venerdì 26 ottobre 2018

Nel 1974 Giuseppe Catania già parlava dell'Anfiteatro sotto piazza Rossetti!

Il tema dell'anfiteatro sotto piazza Rossetti, tornato alla ribalta negli ultimi anni,  è un "vecchio cavallo di battaglia" di Giuseppe Catania giornalista, storico e critico d'arte. Proviamo e rileggere un articolo apparso sul “Il Tempo” del 26 agosto 1974, che riporta la tesi secondo cui al di sotto di Piazza Rossetti dovrebbe esistere un anfiteatro romano.
Un'idea di come poteva essere l'anfiteatro romano di Piazza Rossetti , elaborato da "Pinko Pallotto" pseudonimo di purosangue vastese assiduo frequentatore della pagina FB "Sei di Vasto se..."


Un anfiteatro romano sotto piazza Rossetti
La sua esistenza trova un’autorevole conferma nello studio recentemente condotto dall’arch. Marinucci – Un’apocalittica alluvione avrebbe sommerso la conca entro cui sorgeva
Il Tempo, 26 Agosto 1974 – Giuseppe Catania

Più volte da queste colonne e da anni abbiamo sostenuto che al di sotto dell’attuale piazza Rossetti,
dalla singolare pianta circolare, esiste un anfiteatro romano di notevoli proporzioni.
L’affermazione, peraltro, trae spunto da alcuni riferimenti tramandatici dagli storici Romanelli (Scoverte Patrie), Luigi Marchesani (Storia di Vasto) e N. A. Viti (Memoria dell’Antichità di Vasto), entrambi questi due vastesi.
Recentemente, a conferma delle nostre indagini storiche ed archeologiche, l’architetto Alfredo Marinucci, autore del volume «Le iscrizioni del Gabinetto archeologico di Vasto», una delle più importanti rassegne tecniche poste all’attenzione degli studiosi e degli appassionati della cultura storica ed artistica, nella sua introduzione all’opera offre una esauriente e dettagliata relazione sull’esistenza proprio in piazza Rossetti di un anfiteatro romano:
« Ancora nel Rinascimento – scrive l’arch. Marinucci – nel “piano” di San Francesco da Paola, attuale piazza G. Rossetti, erano in evidenza ampie strutture di un complesso monumentale misurante 225 piedi (67 metri circa) di lunghezza e per 210 (62 m. circa) di larghezza e variamente interpretato: Leandro Alberti, Flavio Biondo, Paolo Merula sostenevano che fosse un teatro, il Viti una Naumachia. Oggi, invece, possiamo con assoluta certezza affermare che il monumento in questione non è un teatro (o tantomeno un’impensabile naumachia), bensì un anfiteatro, costruito in opera cementizia rivestita di opera mista (reticolato con ricorsi in laterizio) fuori del perimetro urbano, a lato di esso, sulla cui ellisse, sorsero poi gli edifici che delimitarono la piazza sui lati nord ed est e di cui erano ancora visibili nel XVIII secolo le arcate »..

Delle vicende di questo anfiteatro ci siamo più volte occupati riferendo che un’improvvisa, apocalittica alluvione, allagò sommergendola nel fango disceso dalle colline circostanti la conca entro la quale era stato costruito l’anfiteatro, lasciando visibili le arcate esterne. Che entro questa conca naturale siccessivamente si svolgessero le «battaglie navali» a divertimento della popolazione, riempiendo l’invaso con le acque defluenti dall’acquedotto romano, per la condotta dell’attuale via «Naumachia» è anche presumibile, se alcuni autori, come l’attendibile Romanelli, riferiscono del teatro coem una «Naumachia». Certo è che al di sotto dell’attuale piazza l’anfiteatro giace con tutto il suo splendore architettonico e l’inestimabile testimonianza storica dell’antichissima e civilissima Histonium.
Giova anche rilevare come in epoca medievale, lungo le arcate emerse dalla colmatura alluvionale, si siano addossate le costruzioni di cui oggi si ha ancora visione.

Le esigenze e le tecniche dell’epoca suggerivano che all’interno delle mura trovassero posto le costruzioni dei nobili, al riparo delle incursioni dei ladroni e delle bande di rapinatori; mentre all’esterno trovavano sistemazione le case del volgo.
Infatti, se scorriamo la composizione toponomastica, troviamo che all’interno della piazza Rossetti sono dislocate le costruzioni di maggiore volume ed ancora toneggianti a ridosso delle arcate romane (periodicamente nell’opera di restaurazione o rifacimentodegli edifici vengono alla luce opere edilizie romane), mentre all’esterno, cioè nella zona delimitata dal via Santa Maria Maggiore, ritroviamo nella tipica conformazione urbanistica medievale, le case del popolino, di dimensioni ridotte, che costituivano l’agglomerato urbano al di “fuori” delle mura.

L’anfiteatro, quindi, oltre a costituire un’opera di svago ai tempi della romana Histonium, il cui splendore rifulgeva insieme all’importanza che il «municipio romanorum» assumeva nell’ambito dell’assetto territoriale di Roma, rappresentò in epoche successive materia di utilizzazione nelle tecniche costruttive e difensive, se si tiene anche conto che il Castello medievale ra collegato alla Torre di Bassano, proprio mediante le arcate esterne ad este della piazza, per costituire un baluardo alle scorrerie dei turchi che, sbarcati alla marina, risalivano lungo la china della Madonna della Catena, dopo essre stati avvistati dalla “difesa” della torre della chiesa di Santa Maria Maggiore.
Giuseppe CATANIA

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