di
Lino Spadaccini
Proseguiamo
con la nostra carrellata di foto inedite che hanno
immortalato nel tempo la nostra stupenda costa ricca di golfi e insenature,
fino alla spiaggia dorata di Vasto Marina, quando ancora non era presente il
monumento alla bagnante, simbolo e attrazione della nostra città.
50 foto storiche >>>
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Il
quotidiano romano Il Messaggero,
nell'agosto del 1936 ha dedicato un lungo articolo, a firma di Marcello Guida,
ai trabocchi vastesi ed alla figura del traboccante. "Chi conosce la spiaggia di Vasto", si legge nell'articolo,
"sa che vi sono numerosi trabocchi
per la pesca, incastrati con pali scheletrici e appariscenti nello sfondo
opalino del mare, negli scogli che abbondano lungo la riviera. Molti veterani
pescatori vivono del trabocco. Arrivato ad una età avanzata che non gli
consente di uscire con le sue paranze, il vecchio pescatore non rimane ad
oziare. No. Egli vorrà ancora essere a contatto col mare: si col mare con cui
ha vissuto lustri e lustri; col mare che gli ha fatto sicuramente, qualche volta,
palpitare il cuore, mentre il vento di libeccio gli sferzava il viso. Egli ama
il mare, forse più di prima. Ne sente la nostalgia. Vorrebbe ancora con i suoi
figli e con i suoi compagni avventurarsi, per vivere qualche attimo di
felicità, tra le onde azzurre, o provare qualche emozione che gli ricordi la
sua giovinezza. Ma non osa. Le sue forze, non glielo consentono… L'ultimo
lavoro lo svolgerà al trabocco. Lì starà da mani a sera con la sua fedele
pipetta e pescherà, pescherà… I pesci non lo abbandoneranno. Anch'essi gli
vogliono bene. Le onde baceranno con più passione gli scogli, perché c'è un suo
vecchio amico, che non può viverne distante. Egli sarà lì come un re. Nessuno
lo molesterà. Tranne qualche nipotino che vorrà anche lui apprendere dal veterano
nonno, l'arte marinara. Il vecchio pescatore sarà orgoglioso di questo rampollo
che vuol continuare una tradizione familiare".
Il
cronista prosegue con la storia di zio Luca, un veterano del mare, nativo in un
paese tra i monti della Maiella, ma ormai vastese d'adozione e innamorato della
nostra costa per merito di suo zio Giovanni, pescatore, che ogni anno veniva da
Vasto e gli raccontava tante storie marinaresche.
Dall'alba
zio Luca cala e solleva la sua rete nella speranza di una ricca pesca. Durante
il lavoro racconta al cronista la sua esperienza. "Vedete – egli dice – questo mare non crediate che sia tanto buono. Più
volte ha tentato d'inghiottirmi, ma non ci è riuscito. Sul principio non
eravamo tanto buoni amici, lo siamo diventati dieci anni fa, solo quando rapì
mio figlio. Da allora ci siamo voluti bene, ed ho pianto, quando me ne sono
dovuto staccare. Non l'ho abbandonato sono venuto, vengo e verrò finché la vita
sarà con me".
Al
trabocco, "un ragno con le zampe protese sugli scogli", il compianto
Pompeo Suriani ha dedicato questa bella poesia.
Lu trabocche
Apparisce nu
ragne 'mmezz'ammare
'nche le zampe
appujate su nu scoje;
ugne 'ttantena
rete cale e 'rsaje,
tra li tronchi
le corde 'nzi'intrecceje.
Come 'ncantate
sta lumarenare
a spijàdentre
all'acque che schiumeje
si lu pesce
s'accoste o si zi squaje
'mmezze a la curajeine de lu scoje.
Sotte a nu sole
che spacche le prete
lu mare è verde
e lisce come l'oje
luvuddarelle
gire e ciguleje
l'ommenevusse
senza vattecije!
Succede spesse
calupiscatore
torne a la case
scunzulate e stracche:
niscjune 'nchi
la pesche se fa ricche!
e si
te'quacchesolde armane a secche!
S'è
vuddateluvente di scirocche:
… n'acchiappe
'cchiù nu pesce lu trabocche!...
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