martedì 24 luglio 2018

Speciale Costa Vastese: (16) appendice, RARE FOTO STORICHE e la storia dello "scoglio spaccato"






di Lino Spadaccini

Se le foto presentate in questi giorni, ci hanno offerto delle immagini straordinarie della nostra costa, ricca di colori e sfumature, anche le foto in bianco e nero, originali d'epoca, hanno il loro fascino, ma
soprattutto rappresentano la memoria storica di un passato ormai scomparso o trasformato dalla natura o dall'uomo stesso. Un esempio lampante è la costruzione del Porto di Punta Penna che ha cancellato uno degli angoli più belli e suggestivi della costa vastese: "lo scoglio spaccato". Da sopra il promontorio, attraverso una piccola fessura si entrava come in una caverna sotterranea, inizialmente molto stretta, fino ad arrivare ad una caverna più ampia in prossimità del mare. Un vero spettacolo per i nostri padri, che amavano recarsi in quel posto meraviglioso per indimenticabili scampagnate.
La descrizione più completa del luogo ce l’ha tramandata Francesco Pisarri attraverso le colonne del Il Vastese d’Oltre Oceano del 25 aprile 1926: "In questa scogliera", scriveva il letterato e giornalista vastese, "ma più verso l’estremo apice della pinta, è lo «Scoglio spaccato». Per un viottolino dirupato si scivola verso il mare; per una piccola fessura si entra, come in una caverna sotterranea, in uno stretto budello; poi la caverna si apre e si trova all’improvviso di fronte un pezzo di mare turchino e di sopra un pezzo di cielo azzurro. Intorno, massi ciclopici che pare debbano schiacciarci da un momento all’altro. Sotto i piedi, sabbia finissima; e fra roccia e sabbia zampilla una vena d’acqua fresca e dolce. Il mare è a due passi. Come è gradevole merendare colà!".

Le foto d'epoca ci restituiscono gli storici trabocchi in tutta la loro bellezza, i famosi ragni tanto decantati da Gabriele D'Annunzio, dalle strutture apparentemente precarie, simili a preistoriche creature dalle lunghe antenne, capaci di resistere alla potenza del mare. Spicca per la bellezza dello scenario quello di Punta d'Erce, sospeso sugli scogli e collegato alla terra ferma con una esile passerella formata da tronchi di legno.

Chiudiamo con i versi di Osvaldo Santoro dedicati al traboccante.

Lu trabbuccante

Huardelu mare e cantemarenare,
da lutrabbocchehuèrdeciéle e mare.
Vide lu sole a nasce gnena spose,
da chišt'Abbruzzenoštre, scìbbendétte.
Cante a l'amore, cantenchelu core,
pe Cuncettine che le stà a spettà.
Jamme, lupésce a grasce ha da 'cchiappà,
mijèlle, gragnilitte, sgumbre emurme,
sardèlle, spìgule, curve e panocchje,
ca nu vrudéttebèlle da signore
èmaaggiustàca ugge è jurnebbone:
bunazze manche n'ucchje e ciéle blu,
štu mare è ricche, e ricche sémenù;
ricchézze de salute e d'allegrie.
Vulésse nu trabbocche pure ji!
EccheSettèmbre, è bèlle la campagne:
vénaquatrarenchenacištarelle
te porte l'uva bianche e la 'nzalate
e tu fì a 'ccagnenche nu cconepésce
ccuscìcuntinte tutte' dduarejate.
Tocche aresajjep'arejì a la case;
cale lu sole e tutte se fa rosce,
pure Cuncettine 'm mpcche de porte.

E pe lutrabbuccante è… Bona notte.

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