martedì 9 novembre 2021

Mattatoio Comunale: una tormentata storia di 200 anni

1916 (archivio Beniamino Fiore) 
L'importante struttura  ha avuto diverse sedi,  fino a quella definitiva di via S. Onofrio (anni '60)  
 di  Remo Petrocelli

Il mattatoio, in tutte le città, rappresenta un vero e proprio pezzo di storia del territorio. E Vasto non fa eccezione.
Da noi il problema della macellazione cominciò a porsi agli inizi dell’800. All’epoca  l’operazione veniva effettuata nella pubblica piazza, con una pratica particolarmente cruenta: l’animale veniva ucciso  con una mazza di ferro scagliata sulla testa; poi si procedeva con lo squartamento, con i liquidi corporei che venivano lasciati grondare liberamente nel terreno, creando terrore negli spettatori  e nelle donne “specie le gravide”.   
Tale pratica andava assolutamente cambiata.
Nella seduta del Consiglio del 21 febbraio 1826 il sindaco Pietro Muzii  risollevò il problema: "Signori. A rimuoversi, e ad eliminarsi per sempre tanti abusi e disordini introdotti nella vendita del pesce, e nello scannaggio degli animali eseguito finora con tanta indecenza nella pubblica Piazza è d'uopo, che l'amministrazione destini un luogo proprio, ove assolutamente debba il pesce esporsi in vendita, e debbono gli animali essere scannati, interessando molto la polizia urbana tale destinazione...” Il decurionato deliberò che lo scannaggio degli animali doveva essere fatto nel largo detto de’ Barbacani (…) [tratto  da Pietro Muzii  di  Pasquale Spadaccini ed. Cannarsa 2002 p.152].  
Stiamo parlando di “scannaggio” ancora all’aperto,  non di “mattatoio”. Nel settore comunque già dal 1831 entrò in vigore un regolamento di  polizia urbana che normava  le operazioni di macellazione e vendita di carni  dei macellai, o come si chiamavano allora beccai.
Ma pur esistendo già un progetto del famoso architetto locale Nicola Maria Pietrocola del 1832 (che  allocava già un mattatoio in un progetto di più generale revisione della piazza Barbacani), in fase iniziale di discussione si pensò invece di allocare il primo mattatoio  nelle cantine sottostanti il palazzo comunale (l’attuale Curia) con introiti per le casse Comunali. Questa ipotesi fu subito osteggiata  dal consiglio,  per i miasmi che avrebbe creato in un’area  che  necessitava un certo decoro/immagine.
Un sollecito ad individuare un luogo deputato alla macellazione  pubblica  nel Comune di Vasto  derivò anche dall’ allora Sottintendenza verso il consiglio comunale dell’epoca ,  il decurionato nel 1841.
 L’esigenza era fondata su necessità  di controllo sanitario sui capi macellati, sul trattamento degli scarti, e la conservazione e certificazione (con relativa bollatura) delle carni macellate, questioni  molto delicate in un’epoca in cui non esisteva alcun sistema di congelamento.
PIAZZA BARBACANI. La soluzione alternativa rispolverata dal consiglio, fu quella di costruire di sana pianta un locale ai margini della piazza Barbacani appoggiato alle proprietà di Salvatore Palmieri, di dotarlo di un cancello. Fu costruito dalle fondamenta al tetto da tal muratore appaltatore Giuseppe Del Prete stralciando il progetto di cui sopra.   Costo previsto circa 150 ducati, garante Lancetti Giuseppe, e  consegnato nell’estate del 1853. Immediatamente ci si rese conto che  questa scelta era stata infausta per la centralità del luogo e il notevole impatto ambientale, sporcizia, cattivi odori ecc. Ad ottobre del 1853 la struttura fu chiusa per scarsa igiene ed i beccai che ne pagavano l’affitto al Comune chiesero uno storno. Da fine dicembre il Comune tentò di affittare la struttura ormai vuota, ma senza riuscirci (7 aste andarono a vuoto).

PIAZZETTA D’AMANTE.  Nel frattempo il mattatoio fu allocato in piazzetta d’Amante in alcuni locali di pertinenza delle Congrega di Carità e della Morte al costo di ben £ 153 annue. Si presentava quindi come  soluzione dispendiosa e soprattutto inadatta.
Il decurionato  chiese allora   al famoso ingegner Luigi Dau una perizia su quali fossero i parametri più importanti su cui orientarsi nelle future scelte, circa un luogo idoneo. Egli in sintesi dichiarò: un luogo fuori le mura, agibile comodamente dai carretti per il trasporto merci, quindi lontano dagli agglomerati urbani, esposto possibilmente a nord, dotato di acqua corrente, e con una zona “a grotta” e/o in tufo per la conservazione della merce lavorata. Furono individuati alcuni siti, qualcuno non privo di fantasia: p.es. sotto la cappella di S. Antonio, in un villino con hortus conclusus in S. Sebastiano di proprietà di Salvatore Palmieri ecc. La ricerca si concentrò poi sul quartiere Croci, Aragona, e viciniori.

LA “NEVIERA” E L’ARAGONA. Gli unici locali idonei individuati furono sotto la neviera del marchese d’Avalos alle Croci dove esisteva una cava di sabbia (e tufo), e un locale terraneo di palazzo Aragona già affittato al Comune, di proprietà della duchessa Teresa Cestari, una zia di Ortensia D’Avalos (alla modica cifra di 100 £ annue).
Il decurionato, fulminato dall’idea di risparmiare,  nel 1886 rescisse il contratto con le congreghe e decise per la riattazione dell’Aragona (al costo una tantum di £350).   La  attuale destinazione d’uso infatti era  stata di area di stazionamento dei bovini prossimi a macellazione (stalla). Il locale fu ritenuto abbastanza ampio per la convivenza dei due servizi, anche se necessitò a questo punto di riparazioni del tetto malmesso, una divisione e adattamento secondo i preziosi e talvolta polemici consigli del locale ispettore sanitario (P. Altobelli) e veterinario (Nicola D’Adamo). Si trattò sostanzialmente di una forte igienizzazione preventiva e una razionale e salubre disposizione operativa con pareti e pavimenti lavabili e dei canali a terra per il convogliamento dei residui dall’interno dei locali  fino alle campagne limitrofe. Furono anche  reintegrati  una grossa cisterna esistente in loco,  un pozzo sottostante con  canale, una pompa.

Anche questo  sito ebbe poca fortuna, per una  serie  di  vari eventi: la morte della proprietaria (1893), la donazione alla nipote Ortensia e la mancata rielezione a deputato del marito di Ortensia, il Duca Quarto di Belgioioso. Quest’ultimo avendo ora a disposizione più tempo, (1897) decise di dedicarsi alla cura delle proprietà familiari, inviando da Roma  e nominandolo amministratore dell’Aragona il sign. Avveduto Bartoli Avveduti, il quale risiedendo sul posto, si rese conto del malsano e anarchico modus operandi dei beccai locali nell’uso della  struttura stessa. L’area retrostante l’Aragona adibita  a giardino veniva abusivamente occupata da mercanzie, il pozzo era completamente inquinato dai residui di macellazione e l’area tutta era divenuta mefitica e infettante. Bartoli stesso dopo la nascita della “prima figlia vastese” (la famosa Elena Sangro) ne subì le conseguenze con  la perdita del successivo figlio appena nato in quel sito, per una malattia infettiva.
Tutto ciò spinse il proprietario a chiedere lo sfratto per finita locazione al Comune. Attraverso il sindaco Nasci, il Comune, colto di sorpresa tentò di reagire: chiese una proroga  di soli sei mesi per  individuare  una nuova struttura temporanea.
L’ amministratore  Bartoli concesse la proroga, ma  a condizioni che il locale fosse non avesse più  sbocco verso il lato interno e residenziale del complesso, e che ci fosse una disinfezione e pulizia settimanale delle deiezioni e residui da parte del Comune con tanto di guardie municipali.
Il Comune dovendo  uscire dall’impasse, individuò come  nuova soluzione temporanea,  un locale in zona delle Croci, di proprietà di  Naglieri alias centodiavoli  Giovanni  fu Paolo (nato nel 1824) capraio  (proveniente  da una famiglia di lattivendoli di cui abbiamo traccia  per alcuni simpatici aneddoti,  cfr. Muzi op. cit.p.87, Vasto domani 25 ott 1967).

Il Mattatoio all'Angrella 1916


L’ANGRELLA. Nel frattempo l’Amministrazione comunale  chiese fondi e  attivò  un mutuo di £10.000 sui quarantamila necessari, per una struttura ritenuta “definitiva”. L’area aveva acqua corrente (essendovi già un’ omonima fontana pubblica) e salubrità. Fu individuata nell’ Angrella. Il progetto e realizzazione di questa struttura modernissima e razionale fu diretta  dall’ ing. Arch. comunale Francesco Benedetti.
L’undici  novembre 1905 il mattatoio entra in funzione “ dotato con tutte le norme scientifiche e presenta tutte le condizioni volute dall’igiene”
Purtroppo ancora una volta la sfortuna “ci mise lo zampino” e la struttura fu soggetta ad una frana .Un consiglio del 1935 ne approvò l’abbattimento (in seguito ai danni riportati l‘anno precedente) e la ricostruzione di un altro mattatoio, su progetto molto avanzato redatto dall’ ing. comunale  Pietro Mariani. Il progetto, presentato  in “tempi di magra” non  fu però approvato.

CAMPO BOARIO. L’otto giugno 1938 il Podestà Scardapane chiese al prefetto di Chieti l’autorizzazione per l ‘acquisto di altri due ettari di terreno privato per l’ampliamento del campo delle fiere e la costruzione ivi del mattatoio comunale al campo Boario (zona via Giulia). Il progetto ora in capo all’ ing. A. Giammaria di Pescara era anch’esso ambizioso: sarebbe costato 600 mila lire su un’area suddivisa in 4300 mq di mattatoio e 17000  mq di stazionamento. Il Ministero della Sanità addusse scuse e fece diversi rilievi sul progetto (particolarmente sull’ubicazione dei frigoriferi), che così naufragò definitivamente.
Si partì però provvisoriamente con un capannone aperto che con le prime nevi risultò allagato ed inagibile.
Immagine recente della Struttura adibita a Mattatoio su corso Mazzini (ora Palazzo di Vetro) 
TRAPPETO COOPERATIVO. Il 19 gennaio 1940 il Podestà vista la relazione del tecnico comunale e le recenti nevicate  dichiara il mattatoio comunale inagibile alla macellazione delle carni ed è forzato a prendere in affitto il magazzino del Trappeto Cooperativo situato in corso Mazzini ad un canone mensile di £150-  Solo in Giugno 1942 il mattatoio sarà operativo in quella  sede. A luglio del 1942 il Comune incarica l’ing. Manlio Cordella di redigere un ennesimo “nuovo progetto” per il mattatoio comunale.

S. ONOFRIO. In aprile 1949 l’Amministrazione dichiara anche la pubblica utilità della costruzione del nuovo mattatoio, inoltre disciplina il servizio di trasporto  di carni macellate dal mattatoio ai singoli esercenti di vendita. Questo  infatti precedentemente veniva disimpegnato con carretti  a mano.  Con apposito capitolato  il servizio viene affidato alla ditta Francesco Colucci la quale utilizza un furgone appositamente attrezzato  per garantire l’igienicità e la funzionalità  del servizio stesso.
Nel 1950 il progetto viene approvato, nel ‘51 si contratta un mutuo per  30 milioni di lire alla Cassa DD. PP.

Il 6 ottobre 1953 il ministero dei Lavori Pubblici concede un contributo di quindici milioni per la costruzione del nuovo mattatoio nell’area di  località S. Onofrio.
Nel 1960 si assume un mutuo di 20 milioni di Lire per il completamento dell’opera con Cassa DD. PP.
Nel 2018 Il Comune annuncia l’intenzione di chiudere il Mattatoio Comunale e mettere in vendita la struttura.

Si ringrazia l’Archivio storico comunale di Vasto per i documenti inediti  e il sig. Beniamino Fiore per le foto storiche. 

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