sabato 16 marzo 2019

Dal taccuino di Angelo Del Moro: UN ITALIANO SI RICONOSCE DA COME GESTICOLA

UN ITALIANO SI RICONOSCE DA COME GESTICOLA di Angelo Del Moro

Il linguaggio dei gesti: muovere le mani su e giù, le nostre dita che danzano nell'aria fanno parte di un vocabolario ben preciso, basato sul gesticolare che a quanto pare viene dal tempi della Magna Grecia. 
"Ma cosa stai dicendo", "Ma chi sei" ci ricordano come un archeologo eclettico come Andrea De Jorio avesse compilato un volume intitolato "La mimica degli antichi" nel quale i baffi inesistenti come un modo per dire che qualcosa è stato fatto alla perfezione. 
Quello che un tempo veniva diffuso, regione per regione, ora è dominio di tutti. Che Lino Banfi, Carlo Verdone e Alberto Sordi hanno fatto gesti esplicativi: sono tutti e tre tre profondamente italici. 
Matteo Renzi, per dire, è ormai un caso di scuola: sono accademicamente codificatali i. Le sue appendici digitali strette e protesi a "indicare il punto" o morbide e ondulanti a " mettere fra parentesi", o a sottolinearla la millimetrica precisione di un provvedimento, sono accademicamente codificabili come accessori semiotici delle sue leggendarie supercazzole verbali. 
Non che l'omonimo Salvini sia messo molto meglio. Già è annunciato la pubblicazione di uno studio sulla sua gestualità mutuata a partire dalla frequentazione assidua delle più rinomate bettole cispadane. Il linguaggio dei gesti si sta universalizzando in quella che ne è diventato la forza iconica più comune: gli emoji presenti sulla grande maggioranza dei telefoni cellulari della terra, dalla Siberia al Capo di Buona Speranza è oggi possibile darsi del cornuto, perfino variando fra le etnie.

Vaso, 12 marzo 2019

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