La Croce di Montevecchio oggi |
Il 14
aprile 1935, durante la Settimana Santa ,
i Padri Cappuccini della parrocchia di Stella Maris eressero una croce di legno
sul colle di Montevecchio in ricordo dell’Anno Santo
1933-34, per il 19°
centenario della morte di Cristo, esteso successivamente, per il 1934-35, a
tutto il mondo.
Per la realizzazione della
croce il prof. Nicola Castelli di Carunchio donò il legname di quercia mentre
la lavorazione fu affidata al maestro Nicola Berghella di S.Vito.
Così riportava la notizia il
quotidiano Il Messaggero in data 20
aprile 1935: "Sul colle di
Montevecchio in Vasto dominante la spiaggia, si è innalzata la colossale croce
in legno di quercia alta m. 9 che si vede dal mare e dai paesi vicini a occhio
nudo, contornata da folti oliveti. Il pio desiderio dei Padri Cappuccini della
parrocchia Stella Maris e della cittadinanza vastese è stato compiuto con una
solenne cerimonia verso il tramonto di domenica con un concorso di popolo
devoto e con la gioia di vedere realizzato il sogno da tanto tempo sognato. Il
corteo imponente si è mosso dalla parrocchia di Stella Maris con i padri ed è
salito cantando gli Inni della Croce sulla sommità del colle ameno. Giunti ai
piedi del Santo legno, dopo le orazioni di rito, il parroco ha sparso l'acqua
benedetta sul tronco e, tra i soavi profumi dell'incenso, dichiarava
solennemente inaugurato il simbolo della Fede di Cristo. L'oratore sacro, che
tenne il pergamo per tre giorni in preparazione del religioso evento, il
cappuccino padre Angelico, è salito quindi sul poggio improvvisato ai piedi
della Croce e, dopo la lettura della copia della pergamena precedentemente
murata nella base, ha ricordato i benefattori che contribuirono alla spesa ed
ha ringraziato il popolo che con tanta fede ha contribuito finanziariamente e
moralmente all'edificazione di tanto prezioso monumento a ricordo del Giubileo,
indetto al mondo intero, dell'umana Redenzione."
Sulla
base venne murata la seguente iscrizione:
I.M. I. F.
AVE CRUX SPES UNICA
XIX CENTENARIO DI NOSTRA REDENZIONE
ESTESO AL MONDO INTERO
I PADRI MINORI CAPPUCCINI
DELLA PARROCCHIA DI STELLA MARIS
COL CONCORSO DI FEDELI
ERESSERO
MCMXXXIV – MCMXXXV
Soggetta per tanti anni alle intemperie, nel corso
degli anni la croce andò sempre più deteriorandosi.
Per iniziativa e volontà del compianto comm. Silvio Peroro,
Presidente dell’Associazione Pro Emigranti Abruzzesi, si pensò di costruire una
nuova Croce per dedicarla a tutti i vastesi e abruzzesi sparsi nel mondo come "speranza di vita e vessillo di riconoscenza a quanti abruzzesi e vastesi non
fecero ritorno nell’amata terra natia".
Il 22 agosto 1991, con una breve cerimonia, alla
presenza del Ministro Remo Gaspari, dell’Arcivescovo Mons. Antonio Valentini e
del Sindaco di Vasto Antonio Prospero, si pose la prima pietra per l’erezione
del nuovo monumento. "Ieri sera, nel
corso di una solenne cerimonia", si leggeva sulle pagine del
quotidiano Il Centro, "l’arcivescovo Antonio Valentini ha posto sul colle di Montevecchio che
domina il golfo, la prima pietra di una realizzazione in vetro e ferro battuto
dedicata a tutti gli emigranti scomparsi lontano dalla loro terra", e
precisava, "L’opera, una grande
croce alta 14,5 metri sarà realizzata in parte dai fabbri artigiani di
Guardiagrele, che faranno la base e l’ossatura sulla quale si ergeranno
cristalli luminosi e colorati realizzati dalla Società Italiana Vetro".
Queste invece le parole del Comm. Silvio Petroro, riportate dal cronista: "Si è dovuto partire per trovare fortuna e
chi non è più tornato a casa va ricordato con questo omaggio che definirei
doveroso. Per questo mi sono battuto per anni per riuscire a realizzare questa
struttura. Ora sono finalmente soddisfatto".
L’inaugurazione e la benedizione della Croce avvenne
il 1° agosto del 1993 alla presenza del neo-eletto sindaco Giuseppe Tagliente,
delle autorità civili e militari e di tantissima gente accorsa per l’evento.
Nel 2004 la croce è stato nuovamente modificata: i
delicati vetri policromi hanno lasciato il posto ad una bella decorazione in
acciaio con l'immagine del Cristo e la frase "Signore proteggi noi e i nostri fratelli".
Chiudiamo con una bella poesia di Osvaldo Santoro dal
titolo Mundevicchje, pubblicata nel
volume Semi di Parole e Voci Antiche
(Il Torcoliere 2015):
Štéve na
cràuce 'n cëime a Mundevicchje,
'mèzze a lu guolfe de lu Vuašte mé:
c'è štate
mâsse da le cappuccëine;
Vènnardë Ssante de lu trèndatrà.
Pe canda
vinte che l'accarezzate,
nche tanta
primavére e 'state, andanne,
cchjì n'èddre
e ttante che l'à rusciucuate,
nche nàive e
grannele, j'à fatte danne
ch'è štate
furte assà: pe cquasse mé
l'ome cagnate
(n'ze putà 'ggiušta?).
Ce l'alome masse de ferre. Hué!
Nche grëita
culluréte? E ch'éma fa?
Se pènze ma
n'ze dëice: "Ére cchiù bèlle
canda la
cràuce j'ére de legname."
Scë le
sapàime ere cchiù puvurèlle,
ma de lu pòpele: j'arecurduame.
La crocia
vicchje da lu trendatrà
à resestìute cchjì de sessant'ânne,
ca vëste
pìure vuèrre e cannunuate,
metrajje e
arioplane, senza danne.
Munece e
pajiséne arengrazianne
che c-i-à
penzate a màccele, da 'ndanne:
ma, titte cagne
e titte se fa vicchje
pìure le
bbille crìuce a Mundevicchje!
Nessun commento:
Posta un commento