venerdì 10 maggio 2019

Dove vanno a finire le copiose acque dell'Acquedotto Romano delle Luci?

Secondo Italia Nostra si disperdono lungo il tragitto (da S. Antonio Abate a via Tre Segni) creando notevoli pericoli di dissesto idrogeologico 

da Fabrizio Scampoli riceviamo e pubblichiamo

Nell'ambito della Settimana del patrimonio culturale di Italia Nostra, si è svolta la conferenza dedicata alle problematiche dell'acquedotto delle Luci, tenuta dal prof Davide Aquilano, archeologo, e da Marco Rapino, speleologo.
Abbiamo rivolto alcune domande al prof. Aquilano per capire meglio la situazione, le responsabilità e le possibili soluzioni.

La denuncia di Italia Nostra sulla pericolosità dell'acquedotto è annosa. Vuole chiarire in cosa consiste il rischio per Vasto? 


Il pericolo è di due tipi: l'acqua deviata dai danneggiamenti e dalle distruzioni di alcuni tratti del condotto, nonché dal riempimento di taluni pozzi serpeggia e si concentra nel sottosuolo rendendolo instabile, quindi franoso. Potrebbero crollare edifici e infrastrutture che si trovano sopra o nei paraggi dell'acquedotto, potrebbe continuare l'accelerazione della frana del costone orientale. 

Cosa si potrebbe fare per risolvere il problema?
La prima operazione da svolgere è quella conoscitiva: esplorare l'intero percorso dell'acquedotto per censire tutte le criticità. Su questa base si potrà progettare un intervento di ripristino, restauro, consolidamento, tutela e persino di valorizzazione didattica e turistica. Perché la politica finora ha preferito non affrontare il problema? Perché non viene sentito come un problema prioritario per i Vastesi votanti.
L'opinione pubblica vastese è al corrente di questa situazione? 
Molti conoscono l'argomento, ma la stragrande maggioranza dei vastesi ne è assolutamente all'oscuro oppure ne hanno una conoscenza assolutamente superficiale, per sentito dire. Per questo motivo Porta Nuova all'inizio, Italia nostra da due anni, stanno portando avanti una campagna di conoscenza e di sensibilizzazione che forse sembrerà ripetitiva, ma che comunque ritengo utile per raggiungere un numero sempre più ampio di persone che vogliono approfondire gli aspetti entusiasmanti e preoccupanti della questione "Acquedotto delle Luci".

Come si potrebbe trasformare il problema in risorsa? 
Ristabilendo il diritto di proprietà sul bene da parte del Comune, attuando una capillare e seria ricognizione del monumento, aprendo un po' alla volta, alle attività ludico-ricreative di archeo speleologia, i tratti più sicuri e percorribili dell'acquedotto. Parallelamente bisogna provvedere al ripristino, al restauro e alla manutenzione. Voglio concludere ricordando il fatto che il vincolo non tutela alcuni tratti dell'acquedotto, mentre sono vincolati terreni del tutto privi di presenze archeologiche. Nei giorni passati sono arrivate, dietro pressione di Italia Nostra, dagli uffici della soprintendenza e del Comune rassicurazioni sulla revisione del vincolo. Il convegno rientra nelle iniziative messe in programma questa settimana da Italia Nostra. Domani pomeriggio, alle 18, presso la chiesa della Madonna di Penna Luce, conferenza sui 28 anni dai primi scavi a Punta Penna. Sabato 11 passeggiata lungo il percorso dell'acquedotto delle Luci (chiesa s. Antonio, ore 15), domenica 12 mattina, alla riscoperta dei templi italici di Schiavi d'Abruzzo.

Fabrizio Scampoli










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