martedì 15 ottobre 2019

I grandi di Vasto: OMAGGIO ALL'ARTE PURA DI NICOLA GALANTE


Ha fatto parte del Gruppo dei Sei di Torino
IL PITTORE NICOLA GALANTE 
NATO A VASTO NEL 1883, MORI' IL 5 DICEMBRE 1969, 50 ANNI FA

di GIUSEPPE CATANIA

Torino, primo dopoguerra: protagonisti della scena artistica il collezionista Riccardo Gualino, il critico Lionello Venturi e Felice Casorati che contribuisce a promuovere il rinnovamento culturale della città aprendo una scuola privata nel suo studio. Qui gravitano Boswell, Chessa, Levi, Menzio, il vastese Galante e Paulucci, che nel 1929 danno origine al gruppo dei Sei di Torino. Condividendo la scelta di temi intimisti e la lezione di Lionello Venturi, fautore del recupero dell’impressionismo, questi artisti praticano una pittura tonale, in modo apertamente polemico rispetto alla retorica monumentale.
 I "Sei pittori di Torino" impressionarono il mondo della critica e della
cultura artistica con le mostre collettive, tra cui quella alla Galleria Bardi di Milano nel 1929. alla Biennale di Venezia l'anno dopo. Dopo 35 anni, nel 1965, ritroviamo i "Sei" nella Mostra alla Galleria d'Arte Moderna di Torino.

Nicola Galante (nato a Vasto il 7.12.1883 e morto a Cumiana il 5.12.1969) era uno dei "Sei Pittori di Torino". Una figura significativa da ricordare, in un mondo, quale è quello attuale, più incline a dimenticare facilmente le glorie del passato.
Per Vasto, in particolare, città natale dell'artista. dovrebbe essere doveroso ricordare la figura e l'opera di questo pittore la cui estrema riservatezza non ha consentito, fino ad ora, di avere un quadro cronologico dell'attività di Nicola Galante, il quale ha avuto un ruolo importante in quello che, nel periodo del primo novecento, è considerato il più vitale fermento pittorico piemontese.

In tale periodo Nicola Galante compose le prime xilografìe per illustrare il volume "Torino mia". ispirate ad un gusto moderno, semplice pur nella efficace espressione e con rari pregi artistici. Ma, intantol'Artista partecipava alla Mostra della Xilografia a Stoccolma, allacciando amicizia con Ardengo Soffici e collaborando alla rivista "Lacerba" con frequenti ed intensi scambi culturali ed intellettuali con Rapini, Prezzolini, Pancrazi, Vallecchi, Tomei.

Nel 1920, a Londra, otteneva un personale successo con la esposizione di disegni, collages, xilografìe e due anni dopo, approdava alla vera pittura, per esporre, nel 1927, le sue opere assieme a Soffici e De Pisis.

La Quadriennale di Roma e la Biennale di Venezia gli aprivano le porte, nel 1928, Nicola Galanle entrava a far parte del "Gruppo dei sei di Torino", attorno al quale ruotavano gli interessi culturali che contribuirono ad arricchire il panorama artistico piemontese. 

Aveva ereditato dal padre il mestiere di ebanista, dopo aver frequentato per 3 anni la Scuola d'Arte di Chieti (ndr "Feci, in un primo tempo, l'intagliatore e in seguito l'ebanista. A Vasto io e mio padre avevamo una buona bottega artigiana" dirà Nicola Galante). Nel 1907 si era trasferito a Torino per perfezionare la difficile arte dell'incisione in legno.

Enrico Paulucci dirà di Nicola Galante: "Prima di mettersi ad incidere belle tavolette di legno ed a dipingere paesaggi e nature morte, Galante faceva il falegname: e rimase, tuttavia, falegname anche dopo i suoi successi in arte, dedicando le ore libere ed i giorni di festa alla pittura ed al disegno".
Ad appena 24 anni, con un bagaglio di idee chiare, ma sorretto da una vitale ambizione che lo portò ad immergersi nella vita culturale torinese, prese a frequentare gruppi intellettuali ed artistici che, all'epoca costituivano le nuove leve della corrente pittorica ruotante attorno alla rivista"L'artista moderno", cui collaborava Seidel, l'uomo che influì decisamente a plasmare la versatilità e la grande sensibilità di Nicola Galante, il quale prese a disegnare e dipingere dal vero.

Ma Nicola Galante, come scrive Ardengo Soffici (1920), era "costretto a guadagnarsi la vita a Torino, col mestiere manuale dello stipettaio". L'attività di incisore, però, si faceva più rara, sia per la fatica manuale che comportava, sia per lo sforzo degli occhi. Galante, che lavorava tutto il giorno come ebanista in una fabbrica di mobili, non ha più l'energia per faticare la sera e la notte. Nel 1927 aveva co minciato ad incidere "su legno di testa" con il bulino rigato, in luogo della sgorgia, perchè gli consentiva di ottenere una più larga gamma di passaggi tonali.




Ero orgoglioso della sua Patria abruzzese, tanto che. quando Emilio Zausi nella Gazzetta del Popolo del 21.1.1929 lo definì "Falegname sannita spaesato a Torino", Nicola Galante replicò: "Non sono un sannita, io sono un frentano!"
Dell'artista si hanno lusinghieri apprezzamenti che ci piace riportare, a testimonianza del talento che i contemporanei avevano scoperto in lui. Edoardo Persico, nel 1931 scriveva: "Le origini di questo pittore sono nello stupore che seppe suscitargli la sua terra d'Abruzzo; tuttavia sarebbe vano cercare in questo motivo, come nel suo mestiere di falegname, un elemento di nostalgie provinciali". Il pittore vastese riuscì a mettersi in evidenza con le nuove sue idee inserendole quale motivo di "apertura" tra la imperante corrente dell'accademismo degli anni 1911/12.

 Nicola Galante si sentiva attratto dalla sua passionalità artistica, fatta di purezza, come la sua convinzione di operare con dignità propria di chi. dopo una vita di sacrifici, vede affermare le energie e le idee maturate in tanti anni di esperienze e ricerche tematiche e stilistiche. "Avrebbe potuto lavorare pacificamente a Vasto nella bottega artigiana del padre che aveva una certa fama ed un sicuro apprezzamento per i lavori anche fini di falegnameria", scrive Luigi Carluccio.

L'opera di Nicola Galante, infatti, aderisce ad un rigore compositivo essenziale nella sua struttura, per la prospezione volumetrica, per il cromatismo fatto di schemi semplici che poi sono gli ideali che rispecchiano il pensiero ed il modo di vedere e vivere la pittura del- l'artista, pur conservando la vena poetica popolare. 

Maurizio Bernardi (La Stampa-1966) scriverà: " Galante era allora, come fu poi ancora per molto tempo, artigiano ebanista e lavorava in una nota ditta torinese giovandosi della propria perizia manuale per evadere in una cauta, meditata purissima espressione artistica che tosto lo fece apprezzare da Ardengo Soffici, del quale divenne amico nel 1930 e che gli fu di tramite d'altre amicizie tra i battaglieri fiorentini de "La Voce" e di "Lacerba", di cui poi divenne collaboratore, dopo Selvaggi". Schivo da qualsiasi ostentazione, pur balzando presto alla notorietà, Nicola Galante fu posto immeritatamente in secondo piano nella considerazione della personalità artistica.

Ma la sua attività e costellata da innumerevoli partecipazioni a collettive nazionali e internazionali, sottolineate da lusinghieri giudizi, per la semplicità e chiarezza che lo hanno accompagnato nell'arte, come nella vita. Dopo l'ultima Guerra Nicola Galante fece ritorno a Vasto in una mostra personale alla Società Operaia per confermare l'immutabilità della sua arte a cavallo tra le due epoche sempre sorprendente nella linearità espressiva. Nel 1967 l'artista venne premiato al IX Premio Vasto, in riconoscimento della sua personalità e per il valore della sua opera ricca di fermento nella sua aderenza stilistica, in un contesto di organicità storica che evidenzia una maturazione aliena da deviazioni e da inclinazioni manieristiche. Nel 1970, dopo la sua morte, il XII Premio Vasto rendeva omaggio a Nicola Galante, quale tributo e riconoscenza per il suo apporto dato all'arte italiana nel contesto della storia artistico-culturale nazionale. Nella sezione "speciale" furono esposte le più significative opere realizzate dall'artista.

Giuseppe Catania

SULLA TRECCANI 6 PAGINE DI BIOGRAFIA
http://www.treccani.it/enciclopedia/nicola-galante_(Dizionario_Biografico)/

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