lunedì 18 marzo 2019

Dal taccuino di Angelo Del Moro: NON SI SPOSANO LE PERSONE INTELLIGENTI

NON SI SPOSANO LE PERSONE INTELLIGENTI 
di Angelo Del Moro

Spesso si è costretti davanti ad un bivio: l'una o l'altra. Alla strutturale incapacità di numerosi pensatori della storia dì convolare a nozze e di stringere un patto coniugale contribuiscono diversi fattori: in primis l'inconciliabilità della vita del pensiero con una noiosa esistenza borghese, dato che non puoi predicare di giorno la volontà di potenza e poi metterti a sedere a guardare la tv sul divano insieme alla tua consorte; in secondo luogo, c'è il fascino del pensiero, la seduzione esercitata dall'intelligenza che
lo porta ad accettare molto a fatica la condizione dì monogamìa; a rovescio, però, c'è anche l'inettitudine del filosofo, la goffaggine nella prassi tipica di chi si inoltra nei sentieri della mente, quasi che l'esercìzio del pensiero inibisca l'attività stessa di vivere e amare.

 Per un filosofo, il matrimonio è un cattivo affare.
Lo è da quando il precursore della filosofia occidentale, Socrate, prese in moglie Santippe: per sua stessa ammissione, non fece una grande scelta tanto da dichiarare: "Sposati: se trovi una buona moglie sarai felice, se ne trovi una cattiva, diventerai filosofo ". Lui, infatti, diventò filosofo.
Da quel momento in poi l'intera storia della filosofia è costellata di pensatori scapoli che avrebbero potuto sposarsi ma non vollero: da Piatone a Spinoza, da Eraclito a Leibniz forse perché, come lasciava intendere Nietzsche, buon filosofo è colui che non si ammoglia.

Ma questa petizione di principio nasceva verosimilmente da una cocente delusione personale, da quell'amore, non ricambiato, per l'ammaliante Lou Von Salomè, che fece ammattire di desiderio e di gelosia uno stuolo di intellettuali e che con Nietzsche e col suo amico Paul Rèe mise su uno strano sodalizio culturale a tre, una sorte dì triangolo amoroso senza sesso, che contribuì, a portare il primo alla follia e il secondo al suicidio.
Anche Giacomo Leopardi, che almeno seppe sublimare le sue sventure sentimentali facendone scrittura, come capitò con Fanny Targioni Tozzetti, dal cui rifiuto trasse ispirazione per la raccolta di poesie Ciclo di Aspasìa. Certo, la filosofìa offre un sostegno quando la donna amata non c'è più.
Per concludere diciamo che dopo avere sceso un milione di scale dandole il braccio, ci si accorge che ora c'è il vuoto ad ogni gradino...

Vasto, 13 marzo 2019

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