mercoledì 11 luglio 2018

Speciale costa vastese 2018: (3) LIBERTINI, la spiaggia intima dei veri cultori del mare












di Lino Spadaccini

Strettamente legata a Punta d’Erce, con la quale condivide la parte sud del promontorio, la spiaggia di Libertini è una meta molto frequentata soprattutto da chi vuole rimanere fuori dalla calca e godere in santa pace sole, mare e natura.
La spiaggia è raggiungibile a piedi direttamente dalla spiaggia sabbiosa di Punta Penna, oppure
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scendendo il comodo sentiero di 80 gradini, dalla strada sterrata che dalla zona industriale conduce alla spiaggia di Punta d’Erce.
Non conosciamo l’origine del nome, ma ci viene da pensare che l’incantevole paesaggio, la spiaggia intima, dove si ascoltano solo i suoni della natura, come il canto degli uccelli e l’infrangersi delle onde sulla riva, danno sensazioni uniche di libertà.

Anche se la spiaggia è sassosa, in realtà dalla riva il fondo è sabbioso. Le acque trasparenti ed il paesaggio incantevole fanno di questa spiaggia una delle perle d’Abruzzo.
Scoprire le insenature, le grotte o gli archi naturali intorno al promontorio di Punta d’Erce è uno spettacolo unico, quasi d’incanto, che spesso vediamo in riviste o cartoline, non rendendoci conto che certe manifestazioni della natura le abbiamo anche a casa nostra.
Proseguendo verso sud, prima di immetterci nella spiaggia sabbiosa di Punta Penna, s’incontrano una serie di scogli semi sommersi dall’acqua. Il tipo di roccia maggiormente diffuso, lungo tutta la costa vastese, è la puddinga, ovvero una roccia sedimentaria clastica, dal colore variabile da biancastro a grigio scuro, costituito da ciottoli più o meno arrotondati e di varie dimensioni, da matrice sabbiosa o limosa e da cemento spesso calcitico.

Chiudiamo con un bel sonetto di Nicola Del Casale dal titolo Matinat’a mmare:

Mi vuje ‘mbrijacà ccuscì de mare,
purtannete nghe me, nghe nu cannizze,
‘mmezz’a li scuje a la Pinnuccia care
‘mprima matin’a donna l’acche sgrizze.

A che la luce lùteme de fare
e a quelle de lu sole gna s’arrizze,
ti voje fa’ vvidé ca ‘mmezz’a mmare
ci stà n’amore ch’a lu foche’attizze.

Piluse, secce, arcilijun’e vrùnghele,
ciòcchele nire e lambatan’e stelle,
risciule, ‘nguille e calamar’e cìfene,

la sanda quarajjne e li mijelle,
tutte billezze che ti dice: acchiàppeme!
Pi li magnà ‘mbrudette o a la ghratelle.




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