venerdì 8 novembre 2019

9 novembre Festa di San Teodoro, Santo Patrono della città dal 1751 al 1827

 Solenne Concelebrazione Eucaristica domani pomeriggio, alle ore 17, presso la chiesa del Carmine, in occasione della festa di San Teodoro Martire. 
Da qualche anno il giorno 9 novembre la Parrocchia di S. Giuseppe insieme alla Confraternita di Maria Santissima del Carmine, promuove la festa di San Teodoro, già patrono della Città del Vasto dal 1751 al 1827, prima della proclamazione dell'Arcangelo Michele a Patrono "principale".

Dell’arrivo del corpo di S. Teodoro a Vasto, possiamo leggere alcune memorie in uno stralcio di lettera indirizzata a D. Francescantonio Marchesani, dove sono riportate alcune notizie tratte dal Libro della Venerabile Confraternita della SS. Annunziata del Vasto.

Il feretro del Santo, vestito da guerriero, giunse da Roma il 4 dicembre 1751, avendolo ottenuto Carlo De Nardis. Dopo aver sostato per qualche ora nella cappella della Madonna delle Grazie, fu portato processionalmente per essere introdotto con solenne ingresso nella città.

Alla cerimonia presero parte la confraternita della SS. Collegiata di S. Pietro, la congregazione della SS. Annunziata e quella di S. Antonio di Padova, i padri di S. Domenico e quelli di S. Francesco e tutti i Canonici dell’Insigne Collegiata di S. Pietro.

Due offiziali della confraternita di S. Antonio, Pasquale del Greco e Domenico Giovine, ebbero l’onore di portare l’urna fino a Porta Nuova dove, tutto il popolo gli presentò le chiavi della città, innalzandolo a protettore della Città di Vasto.

Inizialmente l’urna del Santo era conservato sull’unico altare dell’omonima chiesa situata in via S. Teodoro (un tempo strada de’ Forni), fatta costruire nel 1734 da Carlo De Nardis. Luigi Marchesani nella sua Storia di Vasto, riferisce che la cappella era "padronata" da Vincenzo Trecco, era lunga palmi 37 e larga 17, e oltre alla festa di S. Teodoro, si celebrava anche quella della Vergine Addolorata. Caduta in rovina, la chiesa venne chiusa al culto, mentre il corpo del Santo venne trasferito nella chiesa del Carmine, dove ancora oggi si trova.

Nel 2016 la chiesa è stata riaperta e affidata in comodato gratuito all'Associazione Vigili del Fuoco in congedo, presieduta da Antonio Ottaviano.

A proposito di S. Teodoro, così come anche per S. Cesario e per i santi martiri in generale, occorre fare una puntualizzazione.

Il martirio dei primi cristiani comportava "automaticamente" la canonizzazione di chi subiva la morte o pativa tormenti pur di testimoniare la propria adesione a Cristo e quindi, anche in assenza di un regolare processo canonico, i martiri sono universalmente considerati santi. Basta ricordare che i primi santi, a cominciare da S. Stefano, sono quasi tutti martiri, e il loro corpi, straziati dai carnefici, sono stati da subito venerati nelle catacombe.

Dal XVI secolo, grazie anche all’interessamento suscitato da S. Filippo Neri, vennero organizzate vere e proprie squadre di cercatori di reliquie, sotto la direzione di qualche prelato e con il consenso del Pontefice. Si riesumarono "corpi santi" ("martiri inventi"), nella maggior parte dei casi anonimi, ovvero senza un’iscrizione che ne rivelasse il nome, bastava che sulla lastra tombale vi fosse impressa la croce, la palma, le lettere Alfa e Omega o altri simboli cristiani, e che fossero accompagnate da un’ampolla che avrebbe dovuto contenere il sangue del martire. Per l’epoca, questi simboli erano sufficienti come prova dell’avvenuto martirio. A quel punto i corpi venivano estratti e trasferiti nelle chiese delle città. In assenza dell’iscrizione del nome, era usanza assegnare un’identità ex novo al corpo rinvenuto attingendo liberamente al catalogo dei nomi della catacomba, oppure assegnando quello di un alto prelato, oppure del santo del giorno in cui si era compiuta l’estrazione delle reliquie. In questi casi, ci troviamo difronte a "corpi santi", mentre nei casi in cui è stato possibile identificare le reliquie, attraverso documenti di autentica, come ad esempio nei cartigli apposte sulle urne, si specifica che appartengono ad un santo «cum hoc proprio Nomine», precisando quindi che il santo è stato rinvenuto «con questo proprio nome».

Il S. Teodoro conservato nell’urna all’interno della chiesa del Carmine, in mancanza di una identificazione certa, e in base a quanto argomentato in precedenza, non può essere classificato tra i "santi", bensì tra i "corpi santi". Anche il canonico Gabriele Obletter, nella sua pubblicazione sui santi e beati della Diocesi di Chieti e Vasto, inserisce S. Teodoro tra i "corpi santi", insieme a S.Cesario e ai SS. Fortunato e Severo, custoditi a S. Maria Maggiore.

Lino Spadaccini


2 commenti:

Unknown ha detto...

La mia parrocchia San Teodoro (Laino Castello CS) custodisce la reliquia del ginocchio di San Teodoro e festeggiamo anche noi il 9 novembre come santo patrone.. Abbiamo la certificazione che è proprio la reliquia del santo.. Chissà se è c'erano collegamenti con la marchese che governava da noi.. Sidonia Caracciolo e suo marito De Cardenas con i vostri governatori.. Ad aver voluto le spoglie dello stesso santo
!!

Unknown ha detto...

Correggo Santo Patrono!!!