giovedì 18 ottobre 2018

La scrittura come “valvola di salvezza”: questo il messaggio di “OGNI TUO RESPIRO è stato il mio respiro” di Gabriella Izzi Benedetti

Il volume è un racconto autobiografico sulla morte del marito, che ripercorre anche la vita dell’autrice.

La morte del coniuge è un momento di grande dolore, soprattutto se l’amore è stato intimo, profondo e reciproco. Come superare questo trauma e ridare serenità a se stessi ed alla famiglia? Le soluzioni possono essere molteplici. Ma chi ha la padronanza della penna può usufruire di un metodo portentoso: l’effetto terapeutico della scrittura.

E’ quanto ha fatto Gabriella Izzi Benedetti che ha dato alle stampe “OGNI TUO RESPIRO è stato il mio respiro” ( Albatros, 2018) dopo la scomparsa nel 2013 del marito Puccio Benedetti.

“Ho aspettato che il dolore si attutisse, ma le ferite sono
ancora forti e tu sei così lontano e così vicino, ti parlo, sei presenza e assenza, ma assenza presente … difficile spiegare. E poi perché spiegare?”, scrive nelle prime pagine.
Ma poi nel volume lo rivela: “la scrittura è la mia valvola di salvezza”, il “mio rifugio”.

Così la Izzi lascia vagare la sua mente in un divenire di situazioni che partono dal suo incontro con Puccio, per descrivere le affinità culturali, la vita coniugale, i problemi e le gioie di quegli anni. Per poi approdare ad un monologo interiore in cui affiorano in una libera rappresentazione tutti i ricordi, anche di altri congiunti, così come compaiono nella sua mente, senza un preciso ordine cronologico. Insomma un flusso di pensieri, come ottima medicina che aiuta a liberarsi, a superare momenti di sofferenza, di solitudine e di sconforto.

Questo è il valore del volume della Izzi Benedetti. Perché elaborare il lutto non vuole dire dimenticare, ma trasformare il dolore in ricordi di giorni sereni; vuol dire lasciar riposare in pace i nostri cari, guardare avanti e, pur serbando nel nostro cuore un posto per loro, riprogrammare serenamente il nostro avvenire.

Così nel volume trovano posto tutte le figure che hanno inciso sulla vita dell’autrice, con massima attenzione al marito Puccio, ma anche agli altri.

“Mi aggrappo a immagini antiche - scrive - a quelle delle periodo in cui le nostre vite si sono fuse. Puccio mi colpiva per un non so che un carisma una gestualità composta ed elegante. I nostri sguardi si incrociarono un paio di volte si era creato come un circuito magnetico che mi comunicò di non essergli indifferente”. Aggiungendo: “La vita di coppia è fatta di piccole cose più che di grandi cose”, “Ora tutto è rivissuto in sequenze. Non c’è momento che non lo pensi. Siamo incastonati nel nostro passato comune e cerco tracce anche in quella parte della sua vita che non mi è appartenuta: sogni, incomprensioni, insoddisfazioni, successi”.

Ma poi nel volume l’autrice trova il modo di parlare liberamente della sua infanzia, della morte del padre che “lasciò mia madre a 35 anni con 4 bambine”, della sua determinazione di frequentare l’Università a Genova, mantenendosi facendo ripetizioni tutti i giorni in un Istituto di suore. Del suo arrivo a Firenze, della difficoltà di integrarsi in quel tipo di ambiente, ma superata perché “la palestra della forza è avvenuta per me all’interno dell’educazione ricevuta”. Dell’incontro con Puccio che “ha fatto del mio vivere a Firenze la quadratura del cerchio”.

“OGNI TUO RESPIRO è stato il mio respiro” della Izzi è anche un ottimo volume per conoscere la storia di Vasto, sua città di origine, nell’immediato dopoguerra: i suoi personaggi sono veri. Il lavoro offre numerosi spunti sulla vita locale, sui valori e sulla mentalità delle persone del tempo, sugli incroci famigliari, sulla religiosità e sulla figura di Padre Pio, su gioie e dolori di una piccola comunità del centro meridione. I ricordi sono quelli di una generazione che “ha vissuto una metamorfosi sociale più veloce rispetto all’ininterrotto mutare della storia, ma che cozzando con l’antico crea conflitti notevoli , prima di acquisire valore di normalità”.

Gabriella Izzi Benedetti ci conduce con mano in tutti questi ambienti e senza una meta precisa ci fa gradevolmente vagare da un intimo argomento all’altro, in uno stato di grande coinvolgimento emotivo. Un esito narrativo di grande forza espressiva, che solo chi conosce a fondo l’arte dello scrivere sa creare.

NICOLA D’ADAMO

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