di Lino Spadaccini
Strettamente
legata a Punta d’Erce, con la quale condivide la parte sud del promontorio, la
spiaggia di Libertini è una meta molto frequentata soprattutto da chi vuole
rimanere fuori dalla calca e godere in santa pace sole, mare e natura.
La
spiaggia è raggiungibile a piedi direttamente dalla spiaggia sabbiosa di Punta
Penna, oppure
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scendendo il comodo sentiero di 80 gradini, dalla strada sterrata che dalla zona industriale conduce alla spiaggia di Punta d’Erce.
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scendendo il comodo sentiero di 80 gradini, dalla strada sterrata che dalla zona industriale conduce alla spiaggia di Punta d’Erce.
Non
conosciamo l’origine del nome, ma ci viene da pensare che l’incantevole
paesaggio, la spiaggia intima, dove si ascoltano solo i suoni della natura,
come il canto degli uccelli e l’infrangersi delle onde sulla riva, danno
sensazioni uniche di libertà.
Anche
se la spiaggia è sassosa, in realtà dalla riva il fondo è sabbioso. Le acque
trasparenti ed il paesaggio incantevole fanno di questa spiaggia una delle
perle d’Abruzzo.
Scoprire
le insenature, le grotte o gli archi naturali intorno al promontorio di Punta
d’Erce è uno spettacolo unico, quasi d’incanto, che spesso vediamo in riviste o
cartoline, non rendendoci conto che certe manifestazioni della natura le
abbiamo anche a casa nostra.
Proseguendo
verso sud, prima di immetterci nella spiaggia sabbiosa di Punta Penna, s’incontrano
una serie di scogli semi sommersi dall’acqua. Il tipo di roccia maggiormente
diffuso, lungo tutta la costa vastese, è la puddinga, ovvero una roccia
sedimentaria clastica, dal colore variabile da biancastro a grigio scuro,
costituito da ciottoli più o meno arrotondati e di varie dimensioni, da matrice
sabbiosa o limosa e da cemento spesso calcitico.
Chiudiamo
con un bel sonetto di Nicola Del Casale dal titolo Matinat’a mmare:
Mi vuje
‘mbrijacà ccuscì de mare,
purtannete nghe
me, nghe nu cannizze,
‘mmezz’a li
scuje a la Pinnuccia care
‘mprima matin’a
donna l’acche sgrizze.
A che la luce
lùteme de fare
e a quelle de lu
sole gna s’arrizze,
ti voje fa’
vvidé ca ‘mmezz’a mmare
ci stà n’amore
ch’a lu foche’attizze.
Piluse, secce,
arcilijun’e vrùnghele,
ciòcchele nire e
lambatan’e stelle,
risciule,
‘nguille e calamar’e cìfene,
la sanda
quarajjne e li mijelle,
tutte billezze
che ti dice: acchiàppeme!
Pi li magnà
‘mbrudette o a la ghratelle.
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