Villeggiatura e ... turismo
di FRANCESCOPAOLO D'ADAMO
Che bella la lingua italiana! Un vocabolario così ricco che solo a conoscerne una piccola parte ti fa sentire … Emilio Salgari.
Perché Salgari? Perché, come si racconta, nei Paesi di cui parla nelle sue storie, lui non c’era mai stato ma, viaggiando col pensiero e grazie alla sua fervida fantasia, immaginava e descriveva posti
meravigliosi. Come però descrivere luoghi e situazioni se non si ha un ricco vocabolario?
Come al solito sto andando fuori tema. Devo parlare di vacanze, villeggiatura, turismo e non di lingua italiana ma divago perché mi viene da pensare che non conosciamo “affatto” oppure abbiamo dimenticato le differenze tra le varie parole appena citate.
Certo la parola “vacanza”, può includere le altre, se si decide di trascorrere questa in un luogo diverso da quello in cui si vive, ma villeggiatura e turismo presentano nella lingua italiana sfumature, per usare una parola di moda, assai differenti tra loro.
Sicuramente “viaggiando” o come comunemente si usa, “navigando” in internet, chiunque potrà trovare articoli su articoli in merito alle differenze tra le parole villeggiatura e turismo ed anche tra villeggiante, bagnante e turista. Io tuttavia mi voglio limitare a evidenziarne le differenze solo in merito al luogo in cui vivo: Vasto.
Vasto, in Abruzzo, è sempre stato un luogo di villeggiatura. Fino a qualche anno addietro il suo motto per le vacanze era: “Sole, Mare, Quiete”. Questo motto è stato trasformato in: “Città di vacanza, d’arte e di cultura”. Quest’ultimo non sarebbe male se, come il primo, non fosse interpretato come: “casa di riposo” e che, per distogliere da questa “interpretazione”, si organizzano manifestazioni assai sconclusionate, destinate a cogliere il momento, non ad una evoluzione futura.
In merito all’uso della parola “Città”, dico solo, per i denigratori, che Vasto il titolo di Città lo possiede realmente dal 29 marzo 1710. Si dice infatti “Città del Vasto”; non per dimensione o per numero di abitanti o per mentalità, ma per “araldica”.
Vasto avrebbe tutto il necessario per avvalorare il nuovo motto ma purtroppo, se non si riesce a distinguere tra le varie sfumature di cui ho accennato prima tra le parole villeggiatura e turismo, si giunge al punto che si perdono i villeggianti, non si attraggono turisti e si crea malcontento anche tra noi “bagnanti”.
Provo a spiegarmi.
Il villeggiante cerca riposo, comodità e svago. Il turista cerca emozioni, sensazioni e novità. Vasto potrebbe offrire tutto questo. Le spiagge, le scogliere, i panorami, i monumenti, la storia, le tradizioni, la campagna, l’entroterra, il clima, la gastronomia, aggiungete voi e ditemi cosa manca. Eppure non siamo capaci, come una volta quando eravamo “solo” luogo di villeggiatura, di “attrarre”.
Vasto non attrae più perché: i villeggianti sono disturbati dai frenetici tentativi di animazione ad ogni costo e i turisti non trovano (nella giusta maniera) quel qualcosa di diverso, di insolito di inconsueto che desidererebbero.
Le notti bianche e rosa, i mercatini, le manifestazioni (più o meno) improvvisate, si svolgono ormai in ogni luogo, perché a Vasto dovrebbero avere risalto tale da attrarre turisti? E siamo sicuri che siano graditi dai villeggianti? Vasto vale e può offrire molto più di una notte colorata. Vasto ha bisogno di parecchio altro. Soprattutto di un modo, differente e moderno, di “interpretare” la città. Vasto ha bisogno di un cambio di mentalità. Non dimentichiamoci che il tornaconto personale o di categoria o di colore politico, danneggia tutti se si vuole progredire.
Mi si bollerà dicendomi che aggiungo banalità e ovvietà alle banalità e ovvietà che da anni ormai si “piaveggiano” (nel senso di mormorare *) tra i concittadini di ogni ceto, istruzione, cultura e condizione.
Dovessi cominciare a fare l’elenco di mancanze e di proposte arriveremmo al 2 novembre (data adatta al mio pensiero). Cominciamo, però, a evidenziare la “imperfezione” di servizi e di immagine, la gracile cura e la dilettantesca capacità nella organizzazione di eventi, aggiungiamo la necessità di una corretta divulgazione “dell’offerta” che la Città offre (o potrebbe offrire).
A proposito! Io come Salgari immagino una Vasto dove …. (CONTINUA)
*Mi piace pensare che, come mormorava il Piave della canzone, il popolo vastese mormori con senso di un’orgogliosa voglia di rinascita. Per questo ho usato un inesistente termine quale “piaveggiano”.
Che bella la lingua italiana! Un vocabolario così ricco che solo a conoscerne una piccola parte ti fa sentire … Emilio Salgari.
Perché Salgari? Perché, come si racconta, nei Paesi di cui parla nelle sue storie, lui non c’era mai stato ma, viaggiando col pensiero e grazie alla sua fervida fantasia, immaginava e descriveva posti
meravigliosi. Come però descrivere luoghi e situazioni se non si ha un ricco vocabolario?
Come al solito sto andando fuori tema. Devo parlare di vacanze, villeggiatura, turismo e non di lingua italiana ma divago perché mi viene da pensare che non conosciamo “affatto” oppure abbiamo dimenticato le differenze tra le varie parole appena citate.
Certo la parola “vacanza”, può includere le altre, se si decide di trascorrere questa in un luogo diverso da quello in cui si vive, ma villeggiatura e turismo presentano nella lingua italiana sfumature, per usare una parola di moda, assai differenti tra loro.
Sicuramente “viaggiando” o come comunemente si usa, “navigando” in internet, chiunque potrà trovare articoli su articoli in merito alle differenze tra le parole villeggiatura e turismo ed anche tra villeggiante, bagnante e turista. Io tuttavia mi voglio limitare a evidenziarne le differenze solo in merito al luogo in cui vivo: Vasto.
Vasto, in Abruzzo, è sempre stato un luogo di villeggiatura. Fino a qualche anno addietro il suo motto per le vacanze era: “Sole, Mare, Quiete”. Questo motto è stato trasformato in: “Città di vacanza, d’arte e di cultura”. Quest’ultimo non sarebbe male se, come il primo, non fosse interpretato come: “casa di riposo” e che, per distogliere da questa “interpretazione”, si organizzano manifestazioni assai sconclusionate, destinate a cogliere il momento, non ad una evoluzione futura.
In merito all’uso della parola “Città”, dico solo, per i denigratori, che Vasto il titolo di Città lo possiede realmente dal 29 marzo 1710. Si dice infatti “Città del Vasto”; non per dimensione o per numero di abitanti o per mentalità, ma per “araldica”.
Vasto avrebbe tutto il necessario per avvalorare il nuovo motto ma purtroppo, se non si riesce a distinguere tra le varie sfumature di cui ho accennato prima tra le parole villeggiatura e turismo, si giunge al punto che si perdono i villeggianti, non si attraggono turisti e si crea malcontento anche tra noi “bagnanti”.
Provo a spiegarmi.
Il villeggiante cerca riposo, comodità e svago. Il turista cerca emozioni, sensazioni e novità. Vasto potrebbe offrire tutto questo. Le spiagge, le scogliere, i panorami, i monumenti, la storia, le tradizioni, la campagna, l’entroterra, il clima, la gastronomia, aggiungete voi e ditemi cosa manca. Eppure non siamo capaci, come una volta quando eravamo “solo” luogo di villeggiatura, di “attrarre”.
Vasto non attrae più perché: i villeggianti sono disturbati dai frenetici tentativi di animazione ad ogni costo e i turisti non trovano (nella giusta maniera) quel qualcosa di diverso, di insolito di inconsueto che desidererebbero.
Le notti bianche e rosa, i mercatini, le manifestazioni (più o meno) improvvisate, si svolgono ormai in ogni luogo, perché a Vasto dovrebbero avere risalto tale da attrarre turisti? E siamo sicuri che siano graditi dai villeggianti? Vasto vale e può offrire molto più di una notte colorata. Vasto ha bisogno di parecchio altro. Soprattutto di un modo, differente e moderno, di “interpretare” la città. Vasto ha bisogno di un cambio di mentalità. Non dimentichiamoci che il tornaconto personale o di categoria o di colore politico, danneggia tutti se si vuole progredire.
Mi si bollerà dicendomi che aggiungo banalità e ovvietà alle banalità e ovvietà che da anni ormai si “piaveggiano” (nel senso di mormorare *) tra i concittadini di ogni ceto, istruzione, cultura e condizione.
Dovessi cominciare a fare l’elenco di mancanze e di proposte arriveremmo al 2 novembre (data adatta al mio pensiero). Cominciamo, però, a evidenziare la “imperfezione” di servizi e di immagine, la gracile cura e la dilettantesca capacità nella organizzazione di eventi, aggiungiamo la necessità di una corretta divulgazione “dell’offerta” che la Città offre (o potrebbe offrire).
A proposito! Io come Salgari immagino una Vasto dove …. (CONTINUA)
*Mi piace pensare che, come mormorava il Piave della canzone, il popolo vastese mormori con senso di un’orgogliosa voglia di rinascita. Per questo ho usato un inesistente termine quale “piaveggiano”.
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