mai spinto il nostro artista a sgarrare della sua linea. Serve
la sua passione e nulla chiede. È questo il solo modo per arrivare all’arte che
dura".
Nicola Galante è uno dei pochi
pittori del Novecento che ha portato il nome di Vasto in giro per il mondo e
per questo non bisogna dimenticarlo, così come lui non ha mai dimenticato la
sua terra natìa impressa nelle tante tele dipinte, dove ritroviamo i suggestivi
paesaggi e gli scorci della campagna vastese e i colori della nostra Marina.
Nicola Galante si è spento all’età
di 86 anni, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre del 1969, nella sua abitazione
di Corso Agnelli a Torino, circondato dall’affetto della moglie, Corinna, e dei
figli Valeria, Walter e Ottavio.
Nel 1970, in occasione del XII
Premio Vasto, è stato reso omaggio al grande Maestro vastese attraverso una
retrospettiva con la presentazione di una cinquantina di opere, in gran parte
oli, dai primi anni '20 fino agli ultimi quadri realizzati nel 1969 poco prima
di morire.
In occasione di questa importante
ricorrenza, l'auspicio è che l'Amministrazione Comunale, entro la prossima
estate, possa allestire una grande mostra per rendere il giusto tributo a
questo grande artista figlio della nostra terra.
Lino Spadaccini
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