sabato 29 dicembre 2018

Dal taccuino di Angelo Del Moro: SI ABUSA DI TERMINI INGLESI PER RENDERE MODERNO L'ITALIANO: ORA BASTA

SI ABUSA DI TERMINI INGLESI PER RENDERE MODERNO L'ITALIANO: ORA BASTA
di Angelo Del Moro

Dire basta all'uso indiscriminato della lingua inglese. Perché l'italiano è un bene che appartiene a tutti noi, un patrimonio di cultura e bellezza che ci identifica e ci caratterizza, ma perché noi italiani siamo così affascinati dall'inglese e così propensi a servircene anche quando potremmo esprimere lo stesso concetto nella nostra lingua ?
Ecco, non invoco una fissità refrattaria ad ogni sollecitazione esterna, ma una riflessione sul rischio di dimenticare le parole della nostra lìngua, impoverendola, e di rendere più difficile la comunicazione. Senza cadere nell'eccesso opposto, quello che pone i francesi a rifiutarsi testardamente di dire computer -al quale oppongono fieri il gallico ordinateur- , dovremmo riconsiderare il nostro rapporto con l'inglese.

Potremmo, per cominciare, a studiarlo meglio. In alcuni ambiti - comunicazione, economia, informatica - il ricorso ai termini inglesi è inevitabile per il semplice fatto che non esistono equivalenti italiani accettabili. Anche per evitare fraintendimenti, per esempio, nel 2009, è stata approvata la legge sugli atti persecutori; nemmeno il tempo di approvarla ed è stata ribattezzata "legge sullo stalking".

Perché il processo di digitalizzazione vada a buon fine, è essenziale che la digitalizzazione sia percepita come qualcosa che ha che fare direttamente con noi, con la nostra quotidianità, e che renderà la nostra vita più semplice. Ecco perché è fondamentale, ogni volta che è possibile usare le parole italiane per nominare concetti, attività e strumenti.

Possedere le parole ci permette di possedere i pensieri e le azioni a cui quelle parole rinviano. La preoccupazione, più che fondata, è che privilegiare i vocaboli inglesi quando se ne può fare a meno, ostacoli la comunicazione e la comprensione. E' innanzi tutto tra di noi che dobbiamo parlare e capirci.

Vasto, 19 dic. 2018

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