Link per ascoltare la canzone NUSTALGIE DE VASTE cantata da Gaetano Ciancio http://www.vastospa.it/html/canti/musica/Nostalgia_di_vasto.mp3
di LINO SPADACCINI
Aniello Polsi, illustre compositore e poeta abruzzese, nativo di Mutignano (Te) e vastese d'adozione, autore di commedie, romanze, inni e musica sacra, deve la sua grande notorietà soprattutto alla cospicua produzione di canzoni popolari, attraverso la "bella parlatura pajsane", come affermava il compianto don Salvatore Pepe. "Di tale parlatura", puntualizzava il sacerdote vastese nella prefazione al volumetto "Ariette pajsane", pubblicato nel 1965, "che non è solo il dialetto del popolo, ma il linguaggio dei suoi sentimenti, ricco di espressioni imprevedibili oltre che intraducibili".
I versi del M° Polsi sono più di semplici parole "messe in colonna così, come le ho sentite",
come
soleva affermare l’autore stesso, scritte su fogli, quasi per caso, senza rime o preziosismi ermetici, tipici della poesia. I risultati ottenuti vannoben oltre, proprio perché alla bellezza semplice e immediata dei versi si abbina una straordinaria melodia capace di entrare nel cuore e nella testa delle persone. Il ritornello de "La canzone de nonne" ne è solo un piccolo esempio: Tuppe-tuppe a lumurtale / s'à ‘mmalateluspiziale, / pe' la troppa malatije / s'à vinnute la spiziarije. / Ndi, ndi, nde, / quand'è belle lucìtele me'. Come scriveva il critico lancianese Giuseppe Rosato in un articolo pubblicato nel 1973, "…È difficile non ricordare il motivo, quel filo conduttore che attraverso il recupero di un’aria popolare porta dall’orecchio al sentimento il ricordo, o più ancora la riconquista, di un caro mondo di affetti che sono in sostanza un nostro patrimonio comune".
Tra le innumerevoli canzoni del vasto repertorio popolare del M° Polsi, in cui traspare tutta la raffinatezza poetica, con spiccato richiamo al tema della nostalgia, della lontananza da casa e dall'amore,ricordiamo: La Scaffette, Ci stave 'na vote, Vocche a vocche, Arivinghe a primavere, 'N terra straniere, la già citata La canzone de nonne e, soprattutto, Nustalgie de Vaste, un vero e proprio inno alla terra d'adozione.
soleva affermare l’autore stesso, scritte su fogli, quasi per caso, senza rime o preziosismi ermetici, tipici della poesia. I risultati ottenuti vannoben oltre, proprio perché alla bellezza semplice e immediata dei versi si abbina una straordinaria melodia capace di entrare nel cuore e nella testa delle persone. Il ritornello de "La canzone de nonne" ne è solo un piccolo esempio: Tuppe-tuppe a lumurtale / s'à ‘mmalateluspiziale, / pe' la troppa malatije / s'à vinnute la spiziarije. / Ndi, ndi, nde, / quand'è belle lucìtele me'. Come scriveva il critico lancianese Giuseppe Rosato in un articolo pubblicato nel 1973, "…È difficile non ricordare il motivo, quel filo conduttore che attraverso il recupero di un’aria popolare porta dall’orecchio al sentimento il ricordo, o più ancora la riconquista, di un caro mondo di affetti che sono in sostanza un nostro patrimonio comune".
Tra le innumerevoli canzoni del vasto repertorio popolare del M° Polsi, in cui traspare tutta la raffinatezza poetica, con spiccato richiamo al tema della nostalgia, della lontananza da casa e dall'amore,ricordiamo: La Scaffette, Ci stave 'na vote, Vocche a vocche, Arivinghe a primavere, 'N terra straniere, la già citata La canzone de nonne e, soprattutto, Nustalgie de Vaste, un vero e proprio inno alla terra d'adozione.
Scritta
nell'immediato dopoguerra e dedicata a Carlo Marinucci, illustre cittadino
vastese che emigrò in Argentina seguendo le orme dello zio Carlo Della Penna,
nonché fondatore insieme a Espedito Ferrara e Angelo Cianci del periodico Histonium, lo spartito ed il testo della
canzone vennero pubblicati sul n.10 del 1947 del quindicinale vastese.
Oltre
a fare il giro del mondo, attraverso la testata vastese diretta da Ferrara,
Polsi stampò diverse copie per farne gentile omaggio con dedica ai suoi amici
più cari.
Alfredo
Guzzetti, apprezzando il gentile dono, così scrisse il 25 febbraio 1948 al M°
Polsi: "Le semplici, toccanti
parole, e la musica melodiosa, formano un complesso vivo e palpitante di amore
triste ed avvincente realizzato in maniera veramente magistrale.Bravo!Nessuno
più di me e meglio di me fu malato di nostalgia per questa nostra
impareggiabile Vasto sia nelle interminabili giornate trascorse in terra in
Terra Africana che in quelle più dolorose e tristi passate alle impervie
pendici dell'Ymalaya.Puoi quindi facilmente immaginare quanto piacere mi hai
fatto offrendomi il dolce patetico canto". Il giorno successivo il
musicista casolano Filippo De Cinque scrisse: "Mio caro Maestro,altro che non dare un giudizio più che di ammirazione
– anche se di un umile amico e collega – per la vostra ispirata, suggestiva e
veramente nostalgica canzone! Grazie, molte grazie di cuore pel ricordo assai
caro. E l'augurio paterno che molto altre bellissime compagne vengano da Voi
donate all'arte divina, moltissime e superbe altre gioie siano da essa
riserbate all'artista gentilissimo". Un biglietto di ringraziamento giunse
anche da don Salvatore Pepe dalla basilica di S. Petronio a Bologna: "Caro Maestro,siete nobile e gentile fino al
punto di avere un pensiero per me!Mi avete commosso, e Ve ne sono grato,
assicurandovi modesta, ma viva risonanza".
Il
16 marzo dello stesso anno, il Generale d'Aeronautica Vittorio Giovine, attento
osservatore delle vicende vastesi e grandi appassionato di musica, scrisse la
seguente lettera:
Egregio Maestro,
"Nostalgia
di Vasto" mi era già nota per averla letta sul numero di
"Histonium" del Natale u.s. Aggiungo che recentemente, trovandosi a
Roma l'amico Florindo R. Chinni, ben nota anima d'artista, non ho mancato, pur
nella fugacità della sua graditissima visita, di commentare con lui la
suggestiva canzone e pregarlo di ripetermela al piano.
Con simultaneità
telepatica Ella, caro Maestro, mi faceva offerta della copia speciale,
ornandola di cordialissima dedica autografa.
Ciò m'incoraggia
a dirle la mia impressione ed è che l'ampio e genuino respiro della melodia a
due voci, di fattura squisitamente folcloristica, rivela, attraverso la limpida
paginetta, una concretezza stilistica, che è quella di una mente musicale che
"sa il fatto suo" e che ben conosce il soggetto che tratta, tutto
sole, tutto mare e giardino. Il canto, brioso e passionale a un tempo, si
ispira a tale purezza di sentimento da ricondurre l'ascoltatore, davvero con
volo nostalgico, alle incancellabili e dolcissime impressioni dell'infanzia.
Quando una cosa così semplice riesce a commuovere, essa è certo nel dominio
dell'arte, col conseguente privilegio della stabilità. Ben sappiamo, del resto,
come sia virtù propria della Musica quella di sorprendere, fermare e
tramandare, nella più spontanea ed efficace interpretazione, la divina bellezza
delle cose naturali e la ineguagliabile potenza dei sentimenti più cari.
Sia dunque
concesso a me, per la passione che ho delle cose belle, di dirle un
"bravo!" di cuore e ringraziarLa, non soltanto per l'offerta gentile,
ma anche e soprattutto per la felice creazione che aggiunge magnificenza e
amore alla terra che mi è tanto cara.
Con animo grato,
La saluto cordialmente.
Vittorio Giovine
Due
anni più tardi, il 18 gennaio del 1950, in una successiva lettera inviata al M°
Polsi, Vittorio Giovine tornò sulla composizione: "…Passando ad altro argomento, ho qui sott'occhio, ripescata fra le tante
carte di musica, la Sua "Nostalgia di Vasto", che mi ripasso a fiato
sommesso col mio dimenticatissimo Böhm. È sempre bellissima nella sua
semplicità e in quella cullante nenia di barcarola le dà un sapor di marina,
dall'ondeggiante ritmo e il tonfo lieve del remo. Io non ricordo cosa Le
scrissi nel febbraio del 48, quando ebbe l'amabilità di farmene omaggio con
bellissima dedica; ma ricordo di aver scritto con spontaneità e cuore su questa
Sua graziosa composizione, che mi colpì come un classico brano di danza. Mi
piace ripeterle questa mia gradita impressione, anche se questo suo nostalgico
canto ha un posto non eminente nel quadro delle Sue ben più complesse
composizioni. Qui è che la mano maestra si svela anche nel tratto semplice".
Ma
andiamo a rileggere il brano, così come lo conosciamo, precisando che del testo
esistono varie versioni con leggere variazioni di scrittura che, comunque, non ne
cambiano la sostanza:
Vaste bbelle tra mare e giardine
paradise terrestre tu si'.
nghelu core ti tinghe vicine,
'nnanz' a l'ucchie tu sempre mi sti'.
paradise terrestre tu si'.
nghelu core ti tinghe vicine,
'nnanz' a l'ucchie tu sempre mi sti'.
Rit.:Vularrìvulà, Vaste me',
pe' 'navodda sole da te.
Ma quande, quande sta lundananze
nen chiù me separe?
Ma quande, quande i' chi luciele
turchine arimire?
Ah!...
pe' 'navodda sole da te.
Ma quande, quande sta lundananze
nen chiù me separe?
Ma quande, quande i' chi luciele
turchine arimire?
Ah!...
Scaramuzze, Casarze, Vignole,
Cungarelle, lu Fare... che chiù?
O chiesette diSande Nicole,
m'aricorde i' sempre de vu'. Rit.
Tra le cose chiù care e chiu'sande,
che cunzirve tu, Vaste, pe' me,
ci sta mamme ch'aspette da tande
luritorne pe' ma revedè.
che cunzirve tu, Vaste, pe' me,
ci sta mamme ch'aspette da tande
luritorne pe' ma revedè.
Rit.:Vularrìvulà, mamma me,
pe' 'navodda sole da te.
Maquande, quande sta lundananze
che chiù me separe?
Ma quande,quande i' chi lu nome
aduraterichiame?!...
Ah!...
pe' 'navodda sole da te.
Maquande, quande sta lundananze
che chiù me separe?
Ma quande,quande i' chi lu nome
aduraterichiame?!...
Ah!...
Un'ultima
curiosità. Tra le carte conservate nel fondo Polsi presso
la Biblioteca R. Mattioli di Vasto è conservato un testo dattiloscritto del
brano, dove è presente una quarta strofa, successivamente eliminata, che fa
riferimento all'amata ed al desiderio di sposarsi:
Mamme
aspette e m'aspitte tu pure,
o
Marì, cà ci avemaspusà;
ma
st'attese, sapissegne dure,
pare
tempe che ma' vo' passà. Rit.
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