di LINO SPADACCINI
Stasera, alle ore 18, in occasione della solennità della Sacra Spina, S. E. Mons.
Bruno Forte, Arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto, presiederà la Solenne
Concelebrazione Eucaristica, a cui farà seguito la processione della Sacra
Reliquia per le vie del centro storico. (Tempo permettendo, ndr)
Una
buona partecipazione di fedeli, per tutta la durata della Quintena, iniziata
domenica scorsa con la S. Messa celebrata da Mons. Pietro Santoro, Vescovo dei Marsi, è ancora una volta la dimostrazione più
evidente della devozione e dell'attaccamento dei vastesi alla preziosa reliquia
donata dalla famiglia d'Avalos alla chiesa di S. Maria Maggiore.
Il suono
inconfondibile della campana grande, la notevole partecipazione di fedeli e
delle confraternite alla celebrazione eucaristica, il canto dell’Ave Spina e la processione per le strade
del centro storico (anche se con il percorso alquanto modificato rispetto al
passato),
riescono ancora oggi a regalare forti emozioni e un coinvolgimento
unico per questa festa ancora oggi molto sentita.
In passato
la processione si svolgeva intorno a mezzogiorno. In segno di devozione molti
uomini sfilavano per le strade completamente scalzi, mentre le donne
indossavano semplici calze.La processione era caratterizzata dal numero
impressionante di grossi ceri colorati, chiamate anche "torce", che
venivano portati in particolare dalle donne in segno di devozione ad un voto
fatto. Ai quattro punti principali della città, in corrispondenza dei quattro
punti cardinali, ovvero Porta Palazzo, Porta Nuova, Corso Italia e Porta
Catena, venivano eretti gli altari per la rituale benedizione della terra, del
mare e del cielo. Nella funzione serale, la preziosa Reliquia era presentata ai
fedeli per il rituale bacio.
"Sotto un bel sole primaverile, che però sino
ad oggi si è mostrato avaro dei suoi tesori, si svolse la spettacolosa
processione lunga oltre un chilometro e mezzo", con queste parole
sulle colonne de Il Vastese d'Oltre
Oceano, veniva descritta la processione del 1924, "se si considera che quando la sacra reliquia,
circondata da uno sciame di bambine bianco vestite per la loro prima comunione,
sostava all'altarino di Porta Palazzo, la banderuola, con cui lo interminabile
corteo s'iniziava, dopo avere compiuto tutto il giro della città, si trovava
già a Porta Castello". I numeri della processione sono davvero
impressionanti, se rapportati ai nostri tempi: "Di fedeli, che associavano la processione con le torcie, si son contati
306 uomini, 1196 donne, molte delle quali portavano i loro ceri votivi avvolti
nel Vastese d'oltre Oceano, che col cero avevano fatto prima benedire in
chiesa, per poterlo poi spedire, come augurale propiziatore di fortuna, ai loro
cari in America".
Numeri altrettanto notevoli
e ancora più dettagliate in occasione della processione del 1929, grazie ad una
persona ha avuto la pazienza di contare ad uno ad uno tutti i fedeli con i
ceri: 210 uomini, 1120 donne, 210 iscritti ad associazioni cattoliche, 102
confratelli del SS. Sacramento e S. Spina, 42 del Gonfalone e 40 del SS.
Sacramento di S.Pietro.
Tanta
è la devozione del popolo vastese verso la sacra reliquia, e tanti sono gli
episodi che la tradizione e i libri di storia ci hanno tramandato. Una di
queste è rappresentato nel dipinto, datato 1857, presente sulla volta della
navata centrale di S. Maria Maggiore, opera del pittore vastese Andrea Marchesani,
dove è raffigurato "Il Miracolo della Sacra Spina", per ricordare un
episodio avvenuto il 14 giugno1645. La notte della vigilia del Corpus Domini,
probabilmente a causa di un lume rimasto acceso, l’altare maggiore prese fuoco.
Ben presto le fiamme divamparono su tutto il presbiterio, alimentate dalla
presenza del legno del coro, dei sedili e dell’altare. Le fiamme arrivarono
fino al tetto, tanto che cominciarono a cadere, una dietro l’altra, tutte le
travi che lo sostenevano. La gente richiamata dal fumo e spaventata dalle alte
fiamme che fuoriuscivano dalla chiesa, rimase inerme davanti alla sciagura che
si stava consumando. Il pensiero della gente andò subito alla Sacra Spina, che
in quel tempo si conservava all’interno di una nicchia di legno dell’Altare
maggiore. Coraggiosamente uno schiavo turco, impietosito dalle preghiere del
popolo, ma anche incoraggiato ad intervenire, con la promessa di guadagnare la
libertà, si spinse all’interno della chiesa, e trovato un varco tra le fiamme,
riuscì ad arrivare fino all’altare ed a portare in salvo la preziosa reliquia.
"Quindi può ognuno agevolmente arguire quanto
maggiori, e più frequenti siano le grazie, che si dispensano da lei a favore
de’ Cittadini Divoti", scrisse Francesco Leone nel volumetto Notizie Istoriche appartenenti alla Sacra Spina,"Non v’è disgrazia, non v’è male, che
si faccia a minacciare questa fortunata Città, che alla comparsa di tal
prodigiosa Reliquia non si dilegui!".L’autore del volumetto ricorda
l’incendio divampato in casa Raimondi, la mattina del Sabato Santo del 1731, ma
portata la Sacra Spina sul luogo, da un Sacerdote Capitolare, "appena imboccossi in quella strada, donde
poteva vedersi l’incendio, le vampe si ritirarono, e non prima giunser Ella
presso l’ardente casa, che affatto con universale stupore spontaneo si spensero".
In un’altra occasione, a causa delle devastazione di un imponente sciame di
locuste, venne portata in processione la reliquia e "le infeste bestiole aggomitolatesi concordamente in aria a forma di
vasta, e densa nube, fuggirono a sommergersi in mare".
Nel 1777, a
causa della siccità, durata per tutta l’estate e per buona parte dell’autunno,
si decise di far uscire in processione la Sacra Spina, ma il giorno precedente
alla data fissata, cadde una pioggia benefica. Le preghiere e le intercessioni
alla Sacra Spina vennero innalzate in tante altre occasioni come "Nelle scosse dei tremuoti, nelle influenze
de' morbi, nelle scarsezze delle biade, nelle epidemie degli Armenti, e in
qualunque altro disastro, che o sia appena comparso, o sia inteso fare strage
nelle vicine Provincie, questa Università ricorrendo o con offerta di ceri, o
con celebrazioni di Messe, o con penitenti Processioni, o con altre pubbliche
preci, a questa sua possente Protettrice, si è veduta ora prestamente liberata,
ed ora del tutto esente da que' funesti flagelli".
Lino
Spadaccini
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