giovedì 11 aprile 2019

Teologia: nuovo libro di Giancarlo Corvino

riceviamo e pubblichiamo 
IL TEOLOGO VASTESE PROF. GIANCARLO CORVINO APPROFONDISCE IN UN SUO PREGNANTE LIBRO IL RAPPORTO TRA LA SAPIENZA UMANA E QUELLA DIVINA NELL’EPISTOLARIO DI S. PAOLO.
È uscito di recente per i tipi della Cittadella Editrice di Assisi il libro “Noi abbiamo la mente di Cristo – Sapienza umana e sapienza divina in Paolo”, scritto dal prof. Giancarlo Corvino, laico dell’Arcidiocesi di Chieti-Vasto e Salesiano Cooperatore, laureato in Teologia e specializzato in Cristologia presso la Pontificia Università Lateranense di Roma.
Un lavoro originale, incisivo e profondo sul piano scritturistico, ma anche su quello antropologico. L’autore approfondisce il rapporto tra la sapienza umana e quella divina
nell’epistolario paolino, soffermandosi in particolare sulla Prima Lettera ai Corinzi e sottolineando nella pregnante “Introduzione” che l’ardita espressione “Noi abbiamo la mente di Cristo” (1Cor. 2,16) sia stata messa poco in risalto dagli studiosi. Per cui chiarisce subito: “Il presente studio cerca di dimostrare che l’affermazione fatta da Paolo, per la sua determinante connotazione sapienziale, rappresenta il punto centrale attorno a cui ruota tutta l’antropologia paolina. Inoltre, essa risulta determinante anche per la piena comprensione della sua cristologia, della sua ecclesiologia e della sua soteriologia”.
Il volume, che si avvale della prefazione del biblista Romano Penna, si divide in cinque sezioni. La prima affronta la visione paolina sulla sapienza divina  e sulle sue principali caratteristiche. La seconda sviluppa il ruolo centrale della persona di Cristo crocifisso, mediante il quale il credente può accedere alla grazia divina, e illustra la visione sapienziale di Paolo che vede nella persona di Cristo la presenza della Sapienza di Dio nelle sue tre dimensioni: preesistente, storica ed escatologica. La terza approfondisce l’atteggiamento dell’uomo di fronte al progetto di Dio, vissuto nei limiti della sapienza umana. La quarta indica la nuova situazione del credente che viene a vivere in un nuovo spazio teologico costituito da Gesù Cristo e gli consente di condividere in pienezza la sapienza divina. La quinta presenta le principali caratteristiche dell’esistenza del credente, che “è in Cristo”, richiamando il rinnovamento della sua mente, del suo modo di pensare, della sua coscienza e della sua etica.
Molto interessanti sono nella conclusione le indicazioni, fornite dall’autore, sulle conseguenze antropologiche e cristologiche che il cristiano è portato a vivere con la sua partecipazione reale e personale all’evento-Cristo.
LUIGI MEDEA


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