di
Lino Spadaccini
Quando
si parla di "Punta Aderci" non si può non cominciare dal nome.
Infatti, come ampiamente documentato su alcune cartine d’epoca, la
denominazione corretta è Punta Erce o d’Erce. Già nella prima metà del Seicento
lo storico vastese Nicola Alfonso Viti parlava di Erce, così come l’altro
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grande storico Luigi Marchesani, che nella sua "Storia di Vasto", scriveva: "Dalla riquadrata regia torre della Penna al picciol promontorio di Collemartino, e da questo all’altro, ch’è maggiore, denominato Erce, stanno i due rimanenti seni, il primo men ampio del secondo; ma entrambi di acque profondissime, le quali placidamente sferzano un lido incantevole per petruzze di colori vivacissimi e diversi, per gusci di conchiglie numerosissimi, variati nella forma e ne’ colori, e per altre naturali bellezze".
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grande storico Luigi Marchesani, che nella sua "Storia di Vasto", scriveva: "Dalla riquadrata regia torre della Penna al picciol promontorio di Collemartino, e da questo all’altro, ch’è maggiore, denominato Erce, stanno i due rimanenti seni, il primo men ampio del secondo; ma entrambi di acque profondissime, le quali placidamente sferzano un lido incantevole per petruzze di colori vivacissimi e diversi, per gusci di conchiglie numerosissimi, variati nella forma e ne’ colori, e per altre naturali bellezze".
Il
promontorio di Erce (a 26 metri sul livello del mare) è situato a circa un paio
di chilometri a nord del Porto di Punta Penna e si raggiunge dalla comoda
strada sterrata con ingresso dalla zona industriale.In prossimità dell'ingresso dell'area protetta si può usufruire di un comodo e
ampio parcheggio, e proseguire a piedi lungo la strada. In alternativa, dal 1°
luglio fino al 31 agosto, è possibile utilizzare il bus navetta per raggiungere
le spiagge di Libertini e Punta d'Erce.
Il
promontorio roccioso a picco sul limpido mare, con le sue grotte e golette,
l’ampia cala rocciosa ed il trabocco ricostruito nel 2009 (senza un tratto di
passerella abbattuto dalla furia del mare nel 2015), offrono uno scenario
unico, un vero paradiso terrestre che non si limita ad offrire splendidi
paesaggi mozzafiato da cartolina, oppure un mare limpido che invoglia ad una
fresca nuotata: Punta d’Erce, ma direi tutta la Riserva Naturale, offre una
vegetazione spontanea davvero ricca e variegata, che va da quella sulle rupi,
tra cui il cosiddetto finocchio marino (Crithmummaritimum), a quella ricca
delle duna, tra cui spicca lo sparto pungente (ammophila arenaria), il quale,
insieme al piccolo fratino, è il simbolo della Riserva.
Nei
fondali, prevalentemente roccioso, con alcuni tratti sabbiosi, è possibile
trovare molte forme di vita come Occhiate, Saraghi, Salpe, Corvine, Pomodori di
mare, Ricci di mare, Tordi d’Alga e Triglie di Scoglio.
Dal
promontorio di Punta d’Erce, quando il cielo è limpido si può avere una
straordinaria visuale della Majella, del Gran Sasso e dei Monti Sibillini, ma
anche un colpo d’occhio su tutta la riserva e sui sottostanti fondali marini.
Se
si ha un po’ di pazienza, il promontorio è anche un buon punto di osservazione
per le tante specie di uccelli che svernano e sostano in questo luogo, come
aironi, sterne, cormorani, il falco di palude, il fratino ed alcuni rapaci.
Chiudiamo
con un bel sonetto dialettale del poeta vastese Nicola Del Casale, inserita nella
raccolta Pârle lu Vuâste, pubblicata
nel 1978;
Lu Puarlä' de 'Derce
Se’
ffôrte angàure, nisciüune mi trejte!
- strillé da ll'âcche lu scuojje de 'Derce.
- strillé da ll'âcche lu scuojje de 'Derce.
Honde de märe,
sbâtte! Nì ‘ mm'accëjte;
ni ' mmi
sfraggelle a nisciüune cummerce!
O ggende,
éssäne gné pprëjme 'stupust'e,
pulëjte, angàure
d'andica fattüure
da cend 'e
ccende de enne e cchiü' püure.
Minëjte!...E
jjäte pi li fetta vustre.
E
llassàteme stä'. Nì ' vvujje sträde,
né ppalezze e né
vvëlle dirimbette;
ddisidr
'arimanà pòvra cunträde.
Si nna ',
pülepe, ciòcchele e ppilüuse
ddo’
l'acchiappäte? Nghe ll'âlme de pette,
si mmäre e
scujje mi vä' fôredüuse!
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