di Angelo Del Moro
E' stato dimostrato che anche gli anziani possono incredibilmente generare nuove cellule cerebrali per tutta la vita: è il risultato di un importante studio neurobiologico della Columbia University e dell'Istituto Pschiatrico di New York, coordinato dall'italiana Maura Boldrini, pubblicato su "Cell Stem Celoll".
Le persone da 75 anni in su che conservano più memoria, che restano più solidi cognitivamente ed anche emotivamente, devono questa vita sempre attiva delle loro funzioni intellettive alla capacità di produrre
migliaia e migliaia di nuovi neuroni che nascono da cellule progenitrici situate nell'ippocampo, una zona profonda dell'encefalo, proprio come succede regolarmente nei cervelli giovani, e questa struttura dell'encefalo dove nascono le emozioni, ed è normalmente utilizzata per la cognizione, mantiene volumi equivalenti nelle varie età, senza subire atrofìe o degenerazioni proprio grazie al rifornimento continuo di cellule cerebrali. Una capacità questa assente nei primati nei roditori, e incredibilmente oggi accertata come unica nell'uomo. Molti cervelli di soggetti sani di un'età tra i 14 e gli 80 anni, ma morti improvvisamente per varie cause, hanno fotografato per la prima volta i neuroni appena formati degli anziani che risultavano identici a quelli dei più giovani, con l'unica differenza di una minore vascolarizzazione nei cervelli vissuti per molti decenni , e, quindi, essendoci una diminuzione della circolazione sanguigna, sono state trovate meno connessioni tra i vari neuroni rispetto a quelli più giovani. I soggetti deceduti in vita non erano affetti da disturbi cognitivi, non avevano sofferto di depressione o assunto antidepressivi, i farmaci che possono avere un impatto sulla produzione di nuove cellule cerebrali, ed anche i cervelli più vecchi tra quelli studiati hanno prodotto di continuo nuovi neuroni, molti dei quali sono stati trovati ancora in via di sviluppo.
Non solo. Il numero di progenitori neuronali intermedi e le migliaia di neuroni immaturi erano in numero simile tra soggetti delle varie età, il che significa una rigenerazione costante in ogni epoca della vita.
Allora perché anziani e sani hanno una ridotta capacità cognitiva, mnemonica ed emotiva, e una diminuita risposta emotiva allo stress, ovvero presentano sintomi che si manifestano sovente insieme nella vecchiaia, se anche loro producono nuovi neuroni ?
La causa del ridotto funzionamento di questo piccolo esercito di cellule staminali neurali in alcuni soggetti è stata individuata nel declino della vascolarizzazione dovuta agli anni che si traduce in un ridotto apporto di ossigeno, e una minore connettività delle cellule all'interno dell'ippocampo perché la continua neurogenesi di questa zona cerebrale è appunto il sostegno fondamentale delle funzioni cognitive e mnemoniche umane, in mancanza delle quali si assiste ad una resilienza cognitivo-emotiva che si compromette lentamente e si logora progressivamente, ma si mantengono attivi e vengono stimolati maggiormente a rigenerarsi, contribuendo ad un invecchiamento sano e fisiologicamente intatte le capacitò di intendere e di operare. Insomma la nostra materia cerebrale non smette mai di crescere e modificarsi con cellule nuove che cambiano forma funzione molecolare immesse tra i miliardi di cellule perenni e quel che è certo è che anche nel cervello di un ottantenne ci sono a disposizione delle cellule neonate che vengono prodotte per sostituire i neuroni morti. Quelle cellule che mantengono vivo e attivo l'intelletto anche fino a cento anni.
Vasto, 12. 04. 2018
E' stato dimostrato che anche gli anziani possono incredibilmente generare nuove cellule cerebrali per tutta la vita: è il risultato di un importante studio neurobiologico della Columbia University e dell'Istituto Pschiatrico di New York, coordinato dall'italiana Maura Boldrini, pubblicato su "Cell Stem Celoll".
Le persone da 75 anni in su che conservano più memoria, che restano più solidi cognitivamente ed anche emotivamente, devono questa vita sempre attiva delle loro funzioni intellettive alla capacità di produrre
migliaia e migliaia di nuovi neuroni che nascono da cellule progenitrici situate nell'ippocampo, una zona profonda dell'encefalo, proprio come succede regolarmente nei cervelli giovani, e questa struttura dell'encefalo dove nascono le emozioni, ed è normalmente utilizzata per la cognizione, mantiene volumi equivalenti nelle varie età, senza subire atrofìe o degenerazioni proprio grazie al rifornimento continuo di cellule cerebrali. Una capacità questa assente nei primati nei roditori, e incredibilmente oggi accertata come unica nell'uomo. Molti cervelli di soggetti sani di un'età tra i 14 e gli 80 anni, ma morti improvvisamente per varie cause, hanno fotografato per la prima volta i neuroni appena formati degli anziani che risultavano identici a quelli dei più giovani, con l'unica differenza di una minore vascolarizzazione nei cervelli vissuti per molti decenni , e, quindi, essendoci una diminuzione della circolazione sanguigna, sono state trovate meno connessioni tra i vari neuroni rispetto a quelli più giovani. I soggetti deceduti in vita non erano affetti da disturbi cognitivi, non avevano sofferto di depressione o assunto antidepressivi, i farmaci che possono avere un impatto sulla produzione di nuove cellule cerebrali, ed anche i cervelli più vecchi tra quelli studiati hanno prodotto di continuo nuovi neuroni, molti dei quali sono stati trovati ancora in via di sviluppo.
Non solo. Il numero di progenitori neuronali intermedi e le migliaia di neuroni immaturi erano in numero simile tra soggetti delle varie età, il che significa una rigenerazione costante in ogni epoca della vita.
Allora perché anziani e sani hanno una ridotta capacità cognitiva, mnemonica ed emotiva, e una diminuita risposta emotiva allo stress, ovvero presentano sintomi che si manifestano sovente insieme nella vecchiaia, se anche loro producono nuovi neuroni ?
La causa del ridotto funzionamento di questo piccolo esercito di cellule staminali neurali in alcuni soggetti è stata individuata nel declino della vascolarizzazione dovuta agli anni che si traduce in un ridotto apporto di ossigeno, e una minore connettività delle cellule all'interno dell'ippocampo perché la continua neurogenesi di questa zona cerebrale è appunto il sostegno fondamentale delle funzioni cognitive e mnemoniche umane, in mancanza delle quali si assiste ad una resilienza cognitivo-emotiva che si compromette lentamente e si logora progressivamente, ma si mantengono attivi e vengono stimolati maggiormente a rigenerarsi, contribuendo ad un invecchiamento sano e fisiologicamente intatte le capacitò di intendere e di operare. Insomma la nostra materia cerebrale non smette mai di crescere e modificarsi con cellule nuove che cambiano forma funzione molecolare immesse tra i miliardi di cellule perenni e quel che è certo è che anche nel cervello di un ottantenne ci sono a disposizione delle cellule neonate che vengono prodotte per sostituire i neuroni morti. Quelle cellule che mantengono vivo e attivo l'intelletto anche fino a cento anni.
Vasto, 12. 04. 2018
Nessun commento:
Posta un commento