Giovanni Salvatorelli, anni '60 |
La figura del meccanico entra nelle nostre vite un po’ come il “medico di famiglia”: quasi come una persona di fiducia che al momento del bisogno ti risolve i problemi . E con lui si instaura un duraturo rapporto di amicizia che può durare anche tutta la vita. In provincia forse ancor più che in città.
E’
giusto quindi ricostruire la storia di questa categoria partendo un po’ dal
dopoguerra, quando c’è stato il boom dell’auto. Facendo subito una premessa: per
scoprire i difetti il meccanico di
allora non aveva a disposizione strumenti diagnostici computerizzati! Poteva
solo contare sulla sua lunga e
consolidata esperienza per individuare i guasti, ripararli e, se necessario,
sostituire le parti danneggiate.
Il mestiere comincia a consolidarsi anche a Vasto nel primo dopoguerra, anche se le auto erano ancora poche.
Il mestiere comincia a consolidarsi anche a Vasto nel primo dopoguerra, anche se le auto erano ancora poche.
Da
ricordare che negli anni ’50 la
Statale 16 passava ancora nella parte
alta di Vasto : vale dire San Salvo – S. Antonio
Abate – Piazza Rossetti – Shanghai – Incoronata - Lebba - Pagliarelli – curve di Zimarino (non l’attuale tracciato che ha
tagliato la collina). I meccanici
operavano dentro la città lungo questo tragitto ed erano
concentrati a San Michele, Shanghai e
all’Api. Mentre agli inizi degli anni ’60
fu aperta la litoranea della SS16 che dal Trigno in zona pianeggiante giungeva fino a
Vasto Marina , per poi proseguire lungo la costa fino a Punta Penna. Lungo il tragitto di Vasto Marina furono
subito aperte due importanti strutture: il Motel Perrozzi con annessa
attrezzata stazione di servizio e l’Autostello ACI.
Dalle
notizie raccolte questi erano i meccanici che operavano negli anni ’50 a Vasto.
(Speriamo di non aver dimenticato nessuno!).
I meccanici dei primi anni del dopoguerra
I meccanici dei primi anni del dopoguerra
Uno
dei primi fu Giuseppe Moretti in via Giulia (Mastro Peppe di Macerata) titolare
della nota “Officina autorizzata Fiat”. Ma bisogna ricordare anche Michele Smargiassi in via Pescara (e poi in
via Palermo) e Gastone De Pasqua su corso Mazzini dietro l’Api.
E
ancora, Alfredo Cerrone a San Michele
(poi via S. Caterina da Siena); mastro Francesco La Verghetta denominato la
Firmichella in Corso Europa (prima era a Vasto Marina); mastro Gino Travaglini
in via Pescara; Catania e Scafetta (Totuccio e Benito) a Shanghai soccorso Aci;
Cianci & De Filippis (ex De Pasqua); mastro Giovanni Palazzuolo in via
Ciccarone; i Fratelli Vincenzo e Antonio D’Ercole; Ciccotosto
Gino via Pescara VastoDiesel (ex Smargiassi); Paolo Stivaletta a San Michele; Mastro
Ernesto Di Cicco tornitore; Amedeo
Roselli vicino al mattatoio per i mezzi agricoli; La burrelle Nicola Di Paolo per le
riparazioni delle moto e Umberto Scè per
i motofurgoni Ape.
Le
ditte di autobus Di Fonzo, Cerella e Tessitore avevano loro squadre di bravi
meccanici. I più conosciuti erano quelli di Tessitore che gestivano anche
l’officina della concessionaria Fiat, tra loro
Livio e Tonino Stivaletta, Nicola D’Adamo, Franco Marcello, Dalmata Fabbri.
(Segnalateci chi manca nel periodo anni '60!)
Livio e Tonino Stivaletta, Nicola D’Adamo, Franco Marcello, Dalmata Fabbri.
(Segnalateci chi manca nel periodo anni '60!)
Anni '50: Mastro Peppe Moretti e altri
Sull’argomento avevamo dedicato un ampio servizio su VastoNotizie a maggio 1993. Ecco cosa aveva scritto la nostra brava collaboratrice Angelica Coppolaro: “Abbiamo scoperto che tra i meccanici il primo ad operare nella nostra città fu senz'altro Giuseppe Moretti, meglio conosciuto come "maestro Peppe di Macerata".
Giuseppe Moretti |
Sull’argomento avevamo dedicato un ampio servizio su VastoNotizie a maggio 1993. Ecco cosa aveva scritto la nostra brava collaboratrice Angelica Coppolaro: “Abbiamo scoperto che tra i meccanici il primo ad operare nella nostra città fu senz'altro Giuseppe Moretti, meglio conosciuto come "maestro Peppe di Macerata".
Moretti
si trasferì a Vasto alla fine del '36 proveniente da Villa Potenza Picena (Mc)
al seguito di un certo Raimondo Morresi, spesso dalle nostre parti per lavoro.
Per gli inizi , presero in affitto un capannone in via Giulia, (ora area
farmacia Savelli) e lì allestirono la loro officina, dedicandosi più che altro
ai mezzi agricoli (in tutto il territorio vastese, d'altra parte, esistevano
solo sei automobili). Nel 1939, però, Morresi decise di tornare nelle Marche e
Moretti cominciò a lavorare da solo. Durante la guerra piccole riparazioni di
jeep e camionette dei tedeschi. Poi nel '45 poté riprendere l'attività in
maniera regolare, grazie anche alle forze alleate inglesi e americane,
importante fonte di lavoro.
Con
l'avvento delle autolinee, ebbe molto da fare nelle riparazioni degli autobus
per Cieri, Cerella e Tessitore, e nel 1952 ebbe finalmente la possibilità di
espandersi, occupando tutta l'area in cui si trova attualmente la farmacia
Savelli.
Tra il '53 e II '54 l'officina meccanica di Giuseppe Moretti, che nel
frattempo aveva preso presso di sé numerosi apprendisti, si trasformò
nell'Officina Autorizzata Fiat, unica ad avere l'autorizzazione per la
riparazione del veicoli Fiat, e di essa si servirono la maggior parte delle
imprese molisane e abruzzesi. Con l'avvento delle automobili private
l'autofficina Moretti raggiunse il massimo della popolarità fino al momento
della chiusura, avvenuta nel maggio del 74.
Altro
decano dei titolari di offici ne meccaniche è stato Michele Smargiassi, che
iniziò la propria attività nel 1948
aprendo nell’attuale via Cavour
(ora negozio Calzedonia), occupatosi prima di mezzi pesanti, poi di automobili,
nel 1953 si trasferì in via Pescare prima, in via Palermo poi, e in
quest'ultima sede è rimasto fino al momento della chiusura, insegnando il
mestiere a numerosi apprendisti. Dal 75 e per un periodo ha lavorato in società
con Gino Ciccotosto più giovane, che poi ha aperto l'officina "Vasto
Diesel", nella zona industriale di Punta Penna.
Nel 1954
in c.so Mazzini, di fronte all'Api, fu aperta un'altra grande officina
meccanica, di proprietà del fratelli lancianesi Vincenzo, Gastone e Monaldo De
Pasqua, i quali lavorarono da noi fino al 1959, un periodo relativamente breve
ma comunque sufficiente a farli apprezzare e ricordare. Dopo la chiusura,
Vincenzo si trasferì in Canada, Gastone trovò lavoro presso la società Fioroni
e Monaldo andò a vivere negli Stati Uniti, dove è rimasto per circa 25 anni.
Tra i capostipiti, non bisogna di-menticare Alfredo Cerrone che aveva un'officina
in via S. Michele e poi in via S. Caterina da Siena; né Osvaldo Santoro, la cui
officina elettromeccanica è sita in via S. Michele: né tantomeno Giovanni
Palazzuolo, che lavorava In via Ciccarono o Luigi Travaglini, operante prima in
via Pescara e poi in via Cardone”.
Volendo
ampliare la ricostruzione storica abbiamo chiesto a tre protagonisti viventi di
ricordare com’era il mestiere in quei giorni: Gino Ciccotosto (VastoDiesel),
Giovanni Salvatorelli meccanico, “Totuccio” Catania (all’epoca Soccorso ACI).
I ricordi di Gino Ciccotosto: “VASTODIESEL” al servizio dei trasportatori e delle imprese con grande professionalità
Luigi Ciccotosto titolare di Vastodiesel a Punta Penna (2019) |
Gino Ciccotosto ha iniziato nel 1959. Ha
l’officina ancora aperta, la VastoDiesel,
a Punta Penna.
“Ho
cominciato a lavorare in officina 13 anni, nel 1959”, racconta. “Ho iniziato
con Michele Smargiassi in via Pescara. Lavorava molto con i mezzi pesanti,
prima trattori e poi camion. Si riparava di tutto, dalle guarnizioni delle
testate alle fasce, balestre, motori, differenziali. Il nostro era un lavoro
difficile e pesantissimo, dovevamo ricostruire e riparare tutto. Le nostre
attrezzature erano minime, ma avevamo un tornio moderno per l’epoca che aiutava
a risolvere molti problemi. Prima i mezzi a 200.000 km avevano tutto consumato,
oggi fanno 1.500.000 km e sostituiscono solo poche cose. All’inizio l’officina
aveva spazi limitati e si lavorava all’esterno allungandosi sotto il mezzo con
la cosiddetta “sdraio”. Ma all’esterno intendo non solo al di fuori
dell’officina, ma anche lungo le strade
dove il mezzo si fermava. Lì si smontavano coppe, pistoni, frizioni,
differenziali, cambi, freni. Alle curve di contrada Zimarino sul vecchio
tracciato della SS16 spesso i camion,
che portavano anche 600 quintali di merce, si bloccavano per la rottura
del differenziale”. E aggiunge: “Ricordo anche che una volta ci siamo imbattuti
in un nuovo differenziale americano che non riuscivano a rimontare nella sua
sede. Dopo tanti tentativi capimmo che l’eccessivo carico aveva fatto
ovalizzare la sede, per cui abbiamo
dovuto sollevare il mezzo e piano piano rimontarlo. Sono stati lavori pesanti e
faticosi, ma il nostro è un mestiere fatto di queste piccole soddisfazioni,
siamo contenti quando riusciamo a risolvere un problema, impegnando tutta la
nostra capacità professionale. Anche perché all’epoca non c’erano i computer e
noi siamo partiti da autodidatti! Da sottolineare che all’epoca si
ricostruivano e riparavano molti organi. Si ricorreva al pezzo di ricambio solo
quando era necessario.
Uno dei
primi ricambisti fu Vincenzo Perrozzi. Qualcosa aveva anche Carlo Marino a
piazza Rossetti. Poi aprì Verrocchio che era molto fornito e infine anche gli
altri”.
“Per
apprendere il mestiere ci volevano 4-5 anni - continua mastro Gino Ciccotosto
- solo dopo eri capace di fare qualcosa.
Il limite era il servizio militare. Quando tornavi dalla leva, potevi iniziare
a cercare il vero lavoro. Come apprendista non c’erano soldi, al massimo 500
lire a settimana e si lavorava anche la
domenica fino alle 14. E negli
altri giorni l’orario andava ben oltre la chiusura delle 20. Una volta
addirittura sono tornato a casa all’una e mezza di notte - non c’erano
telefoni- e la mia famiglia era seriamente preoccupata. Capitava spesso che si
dovevano riparare mezzi che le ditte dovevano usare il giorno dopo. Come ad
esempio le trebbiatrici a luglio e agosto.
O le riparazioni urgenti di camion carichi di frutta che dovevano
giungere ai mercati in orario stabilito”.
La
storia della Vastodiesel è questa: Gino
Ciccostosto nel 1970 è entrato in società
il suo ex maestro Michele Smargiassi in via Pescara. Nel 1979 con suo
fratello Giuseppe hanno realizzato il capannone a Punta Penna e si sono
trasferiti lì. Nei periodi di massima espansione davano lavoro a 14 dipendenti.
Essendo l’unica officina veramente attrezzata
per i mezzi pesanti il lavoro era tanto.
Le maggiori ditte si rivolgevano a Vastodiesel: impresa Nicola
Iacobucci, Molino, Marrollo Smi e poi trasportatori come Citra, Cinquina,
Sabatini. Ora la ditta ha solo 5 persone.
Gino
Ciccotosto sottolinea che i n passato Vastodiesel ha anche formato un’intera generazione di
meccanici. Gente che poi è andata via ed ha aperto una propria attività o è
stata assunta da altre ditte come SIV e Marelli.
Insomma
un ruolo importante che dura da più di mezzo secolo.
I ricordi di Giovanni Salvatorelli: una vita tra i motori, seguendo tutte le evoluzioni
Giovanni
Salvatorelli è anche lui uno dei più anziani con l’officina ancora aperta,
ubicata in via della Vanguardia.
“Ho
cominciato a lavorare in officina 14 anni, nel 1961”, racconta. “Ho iniziato
con Gastone de Pasqua, un elettropompista che sapeva bene il suo mestiere,
veniva da Lanciano. Lavorava molto con i mezzi pesanti. Dopo pochi mesi sono
passato ad Alfredo Cerrone, bravissimo
meccanico Alfa Romeo, trattori
Fiat, manutenzione generale camion.
L’officina era in zona San Michele (vicino a Carpi prima di Desiati)”.
Chiediamo
a Salvatorelli di descriverci come si lavorava all’epoca. “Allora non c’era il
ponte. Ogni officina aveva al centro la classica buca per lavorare sotto la
macchina. L’altezza ovviamente era fissa, per cui se capitava un’auto più alta
dovevi mettere qualche sgabello sotto i piedi; se era bassa, eri costretto a
lavorare curvo. Lì sotto d’estate
mancava anche l’aria. Qualche riparazione si faceva anche all’esterno, ma d’estate c’era il sole forte e d’inverno
la pioggia o la neve. Ora si lavoro in un buon ambiente comodo e pulito”.
“Allora
il meccanico era un vero “riparatore”, oggi forse è più “montatore” nel senso
che sostituisce interi apparati e non va a riparare il singolo pezzo. Le
macchine del dopoguerra erano semplici, con pura meccanica. Tutte
riparabilissime. Si facevano rifare le bronzine dal tornitore, si lavoravano
con la tela per dare le tolleranze; si
rifaceva il differenziale, forse il più difficile per il meccanico, era tutta
una questione manuale, c’erano 4 decimi di tolleranza; lo dovevi aggiustare a mano per rimontare i
cambi e i cuscinetti . Parecchi giovani di oggi forse non sono capaci di
metterci le mani, prima era tutto
manuale. Alcuni delle nuove officine per questi lavori si rivolgono a noi
anziani e ci portano il pezzo e ci chiedono di ripararlo. Come qualche macchina
ancora con il carburatore dove i giovani non sanno mettere le mani. La
meccanica vecchia sta finendo, non c’è più lo spinterogeno, alcune cose sono cambiate.
Le attrezzature
che usavamo erano quelle dell’epoca, oggi obsolete. In officina si usava la
pressa, la mola, la saldatrice e qualche altra attrezzature
particolare che noi stessi dovevamo costruire. All’epoca la macchina veniva
veramente riparata e lì si vedeva la capacità e la validità del meccanico.
Prima il cliente si presentava e tu dovevi trovare il difetto al momento e
riparare. Oggi c’è il computer e si lavora con esso per ricercare il difetto”.
Nel dopoguerra non esistevano tutele sindacali.
Nel dopoguerra non esistevano tutele sindacali.
“L’orario
di lavoro andava dalle 7 di mattina alle 20 -21 di sera”, ricorda Giovanni Salvatorelli. “E si facevano riparazioni
anche di notte se c’era qualche camion che doveva essere usato il giorno dopo.
E si lavorava tutta la settimana, compreso l’intero sabato e la domenica la
mattina. Ricordo un episodio dei miei primi tempi: una domenica mattina, per
protesta, ci mettemmo d’accordo tutti
noi apprendisti e non andammo. Il gesto
provoco le ire del maestro e i rimproveri dei nostri genitori che davano
ragione al titolare dell’officina e non a noi. All’epoca si lavorava per anni
senza retribuzione, solo qualche 100 lire per andare al cinema. Ma ci volevano
circa 5 anni per imparare il mestiere e potersi cercare un lavoro retribuito.
Da sottolineare che potevi essere assunto da altri solo se avevi raggiunto un certo livello professionale e dimostravi di avere autonomia operativa”.
“Totuccio e Benito ” e il soccorso ACI anni '60
Due
personaggi molto popolari nella categoria erano “Totuccio e Benito”, vale a
dire Salvatore Catania e Benito Scafetta, perché avevano il Soccorso ACI. Avevano rilevato l’officina del loro maestro
De Pasqua ubicata al piano terra di una palazzina sulla strada che va verso
Vasto Marina (non lontano da Shanghai) e poi si erano trasferiti a piazza
Verdi in una vecchia struttura poi
demolita per far spazio all’alto palazzo a fianco della Torretta.
Salvatore Catania e Benito Scafetta |
Salvatore Catania e Benito Scafetta, anni '60 |
“Il
nostro maestro decise di trasferirsi in America e noi trovammo un prestito di
fortuna di 1.200.000 lire e rilevammo la sua officina”, ricorda Totuccio
Catania. “Cominciavamo a lavorare discretamente, ma il colpo di fortuna avvenne
quando incontrammo il sig. Mario
Raimondi che gestiva l’Autostello ACI a Vasto Marina. Ci voleva bene e ci fece ottenere l’esclusiva del “Soccorso
Stradale ACI” per tutta la nostra zona. Comperammo subito una camionetta, una
vecchia Jeep, e cominciammo a fare interventi in questo campo. Vale a dire a
fare riparazioni per auto chi si fermavano per strada oppure a trainare auto
incidentate fino al carrozziere. Normalmente le portavamo a Dante Carpi a San
Michele, che in verità ci riconosceva anche una percentuale per tale servizio”.
“Con il
soccorso ACI la popolarità dell’officina crebbe molto - aggiunge Catania –
facevamo tutti i tipi di riparazioni, alle Cinquecento si riparavano i giunti
cardanici, alle Seicento si rifacevano i motori che spesso fondevano andava in
ebollizione il radiatore, e via dicendo. I motori si facevano rettificare a
Pescara; i pezzi di ricambio si prendevano da Perrozzi e qualche volta a
Pescara. Si lavorava molto, facevamo anche i turni di notte, specialmente
Benito. Avevamo una bella clientela
prevalentemente vastese, la maggior parte era costituita da avvocati,
medici, professionisti, considerato che
all’epoca le macchine le avevano poche persone. Per un periodo abbiamo avuto la concessionaria
dell’Autobianchi. Infine, abbiamo anche
dato il nostro contributo alla formazione dei giovani. In officina abbiamo
sempre avuto 4-5 ragazzi a imparare il mestiere!”.
Ma nel
1965 a Salvatore Catania viene offerto la possibilità di cambiare lavoro e così
viene assunto alla Cassa Mutua della Coltivatori Diretti (per poi passare alla
SAUB, all’INAM e infine alla ASL). E a Benito Scafetta, dopo qualche anno, la possibilità di un posto
sicuro alla SIV reparto manutenzione. Fu
così che la loro vita lavorativa continuò su strade diverse, fino alla pensione.
Chiediamo alle famiglie degli altri meccanici di
contattarci per raccontare le loro storie e fornirci le loro foto. (328 9169155
noivastesi@gmail.com), sicuramente torneremo
sull’argomento.
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